L'ennesimo lupo solitario in azione ad Amburgo
Un morto e sei feriti ad Amburgo. Aggrediti in un supermercato da un uomo che, secondo i testimoni, gridava "Allahu Akbar", mentrre menava fendenti a destra e a manca colpendo gente a caso. Si tratta, con tutta evidenza, di un'altra azione jihadista di un lupo solitario, anche se la polizia, per prudenza, ritiene di non conoscere ancora la causa dell'attacco. E la Germania si conferma ancora un paese molto a rischio.
In un tranquillo sabato di shopping, alle 3 del pomeriggio di ieri, un uomo attacca a colpi di coltello tutti i passanti che sono nel suo raggio d’azione, all’interno di un supermercato della catena Edeka, nel quartiere di Barmbek di Amburgo, Germania. Secondo i testimoni, gridava "Allahu Akbar" mentre si lanciava sulle sue vittime. La polizia arrestato l’uomo, dopo che i passanti e i clienti lo hanno immobilizzato subito fuori dal supermercato, lanciandogli contro sedie. E’ stata aperta un’indagine per terrorismo. Il bilancio, ancora provvisorio, è grave: 1 morto e 6 feriti.
La vittima dell’attacco è un uomo di 50 anni. Sono stati feriti anche altri cinque uomini e una donna. Tutti si trovavano a far compere nel supermercato Edeka. La polizia tedesca, come suo solito, rilascia le informazioni col contagocce. Dopo aver arrestato l’assalitore, ha detto che si tratta di un uomo di 26 anni, nato negli Emirati Arabi Uniti, dunque uno dei ricchi paesi sunniti del Golfo, non certo una landa di disperati. Secondo i media tedeschi, l’aggressore era già noto ai servizi segreti tedeschi come islamista potenzialmente pericoloso. Come tutti quelli che commettono attentati in Europa. Si tratterebbe, insomma, dell’ennesimo caso di “lupo solitario”, che si attiva quando le sue vittime meno se l’aspettano, anche se già presente negli archivi dei servizi di sicurezza. “Era probabilmente uno straniero che doveva essere rimandato in patria ma non poteva essere respinto perché privo di documenti”, ha dichiarato il sindaco della città tedesca, Olaf Scholz, ieri pomeriggio. Per amor di correttezza, la polizia tedesca afferma di non essere in grado di stabilire i motivi dell’attacco. L’ipotesi iniziale di una rapina finita in modo violento non è ancora stata esclusa. E’ verosimile che per una rapina, il ladro accoltelli sette persone, uccidendone una, urlando Allah Akbar?
La Germania si conferma ancora un paese molto esposto a questo tipo di attacchi. Non ha ancora subito azioni di commandos jihadisti, ma è da considerarsi un paese a forte rischio di attacchi di lupi solitari, dopo la strage di Berlino dello scorso Natale, dopo l’attacco del ragazzo col machete sul treno di Wurzburg (luglio 2016) e quello sempre col machete nella stazione di Dusseldorf (marzo 2017), dopo la misteriosa strage solitaria di un ragazzo di origine iraniana a Monaco (luglio 2016) e un fallito attentato suicida ad un concerto ad Ansbach (sempre nel luglio 2016). La Germania ha un problema. E lo si può misurare con il numero di volontari partiti dal paese centro-europeo per andare a combattere nelle file dell’Isis e di altri movimenti armati jihadisti in Siria e in Iraq. Dal 2012 ad oggi, questi foreign fighters sono 910. Almeno un terzo di quelli hanno raggiunto il Califfato e si sono uniti alle milizie jihadiste di Al Baghdadi, sono poi rientrati in Germania e costituiscono il maggior pericolo per la sicurezza nazionale tedesca. Almeno il 70% di coloro che sono tornati hanno avuto esperienze di guerra in Siria e Iraq e hanno ricevuto addestramento militare.
Queste sono le cifre contenute nello studio German Foreign Fighters in Syria and Iraq, aggiornato alla primavera del 2017, redatto Daniel H. Heinke, direttore del Landeskriminalamt (LKA) di Brema. Nello stesso studio si legge che il 90% di tutti coloro che sono partiti come foreign fighters jihadisti arrivano da aree urbane e che il 50% arriva da appena 13 città tedesche. Fra queste è notevole Francoforte, ma c’è anche Amburgo nella “lista nera”, sin dai tempi dell’11 settembre. Allora fu proprio la cellula di Amburgo di Al Qaeda a costituire il commando che andò a far schiantare gli aerei sulle Torri Gemelle e nel Pentagono.
Il processo di radicalizzazione dei musulmani che vivono in Germania, non è dissimile a quello che si riscontra negli altri paesi europei occidentali. La gran maggioranza dei jihadisti tedeschi, nota Heinke, sono stati “contagiati” dal loro ambiente sociale. Il fattore più rilevante è la conversione alla causa jihadista per la frequentazione di amici dalle idee radicali (54% dei casi), frequentazione di moschee con imam estremisti (48% dei casi), contatti su Internet (44%), frequentazione di seminari islamici radicali (27%). Incide meno, in Germania, la radicalizzazione nelle scuole e nelle carceri. Il processo di radicalizzazione avviene in fretta, in meno di 30 settimane. Nello studio sui foreign fighters risulta che la proclamazione del Califfato abbia ulteriormente accelerato i tempi di conversione, da 27 a 20 settimane.