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Dottrina sociale
a cura di Stefano Fontana

L’insegnamento

Leone XIII e la consacrazione al Sacro Cuore di Gesù

Nell’enciclica Annum sacrum, papa Pecci stabiliva un triduo in onore del Sacro Cuore e la recita della formula di consacrazione l’11 giugno. Una lezione, quella di Leone XIII, strettamente legata alla Dottrina sociale della Chiesa.

Dottrina sociale 27_06_2024

Il mese di giugno è dedicato dalla tradizione della Chiesa alla devozione del Sacro Cuore di Gesù. Siamo in attesa, per settembre, di un documento vaticano su questo stesso argomento (QUI). Il tema teologico e spirituale del Sacro Cuore è denso di rimandi alla Dottrina sociale della Chiesa e al posto di Cristo nella società e nella storia. Leone XIII, cui si deve la costruzione dell’impianto della Dottrina sociale nell’epoca moderna, aveva dedicato al tema l’enciclica Annum sacrum (leggi QUI il testo). Quel papa nel 1888 aveva innalzato a rito di prima classe la solennità del Sacro Cuore e, nel 1899, con l’enciclica Annum sacrum stabiliva che nei giorni 9, 10 e 11 del mese di giugno si tenesse un sacro triduo in onore del Sacro Cuore e inoltre, nell’ultimo giorno, si recitasse la “Formula di consacrazione al sacratissimo Cuore di Gesù” da lui annessa all’enciclica.

Il testo dell’enciclica riguarda da vicino la Dottrina sociale della Chiesa e la presenza dei cristiani nel mondo. In una prima parte Leone XIII spiega che Cristo è «re e signore di tutte le cose» e «la sua autorità non si estende solo sui popoli che professano la fede cattolica (…) ma abbraccia anche tutti coloro che sono privi della fede cristiana». Egli «ha il pieno potere su tutte le cose» e «a Cristo è stato concesso ogni potere (…) e il suo dominio deve essere sovrano, assoluto, non soggetto ad alcuno». Anticipando molte argomentazioni della Quas primas di Pio XI, Leone fonda la regalità anche sociale di Cristo su un «diritto di generazione» e su un «diritto acquisito», avendo donato Sé stesso per il riscatto di tutti.

In una seconda parte dell’enciclica, papa Leone applica questo discorso ai propri tempi quando «nelle costituzioni e nel governo degli Stati, non si tiene in nessun conto l’autorità del diritto sacro e divino, nell’intento di escludere ogni influsso della religione nella convivenza civile». E ancora: «Non c’è dubbio che con il disprezzo della religione vengono scalzate le più solide basi dell’incolumità pubblica. Giusto e meritato castigo di Dio ai ribelli».

Stefano Fontana