Leo Aletti e quel popolo che non c'è più
Non si può dimenticare la testimonianza limpida di Leo Aletti, ma non si può non constatare che quel popolo da cui era stato generato alla fede e che lo aveva sostenuto, sembra scomparso dalla società. Non è il mondo ad essere cambiato ma la Chiesa e i movimenti ecclesiali. Ma per grazia di Dio, è lo Spirito Santo a generare certi testimoni, e anche da Leo nasceranno frutti.
Come si può non ricordare la testimonianza limpida di Leo Aletti, quella voce forte che si imponeva dando corpo a un pensiero netto, che arrivava diretto senza mediazioni? Da ginecologo si è sempre battuto per la vita, per salvare i bambini dall’aborto, pagando questo suo impegno a caro prezzo, nel lavoro e nella vita sociale; e per questo viene giustamente ricordato. Ma il ricordo sarebbe monco se non si aggiungesse che tutto questo nasceva dall’amore a Gesù e alla Verità sull’uomo che Egli ci ha rivelato. Eppure, proprio quest’ultimo aspetto ci spinge inevitabilmente a una constatazione. Il popolo da cui anche Leo era stato generato, oggi sembra scomparso dalla scena della società, la fiamma resta accesa soltanto in sparuti gruppetti che si ritrovano e riconoscono soprattutto in alcune occasioni particolari, spesso funerali, e che sono ancora capaci di riconoscere cosa voglia dire testimoniare Cristo nel mondo.
Non vuole questo essere il solito lamento sul mondo che va a rovescio, o una versione particolare del “dove andremo a finire?” o “Com’era diverso ai nostri tempi”. Non c’è né tempo né spazio per piangere su se stessi, non siamo chiamati a rimpiangere o a cullarci sui ricordi. Siamo chiamati ad andare avanti, verso l’eternità, costruendo pazientemente, affidandoci a Chi ci ha chiamati.
Proprio per questo però è importante anche fermarsi e verificare dove siamo, a che punto del cammino, e dove guardare per andare avanti. È importante dare un giudizio sul momento presente. Nell’amore alla vita, Aletti era stato generato dal popolo cristiano, dalla Chiesa, e più specificamente dal movimento di Comunione e Liberazione (CL). Ha vissuto con quella decisione e quella libertà, con quell’amore alla Verità in cui si riconosceva il timbro di don Luigi Giussani, il fondatore di CL.
Un popolo che si è sempre battuto nella società per la vita e per la famiglia, quando le circostanze lo richiedevano. Così era stato nel 1976 a Seveso, quando sfruttando la tragedia della famosa nube tossica (diossina) levatasi dallo stabilimento dell’Icmesa, medici e gruppi abortisti convinsero della necessità di fare abortire le donne in quel momento incinte paventando la nascita di figli malformati. Era un modo per facilitare l’introduzione dell’aborto legale in Italia, che infatti avvenne due anni dopo con la legge 194. Così fu anche nel 1981, quando il movimento si mobilitò per sostenere il referendum del Movimento per la Vita contro la stessa legge 194.
Così, quando Leandro Aletti, ginecologo della Clinica Mangiagalli di Milano, e il suo collega Luigi Frigerio denunciarono pubblicamente nel 1989 aborti avvenuti in quella clinica ben oltre i 90 giorni previsti dalla legge, provocando un putiferio indescrivibile che portò alla loro sospensione dal lavoro, si ritrovarono un popolo al loro fianco. Non solo CL, ovviamente. Un volantino del Movimento Popolare del febbraio 1989, titolato Mangiagalli – Una vittoria per la libertà, nel salutare con soddisfazione la sentenza di illegittimità della sospensione dal lavoro dei due ginecologi, dava un rapido resoconto della mobilitazione che c’era stata: «80.000 cittadini che in tutta Italia avevano firmato la petizione della CISL Sanità che esprimeva solidarietà ai due medici e chiedeva la revoca immediata della loro sospensione dal lavoro; circa 15.000 telegrammi inviati alla Mangiagalli, quasi 30.000 firme di medici e operatori sanitari e altrettante di personalità del mondo politico ed ecclesiale e di semplici cittadini…».
Aletti dunque non era spuntato dal nulla e non agiva in un deserto. E ha continuato a vivere con quell’impeto fino alla fine. Lui; ma con il passare degli anni si è sciolto quel popolo sinteticamente tratteggiato in quel volantino del 1989. Oggi, immaginare la CISL Sanità che promuove una sottoscrizione del genere e movimenti ecclesiali che mobilitano decine di migliaia di persone per difendere la libertà e la verità, è pura fantascienza. Basti pensare a cosa è successo negli ultimi due anni nella gestione della pandemia. Di più, oggi è quasi impensabile che i movimenti ecclesiali e la Chiesa in generale possano generare uomini e donne disposti al martirio per affermare la Verità e difendere dal Potere l’uomo, immagine e somiglianza di Dio.
Qualcuno dice che sono altri tempi, c’è chi teorizza il cambiamento d’epoca, per cui ci vogliono nuovi linguaggi. Tutte balle. I tempi sono sempre cambiati, la cultura è sempre in movimento, quello che fa veramente la differenza è il cambiamento dell’atteggiamento della Chiesa o, meglio, dei suoi vertici; è cambiato l’indirizzo di certi movimenti ecclesiali. Guai a opporsi, guai a creare polemiche; tutti a inseguire il mondo, a riempirsi la bocca di parole come dialogo, misericordia, accompagnamento, accoglienza. Già, accoglienza.
Cinque anni fa, un parroco del Biellese invitò Emma Bonino a parlare in chiesa di accoglienza. Di immigrati, ovviamente, che per la Bonino sono necessari a causa del grave problema della denatalità. Faccia come il c., visto che il suo movimento radicale ha dato il maggior contributo a causare la denatalità. Quel giorno, Aletti partì da Milano e si presentò in chiesa, e al momento delle domande dal pubblico cercò di ricordare questa semplice verità, e che la prima accoglienza è verso la vita nascente. Fu subissato di fischi e impedito di parlare, con tanti bravi cattolici a urlargli “Fuori, fuori” (qui il video).
Non è cambiato il mondo, non è cambiata la Bonino. Il mondo e la Bonino fanno sempre il loro lavoro, allo stesso modo, è il lavoro del diavolo. Sono cambiati i cattolici, non concepiscono più la verità, la testimonianza, il martirio. E nel giudizio di certi cattolici e di tanti suoi compagni di fede, Aletti, che nel 1989 era un testimone e un combattente per la libertà, è diventato un fanatico o una macchietta di cui sorridere. Oggi abbiamo la Pontificia Accademia per la Vita che apre alla contraccezione e alla fecondazione artificiale, e i nostri vescovi sono i primi a rassicurare sul fatto che la Legge 194 non è in discussione. E chi difende la Humanae Vitae (1968) è un “indietrista”.
Ma per pura grazia, a suscitare certi testimoni è Dio; ad accendere queste luci, anche in momenti di buio è lo Spirito Santo. La morte di Leo Aletti ci ricorda che sono queste le anime che piacciono a Dio, quelle che si consumano totalmente nel Suo amore e per la Sua gloria. E che anche se tutta la Chiesa cadesse in rovina, lo Spirito santo non mancherà di suscitare altri testimoni. Non importa dunque se questo o quel popolo oggi manca, ci sono sempre testimoni da seguire per chi desidera la Verità sopra ogni altra cosa. E la testimonianza di Leo darà i suoi frutti. Secondo i tempi e i modi di Dio.