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omelia

Leone XIV: i religiosi, testimoni viventi del primato di Dio

Il Papa agostiniano celebra il Giubileo della vita consacrata: «per voi, per noi, il Signore è tutto». Una vocazione che è antidoto alla diffusa «paralisi dell’anima» e invito a essere «costantemente protesi verso l’eternità».

Borgo Pio 10_10_2025
Foto Vatican Media/LaPresse

Nel Giubileo della vita consacrata Leone XIV parla in prima persona, essendo lui stesso un religioso: «per voi, per noi, il Signore è tutto». Parla da Papa e da agostiniano ai «religiosi e religiose, monaci e contemplative, membri degli istituti secolari, appartenenti all’Ordo virginum, eremiti e membri di “nuovi istituti”» presenti ieri in piazza San Pietro.

Il Pontefice ha incentrato la sua omelia sui tre verbi chiave del Vangelo appena proclamato (Lc 11:5-13): chiedere («riconoscere, nella povertà, che tutto è dono del Signore e di tutto rendere grazie»), cercare («aprirsi, nell’obbedienza, a scoprire ogni giorno la via da seguire nel cammino della santità»), bussare («domandare e offrire ai fratelli i doni ricevuti con cuore casto, sforzandosi di amare tutti con rispetto e gratuità»).

Vivendo «esperienze d’amore consistenti, durature, solide» i religiosi possono essere «come gli alberi rigogliosi» del Salmo 1, diffondendo «ossigeno» in un mondo affetto da «paralisi dell’anima, per cui ci si accontenta di una vita fatta di istanti sfuggenti, di relazioni superficiali e intermittenti, di mode passeggere, tutte cose che lasciano il vuoto nel cuore».

Papa Leone volge poi lo sguardo oltre – letteralmente oltre – alla «dimensione escatologica della vita cristiana, che ci vuole impegnati nel mondo, ma al tempo stesso costantemente protesi verso l’eternità». Come il Signore invita gli abitanti di Gerusalemme «a sperare in un compimento del loro destino che va oltre il presente», così il chiedere-cercare-bussare dei religiosi si apre e apre gli altri «all’orizzonte eterno che trascende le realtà di questo mondo, per orientarle alla domenica senza tramonto».