Le trame fra Forza Italia e Pd: ecco le vere ragioni
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L'aspirazione al Quirinale, per Tajani o per la Moratti: questo è il vero motivo per cui Forza Italia prende le distanze dagli alleati sui diritti civili e dialoga con il Pd. Oltre all'ambizione di prendere i voti dai centristi.
Autonomia, premierato e altre riforme sul tavolo del governo avranno un percorso più o meno tortuoso sulla base degli equilibri che si creeranno dentro e fuori le coalizioni. La politica estera ma anche gli altri scivolosi temi di confronto parlamentare potranno incidere sulla tenuta del centrosinistra e del centrodestra, modificando i rapporti di forza tra i partiti, anche in vista di partite ancora lontane ma che già s’intravvedono, come la successione a Sergio Mattarella. Mancano quattro anni e mezzo alla scadenza del suo secondo mandato al Quirinale, ma visto e considerato che a fine 2027, salvo interruzioni anticipate della legislatura, si voterà per le politiche, la sfida per la poltrona di Capo dello Stato è già entrata nelle informali discussioni tra i leader, ferma restando l’incognita premierato.
Se quest’ultima riforma dovesse materializzarsi entro quella data, il prossimo Presidente del Consiglio verrebbe eletto dai cittadini, altrimenti saranno i parlamentari a sceglierlo sulla base delle intese tra le forze politiche.
Di qui le fibrillazioni già in atto, con alcuni segnali inequivocabili che destano più di un sospetto. Le recenti e ripetute aperture di Forza Italia al Pd non possono essere derubricate a sterili vaneggiamenti ferragostani. C’è molto di più negli ammiccamenti tra esponenti del partito berlusconiano e colonnelli del Partito democratico.
Due giorni fa il quotidiano La Repubblica apriva con un titolo eloquente: Diritti, dialogo Pd-Forza Italia. L’intento è chiaro: accentuare le divisioni nel centrodestra e indebolire il governo. Ma al di là degli aspetti propagandistici c’è anche molta sostanza in quel titolo e, soprattutto, c’è un cantiere aperto tra pezzi di centrodestra e pezzi di centrosinistra per gestire partite complesse e delicate dalle quali dipenderà il colore politico delle prossime maggioranze di governo.
Forza Italia e Lega sono ai ferri corti, e non da oggi. C’è una competizione anche in termini elettorali tra i due partiti, ma soprattutto le prospettive degli azzurri e quelle dei leghisti sono molto diverse: i primi sono stabilmente collocati nell’area dei popolari, anche in sede europea, e appoggiano convintamente il bis della Von der Leyen, mentre i salviniani si muovono sulla destra, in un’area che anche la Meloni vuole presidiare per non lasciare campo libero al Capitano.
Nelle settimane scorse hanno fatto parecchio discutere le aperture a sinistra di Marina Berlusconi sui diritti civili. La figlia del Cavaliere non ha fatto mistero della sua vicinanza a Elly Schlein su quei temi sensibili e anche suo fratello Pier Silvio, del cui ingresso in politica si continua a parlare, ha lasciato intendere di voler aprire un dialogo con la sinistra. Visto e considerato che il centrodestra ha i numeri per governare senza soccorsi esterni, portando avanti il suo programma elettorale, che necessità c’è di flirtare con i dem? Se lo chiedono in tanti, ma qualche rumors consente di capire meglio che cosa si nasconde dietro le parole degli eredi di Silvio Berlusconi, oltre naturalmente alla necessità per Mediaset e le imprese del gruppo di tenere buoni rapporti anche con la sinistra.
Forza Italia vuole attrarre a sé i moderati di centrodestra e di centrosinistra che non si ritrovano nelle posizioni di Meloni e neppure in quelle di Salvini. Per farlo deve distinguersi su temi non strettamente legati al programma elettorale, ad esempio i diritti civili o la cittadinanza. Non a caso Antonio Tajani ha aperto un altro fronte di scontro con Matteo Salvini a proposito dello ius scholae (il diritto degli stranieri che studiano in Italia di diventare cittadini italiani), che il leader della Lega esclude e che invece l’esponente azzurro sembra caldeggiare, in sintonia con il Pd.
Sullo sfondo, oltre che l’allargamento al centro della coalizione di governo, con l’ambizione di Forza Italia di accrescere il suo peso specifico nel centrodestra, s’intravvede una chiara ambizione personale di Antonio Tajani e, più in generale, del mondo berlusconiano, di succedere a Sergio Mattarella alla scadenza naturale, senza escludere interruzioni anticipate del suo secondo settennato (come fu per Giorgio Napolitano).
Antonio Tajani ha acquisito negli ultimi anni una credibilità anche a livello europeo, con ruoli di primo piano, e potrebbe essere ben visto come Presidente della Repubblica dalla diplomazia internazionale. Ma per farcela, sempre che non arrivi la riforma del premierato, ha bisogno in Parlamento dei voti del Pd, che difficilmente andrebbero a un candidato di Fratelli d’Italia o spostato a destra e che invece, con accordi ben precisi, potrebbero esserci per un profilo moderato come quello di Tajani.
Il piano B dei forzisti per il Quirinale si chiama Letizia Moratti, ove maturasse nel Paese un massiccio gradimento per una figura femminile. Sarebbe la prima donna Presidente, quindi una vera e propria svolta.
Difficile, però, pensare che un Pd ringalluzzito da sondaggi che danno il centrosinistra in recupero e che inducono a pensare che l’alternanza destra-sinistra possa confermarsi alle prossime politiche, lasci campo libero per il Quirinale a un candidato di centrodestra. Dietro le quinte è già molto attivo Dario Franceschini, che punta a succedere a Mattarella, al quale è peraltro assai legato, sfruttando anche la sponda grillina e ricompattando l’intero mondo del centrosinistra, senza rinunciare a farsi apprezzare anche dai moderati dell’altro schieramento.
Sembra fantapolitica perché manca tanto tempo, ma le manovre sono già iniziate. Giorgia Meloni lo sa e ha tutto il tempo di studiare le sue contromosse per evitare di diventare marginale negli scenari politici dei prossimi anni.