Le virtù perdute. E il primo passo per ritrovarle
Viviamo in mondo che pone (ancora) alle basi del vivere l’esercizio delle virtù oppure è irrimediabilmente vinto dai vizi? Lo psicologo Roberto Marchesini aiuta a rispondere al quesito nel suo ultimo libro Le virtù. Il cammino del cavaliere (Sugarco), esponendo le virtù intellettuali, cardinali e teologali, sia con riferimenti filosofici che con esempi tratti dal mondo attuale. Per esempio: sapete qual è la virtù oggi meno esercitata?
“Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Questa frase del ventiseiesimo canto dell’Inferno di Dante è nota ai più e viene spesso citata. Tuttavia sarebbe ora di chiedersi in quale grado, nella società odierna, essa rispecchi un dato di realtà: viviamo in mondo che pone (ancora) alle basi del vivere del singolo e della società l’esercizio delle virtù? Lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini ci aiuta a costruire una risposta a questo scomodo quesito nel suo ultimo volume Le virtù. Il cammino del cavaliere (Sugarco Edizioni, 2019, 12.5 euro), di cui la Nuova BQ ha già pubblicato la prefazione a cura di Stefano Fontana.
Nella sua trattazione l’autore espone innanzitutto la teorizzazione delle virtù che - prima in Platone, poi nel suo discepolo Aristotele e infine in san Tommaso d’Aquino - ha trovato una sempre più precisa catalogazione. Prendendo come punto di riferimento quest’ultimo, si hanno le virtù intellettuali, ossia sapienza, scienza, intelligenza; e le virtù morali, che a loro volta si suddividono in virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) e virtù teologali (fede, speranza, carità).
A seguire, Marchesini si concentra nell’analizzare singolarmente queste sette virtù, innanzitutto spiegandole, illustrando le virtù che ne derivano e andando di volta in volta a evidenziarne i vizi simili o contrapposti, proponendo in merito diversi riferimenti al mondo attuale. Vediamo qualche esempio: la virtù oggi meno esercitata? La temperanza: viviamo infatti succubi di un edonismo compulsivo che lascia ben poco spazio al giusto dominio delle passioni in virtù del retto uso della ragione. Quante persone oggi sono negligenti? Peccano di prudenza, che consiste nel saper scegliere i mezzi opportuni per conseguire il fine prefissato. La giustizia? È minata alla base da un mondo dove la maldicenza, l’insulto e la mormorazione sono prassi comune, o dove l’omicidio e il suicidio sono sempre più diffusi e giustificati… Ancora: la fortezza? Assente ingiustificata dietro a fisici dai muscoli scolpiti che non rispecchiano la reale disposizione interiore, è una virtù che sempre più raramente emerge grazie a iniziative di sparute minoranze, come può essere quella recente delle Sentinelle in Piedi.
Passando quindi alle virtù teologali - il cui oggetto è Dio e che da Lui stesso sono infuse agli uomini, che possono liberamente decidere di aderirvi o meno - il quadro che Marchesini va dettagliando è, se possibile, ancora più preoccupante: incredulità (ossia il rifiuto o l’ignoranza della verità), bestemmie ed eresie (purtroppo anche interne alla Chiesa) sono all’ordine del giorno; la speranza nella vita eterna, che dovrebbe fungere da incentivo a vivere secondo determinati parametri, è la grande sconosciuta della modernità, cui fa il paio - molto più terra terra - il costante crollo, soprattutto nelle giovani generazioni, della fiducia negli anni futuri; la carità, infine, si cela dietro i travisati (e abusati) concetti di una benevolenza qualunquista e di un amore che si fonda sul sentimento e annulla il sacrificio di donarsi all’altro in pienezza.
In tale ottica, dunque, l’Italia onora veramente poco il suo tricolore, composto dal colore bianco della fede, dal verde della speranza e dal rosso della carità.
Infine, l’autore dedica un ultimo capitolo ai sette vizi capitali (una volta otto, poi vanagloria e superbia sono state unificate), contrapposti in numero e sostanza alle sette virtù appena trattate e da distinguersi dal peccato e dalla compulsione. Vizi che si possono leggere anche come base, ognuno, di uno specifico social network...
Tutto è perduto, dunque? Il materialismo e l’abbandono del pensiero metafisico hanno ormai vinto? Non è così, secondo Marchesini: “[…] la nostra natura non è morta. Continua a chiamarci, a lanciarci dei segnali come un cellulare che suona nel cestino dell’immondizia. […] Vogliamo seguire quella voce, rispondere a quella chiamata che si leva incessante? Possiamo, se lo vogliamo, vivere in modo virtuoso; anche al giorno d’oggi”. Approfondire le virtù e i vizi è un primo passo in tal senso.