L’Europa bellicista rompe con gli USA “pacifisti”
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Proprio ora che gli Stati Uniti riconoscono gli errori compiuti con la Russia, l’Europa non comprende la necessità di correggere la strategia fallimentare adottata fino ad ora. Trump punta a riallacciare i rapporti con la Russia per sottrarre Mosca da un abbraccio troppo stretto con Pechino. Solo l’Europa sembra non averlo compreso.
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Gli storici probabilmente ricorderanno il periodo che stiamo vivendo come l’epoca dei grandi paradossi, in gran parte inspiegabili razionalmente. Non si era mai vista un’Europa, storicamente restìa a farsi invischiare in guerre, assumere toni bellicosi così accesi, spiegabili solo col fatto che in Ucraina combattono e muoiono solo gli ucraini (oltre ai russi). Quell’Europa che non era mai riuscita a “liberarsi dei liberatori”, a smarcarsi dalla pesante sudditanza nei confronti degli Stati Uniti, sembra ora trovare coraggio e forze per allontanare l’America di Trump, colpevole di voler negoziare la pace in un conflitto che né l’Ucraina né l’Occidente possono vincere.
Proprio ora che gli Stati Uniti riconoscono gli errori compiuti con la Russia (attribuendoli alla precedente amministrazione), l’Europa non comprende la necessità di correggere la strategia fallimentare adottata fino ad ora. Trovare un’intesa per chiudere il conflitto è «essenziale affinché sia possibile lavorare insieme su altre questioni geopolitiche di interesse comune, e naturalmente su alcune partnership economiche piuttosto uniche, potenzialmente storiche», ha detto il segretario di Stato Marco Rubio precisando la necessità che gli USA abbiano relazioni con la Russia, potenza nucleare, indipendentemente dal gradimento o meno delle iniziative di Mosca.
Un cambiamento di rotta radicale rispetto all’amministrazione Biden, che sembra confermare innanzitutto che gli USA sono pronti a riprendere intense relazioni con la Russia, ritenute necessarie a sbloccare altri scenari di crisi (Iran, Cina, Corea del Nord…) di maggiore interesse per Washington, che continua a guardare al teatro dell’Indo-Pacifico come priorità assoluta e in cui il ruolo di Mosca può essere risolutivo.
Trump ha poi anticipato la volontà di riammettere la Russia nel G8 per sbloccare gli investimenti americani in Russia, stimati circa 300 miliardi di dollari, cifra che corrisponde al valore degli asset finanziari russi congelati in Occidente. Ma le sue recenti dichiarazioni hanno colto tutti di sorpresa in Europa, determinando risposte dure e polemiche senza però che il significato della svolta alla Casa Bianca sia stato compreso.
Lo dimostra anche il fatto che, con imbarazzante tempismo, mentre Washington potrebbe ridurre o abrogare le sanzioni alla Russia, la Ue ha annunciato ieri, terzo anniversario dall’inizio del conflitto, il 16° pacchetto, provvedimento che sembra voler contrastare la politica di Washington che ha impedito che risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e del G-7 esprimessero la condanna di Mosca per l’attacco all’Ucraina.
Neppure il duro scontro verbale tra Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sembra aver fatto comprendere agli europei le ragioni profonde di tale cambiamento. Zelensky ha accusato il presidente americano di voler compiacere Vladimir Putin e di voler aiutare la Russia a uscire dal suo «giusto isolamento globale».
Trump si è detto «molto deluso» dalle proteste del leader ucraino. «Ho sentito che sono arrabbiati per non avere un posto al tavolo dei negoziati. Lo hanno avuto per tre anni…. Allora non avrebbero dovuto iniziare la guerra», ha affermato..In Europa molti hanno gridato allo scandalo, alla fake-news e addirittura al «falso storico» ma basta rileggere giornali e agenzie dei giorni precedenti l’invasione russa del 24 febbraio 2022 per rilevare che l’esercito ucraino aveva iniziato un massiccio bombardamento d’artiglieria sui territori del Donbass. Un bombardamento così intenso da apparire il preludio a un’offensiva per riconquistare quella regione, ipotesi peraltro sostenuta dallo schieramento di 80 mila militari ucraini nelle regioni di Donetsk e Lugansk a ridosso delle linee tenute dai secessionisti. Una minaccia ucraina che ha dato a Mosca il motivo per l’avvio dell’Operazione Militare Speciale, peraltro già da tempo in preparazione.
Non si tratta di “giustificare” o meno l’aggressione russa dell’Ucraina né di stabilire torti e ragioni o “aggressore e aggredito”, ma di risolvere e concludere un conflitto, con pragmatismo ed evitando criminalizzazioni che possono avere un senso solo con i vinti, da Norimberga ai processi per i crimini nella ex Jugoslavia.
A dispetto di tre anni di fuorviante propaganda di politica e media in Europa e in Italia, la Russia non è stata né isolata né sconfitta. Trump afferma che «stiamo negoziando con successo la fine della guerra con la Russia. Biden non ci ha mai provato, l’Europa non è riuscita a portare la pace e Zelensky probabilmente vuole mantenere in funzione il ‘treno della cuccagna’».
Trump ha poi ammesso di comprendere le ragioni dei russi poiché la guerra sarebbe stata evitata senza la pretesa, attribuita a Joe Biden, di far entrare l’Ucraina nella NATO: progetto che in realtà era scritto nero su bianco già al vertice NATO di Bucarest del 2008. Il 20 febbraio Trump ha definito Zelensky un “dittatore” per il mandato presidenziale scaduto il maggio scorso e ha aggiunto che i russi, “hanno preso il controllo di molto territorio, quindi hanno le carte in mano”, mandando così definitivamente in corto circuito le cancellerie europee.
Lo stesso giorno il vicepresidente JD Vance ha difeso Trump dalle dure e sconcertate reazioni in Europa. «Per tre anni, il presidente Trump e io abbiamo sostenuto due semplici argomentazioni: primo, la guerra non sarebbe iniziata se il presidente Trump fosse stato in carica; secondo, né l’Europa, né l’amministrazione Biden, né gli ucraini avevano alcuna possibilità di vittoria. I russi hanno un enorme vantaggio numerico in termini di uomini e armi e tale vantaggio persisterà indipendentemente da ulteriori pacchetti di aiuti occidentali. Riteniamo che il protrarsi del conflitto sia negativo per la Russia, per l’Ucraina e per l’Europa. Ma soprattutto, è un male per gli Stati Uniti. Alla luce di questi fatti, dobbiamo perseguire la pace, e dobbiamo farlo ora».
L’Europa è in stato confusionale, si sofferma su questioni grottesche ma non prende in esame né i suoi interessi pesantemente compromessi in questi tre anni di guerra né i punti salienti della svolta di Trump che ha preso atto dell’irreversibile fallimento della strategia di Biden (e prima di Obama), tesa a isolare Mosca per farne crollare il governo e ottenere un cambio di regime in Russia destabilizzandone l’immenso territorio.
L’obiettivo era colpire la Russia per indebolire il principale rivale degli Stati Uniti, la Cina, che sarebbe stata costretta a far fronte a una grave crisi continentale asiatica invece di concentrarsi sull’Indo-Pacifico. Trump prende atto che tale strategia si è rivelata un boomerang perché Mosca non è crollata, la sua economia corre più di quella europea, come ha certificato il Fondo Monetario Internazionale (non certo un organismo putiniano) a dispetto dei pronostici di Mario Draghi e Ursula von der Leyen.
Putin è saldo al Cremlino e sta vincendo la guerra sul campo di battaglia, dove le sue truppe avanzano nelle regioni di Kharkiv e Donetsk e stanno cercando di circondare le forze ucraine nella regione russa di Kursk. L’industria della Difesa russa produce più armi e munizioni di quella europea e statunitense sommate insieme, benché Mosca spenda in dollari circa un nono dei paesi UE e NATO (140 miliardi di dollari contro 1.250).
La valutazione di Trump è che la pretesa dell’Occidente di mettere al bando la Russia ha costretto Putin a guardare ad oriente, puntando ad alleanze asiatiche che hanno rafforzato i più importanti avversari di Washington: Iran, Corea del Nord e soprattutto Cina.
L’Amministrazione Trump punta ora a riallacciare i rapporti con la Russia per riequilibrare la postura geopolitica di Mosca e sottrarla a un abbraccio troppo stretto con Pechino. Per ora la Cina sembra apprezzare la visione multipolare di Trump, l’Europa invece non sembra averla neppure compresa.