Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ASSISTENZIALISMO

L’eredità dei bonus pesa sul prossimo governo

I governi Conte 2 e Draghi si sono distinti per la pioggia di aiuti (fino a 185 miliardi), che non è bastata però a mantenerli in sella. Per Meloni e alleati è un nodo decisivo. Gli sconti sulle bollette non si possono toccare, ma è possibile sfoltire la giungla dei sussidi generalizzati per restituire competitività al Paese.

Politica 05_10_2022

Giorgia Meloni lavora alacremente ai dossier aperti e che si troverà ufficialmente sul tavolo non appena si insedierà a Palazzo Chigi. Preferisce giocare d’anticipo e provare a prendere le misure all’emergenza energia e anche alle altre criticità socio-economiche che rischiano di rendere impervia e più complessa del previsto la navigazione del suo governo. Inoltre, sta cercando di stringere gli accordi necessari con gli alleati per chiudere la pratica della formazione dell’esecutivo entro il 20 ottobre, visto che proprio in quei giorni si riunirà il Consiglio europeo che discuterà del caro-bollette e al quale la leader di Fratelli d’Italia vorrebbe presentarsi da premier.

A Bruxelles l’emergenza energetica sarà al centro del confronto tra i leader internazionali e sarebbe quanto mai opportuno che il nostro Paese arrivasse a quell’appuntamento con un’investitura piena per il suo nuovo esecutivo. Se nelle prossime ore si appianeranno tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia i contrasti sulle figure tecniche e politiche che andranno a comporre il mosaico del nuovo governo, la Meloni potrà contare su una piena investitura già prima del vertice europeo del 20 e 21 ottobre. Di qui la fitta e costante interlocuzione di queste ore tra Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ma anche tra la leader di Forza Italia e il premier uscente, in vista di un probabile quarto decreto Aiuti. Ed è su questo che il futuro Presidente del Consiglio dovrà dimostrare una vera discontinuità con la politica degli ultimi governi.

I governi Conte 2 e Draghi si sono distinti per una straordinaria e disarmante propensione assistenzialistica, giustificata solo in parte dalla pandemia e dallo scoppio della guerra. Il covid, i lockdown e le tensioni internazionali hanno compromesso la competitività delle imprese e la stabilità delle famiglie italiane, inducendo gli ultimi due esecutivi a erogare sussidi a pioggia come mai era successo nella storia d’Italia. In totale si calcola che il monte di aiuti e agevolazioni abbia raggiunto la soglia dei 185 miliardi di euro, concessi anche a chi probabilmente non ne aveva stretta necessità. Ora che la crisi si sta abbattendo sul sistema produttivo italiano, ci sono almeno 4 milioni di lavoratori a rischio povertà se il trend dei rincari di luce e gas non dovesse invertirsi.

Visto e considerato che gli sconti sulle bollette non si possono toccare, anzi andranno prorogati con esborsi finanziari notevoli da parte dello Stato, al prossimo governo non resta che ridiscutere la fallimentare politica assistenzialistica dei bonus, che ha frenato lo slancio imprenditoriale in molti settori, alimentando un appiattimento “facilistico” e una tendenza verso l’aiuto indiscriminato e generalizzato.

Probabilmente quella politica assistenzialistica del “bonus politico”, elargito a tutti, a prescindere dalla valutazione dell’effettivo bisogno, era funzionale alla conservazione dello status quo, cioè mirava a consolidare il consenso a tutte le forze politiche che avevano appoggiato i precedenti governi, in particolare Pd e Cinque Stelle. Quel tentativo, evidentemente, è fallito, visti i risultati del voto del 25 settembre. Le forze di centrodestra hanno più volte dichiarato di voler invertire la rotta e di voler razionalizzare i sussidi, concedendoli a chi dimostri di averne effettivamente bisogno.

Nel mirino dei vincitori delle urne c’è in particolare il reddito di cittadinanza, che costa oltre 10 miliardi di euro all’anno e si è dimostrato uno strumento sbagliato per generare lavoro e favorire il reinserimento occupazionale di chi ne beneficia. Giorgia Meloni ha più volte dichiarato che intende abolirlo nella sua attuale versione per poi mantenere un aiuto per quanti versano in condizioni di indigenza e non possono venirne fuori a causa di problemi di salute e impossibilità oggettive. Per gli altri, invece, le norme che il prossimo Parlamento a maggioranza di centrodestra promuoverà saranno molto più restrittive e puntano a mettere fine a pratiche di parassitismo e assistenzialismo.

Confindustria, dopo aver sperato in un’inversione di rotta con il governo Draghi, ha preso atto che la situazione non consente di attendere ancora e che occorrono interventi drastici e urgenti. Quali? Il leader degli industriali, Carlo Bonomi, ha tuonato contro la flat tax e i prepensionamenti, auspicando interventi che possano davvero rilanciare le imprese italiane. Ma quali? Sfoltire la giungla dei bonus è il primo passo per ridare competitività al sistema Paese.