Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Benedetto da Norcia a cura di Ermes Dovico
Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

Il tema dimenticato

Leone XIII era contro la laicità, non solo contro il laicismo

Nella Chiesa oggi è opinione comune che si debba combattere il laicismo e accettare la laicità. Ma papa Pecci riteneva che già la laicità, intesa come autonomia da Dio delle cose temporali, fosse un problema, destinato a sfociare nel laicismo.

Dottrina sociale 10_07_2025

Torniamo a Leone XIII, dato il nuovo interesse sul suo magistero innescato dal nuovo papa Leone. Nella Chiesa oggi è opinione comune che si debba combattere il laicismo e accettare la laicità. Quest’ultima sarebbe corretta e richiesta dallo stesso cristianesimo, mentre il primo sarebbe una sua degenerazione contraddittoria, perché diventerebbe esso stesso una religione. Molti passi del Concilio Vaticano II e tanti altri documenti successivi attestano questa distinzione tra una laicità positiva e un laicismo da combattere.

Il concetto viene insegnato anche dalla Nota dottrinale sui cattolici in politica del 2002, redatta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e firmata dal cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della stessa CDF: «La laicità intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica – ma non da quella morale – è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa e appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto». Le stesse idee sono state espresse da Benedetto XVI nel Discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, ove sostenne che, dopo le nuove esperienze contemporanee, che avrebbero mostrato la possibilità di uno Stato che si comporta verso le religioni «in modo imparziale e assumendo semplicemente la responsabilità per una convivenza ordinata» [cioè in modo laico], la precedente condanna della laicità da parte del magistero era un errore di valutazione dovuto ai tempi.

Qui si incontrano/scontrano due visioni non facilmente conciliabili. La prima dice che non è possibile che la laicità non si trasformi in laicismo; per la seconda, invece, la laicità può trovare un equilibrio senza necessariamente diventare laicismo. Per Leone XIII accettare la laicità come autonomia da Dio delle cose temporali era già una forma di naturalismo, che egli condannava aspramente. La sua idea era che, una volta tolto l’aggancio della vita pubblica con Dio, la religione vera e la Chiesa, a poco a poco anche l’aggancio con il diritto naturale e la morale sarebbe venuto meno. Se prendiamo ad esempio il matrimonio, è molto difficile dargli torto. Per la Chiesa di oggi, l’incontro pubblico tra politica e religione deve avvenire a livello di morale e non di religione, sicché il compito pubblico dei cattolici è di animare di vita trascendente la morale personale, ma non la morale pubblica istituzionalizzata, perché in questo caso si tornerebbe alla mancanza di laicità.

La problematica è molto ampia, non può però essere risolta considerando il magistero precedente come un “magistero imperfetto”.

Stefano Fontana