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L'era delle Big e la piccola Chiesa al loro traino

Viviamo nell’era dei Big. Big Pharma, Big Tech, Big Media, Big lobby il cui tratto caratteristico è il potere concentrato in poche mani con capacità di influenza dei pensieri e delle condotte a livello mondiale. Anche la Chiesa sarebbe una Big, ma va al loro traino. 

Editoriali 28_03_2021

The Big Age. A guardar bene il nostro mondo, potremmo dire che viviamo nell’era dei Big. Le prime «Big» che oggi ci vengono in mente sono le Big Pharma, ossia i colossi farmaceutici. Ma poi vi sono le Big Tech tra cui Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, riunite nell’acronimo Gafam. Altri «Big» sono le società finanziarie e le società di rating. A seguire si possono citare le Big Media, i giganti dell’informazione a livello mondiale. Oppure le lobby: ambientaliste, femministe, LGBT, etc. Anche in Italia abbiamo i nostri «Big», seppur in formato ridotto: pensiamo alle procure, ad esempio.

Qual è la carta d’identità delle Big? Il tratto caratteristico è il potere, un potere concentrato in poche mani - un’oligarchia – mani che spesso si stringono tra loro (noi non possiamo farlo, ma loro sì). Ma cosa significa «potere» in questo caso? Vuol dire capacità di influenza nei pensieri e quindi nelle condotte a livello mondiale (o nazionale). Alcuni esempi molto intuitivi. La narrazione del Covid elaborata dai media è a senso unico e il tasto su cui si batte maggiormente è la paura. La paura condiziona le masse ad agire in un certo modo: massima attenzione ai dispositivi di protezione individuale, adeguamento prono alle direttive del governo, disponibilità a cambiare le proprie abitudini di vita per un lungo periodo, etc.

Le Big Pharma hanno imposto ai governi di mezzo mondo il vaccino come unica scialuppa di salvataggio per uscire dalla pandemia. Tale decisione ha avuto ovviamente ricadute enormi sulla vita di miliardi di persone, se solo pensiamo agli infiniti lockdown che i cittadini hanno dovuto subire nell’attesa dell’avvento della fiala magica. Le Big Tech, è fatto noto, anche prima del Covid hanno plasmato non solo le abitudini di vita – pc, internet, social e shop on line in questo senso sono stati rivoluzionari – ma ancor prima hanno plasmato la forma mentis almeno degli abitanti del mondo occidentale. Gli esempi potrebbero continuare a lungo.

Poniamoci ora un’altra domanda: in che modo i Big disegnano scenari sociali di dimensioni planetarie modellandoli secondo i loro desiderata? Tramite la tecnica. I Big sono la realizzazione più compiuta ed efficiente della tecnocrazia. Per tecnica, in questo caso, vogliamo intendere il possesso di alcune competenze – gli anglofoni userebbero il termine skills ­– strumentali ad imprimere un certo orientamento al corso degli eventi. Parliamo di competenze tecniche, di strumenti di lavoro sofisticatissimi, efficientissimi. Solo un’abilità tecnica di grande spessore può arrivare a produrre vaccini anti-Covid nel giro di un anno, anche tenendo in conto che questi vaccini, rispetto ai vaccini del passato, sono meno affidabili. Solo uno sviluppo tecnologico assai avanzato permette di costruire piattaforme così performanti come quelle di Google, Facebook, Amazon. Solo l’attento studio delle tecniche di persuasione di massa può convincere mezzo mondo, per bocca di un’adolescente, che la priorità globale sia lo scioglimento dei ghiacciai. In breve, i mezzi in possesso dei Big sono altrettanto «big».

Ma la tecnica è nulla senza le idee. Vuol dire che per diventare uno dei pochi Big Brothers in circolazione non basta avere talento tecnico – saper fare le cose molto bene - occorre anche una visione degli eventi, una vision che deve orientare le capacità tecniche. Ossia è indispensabile possedere la capacità di immaginare scenari mondiali innovativi ma realizzabili, nuovi universi, nuove esistenze, nuovi stili di vita. Occorrono quindi idee, sogni, prospettive che in realtà poi diventano inferni sulla Terra. Ora l’unione di tecnica e immaginazione può muovere enormi capitali e permettere così ad un nerd, che lavorava da mattina a sera nel garage della sua abitazione, di far lavorare un intero pianeta secondo gli obiettivi da lui prefissati.

Superfluo dire che i piani mondiali dei Big non sono i piani di Dio. La Chiesa è in potenza anche lei una Big, perché l’unica agenzia di fondazione divina voluta per la salvezza degli uomini. Anche gli altri Big offrono apparentemente la salvezza – dalla morte (Big Pharma), dalla povertà (società finanziarie), dall’ignoranza (Big Media), dall’anonimato (è il segreto dei social), dalla mancanza di senso (le lobby ambientaliste fanno anche questo) – ma poi uno si ritrova con le manette ai polsi: si propone la libertà da, ma poi ci si ritrova schiavi di.

La Chiesa invece per vocazione è una Big che avrebbe tutte le carte in regola per orientare il destino del mondo. Le sue tecnologie sono i sacramenti, la sua vision è la felicità eterna. E poi ha una diffusione capillare e moltissimi uomini al suo servizio (spesso impreparati). Ma da Big è diventata, perché a rimorchio delle altre Big, molto «little», una specie di ibrido tra una Ong e un network tra varie realtà – religioni, governi, organizzazioni – che dà vita ad iniziative di corto cabotaggio che portano acqua ai grandi mulini dei colossi prima menzionati, un ibrido meramente funzionale agli scopi perseguiti da questi ultimi. La Chiesa sta appassendo all’ombra dei veri Big.