Le teorie di Biden e i fatti di Trump che vuole l'Ave Maria
Biden si è definito un salvatore della patria, chiamato a sconfiggere le tenebre portate da Trump. Ma il presidente Usa ha fatto notare che solo Dio può salvare l'uomo e ha elencato dati, numeri e suoi provvedimenti a favore della pace, dell'economia, della libertà di educazione e religiosa, contro chi pensa che al di là della sua lotta all'aborto sia un parolaio. Infine, ha celebrato la Madonna dal balcone della Casa Bianca.
Joe Biden durante la Convention democratica ha usato i suoi discorsi per accusare Trump di essere un divisore e alimentatore d’odio, che “ha avvolto l’America nell’oscurità per troppo tempo”, sottolineando che “sarò un alleato della luce, non dell’oscurità... sceglieremo la speranza contro la paura, i fatti contro la finzione”.
Peccato che poco sia stato detto su quello che il candidato democratico ha intenzione di fare riguardo alla vita, tacendo sul fatto che la sua candidata alla vicepresidenza è a favore dell’aborto fino al nono mese. Nulla è stato detto nemmeno riguardo alla difesa della libertà religiosa e di culto, messa in serio pericolo dall’amministrazione Obama.
Diversamente, il presidente Trump ha usato il suo lungo discorso per elencare i provvedimenti presi non solo in favore della vita e della libertà religiosa ma in supporto dell’economia, della promozione della pace all’interno dei confini americani, in Medio Oriente e nel mondo. Confermando così le parole della first lady durante il suo discorso alla Convention repubblicana: “Che ti piaccia o meno”, almeno di Trump “sai sempre cosa sta pensando perché è una persona autentica”. Certamente, al di là delle dichiarazioni di Biden, quello che il presidente repubblicano vuole non ha paura di porlo sotto la luce del sole, a differenza dei suoi avversari che non hanno avuto il coraggio di chiarire le loro posizioni sulla vita e la libertà di espressione. Ma nemmeno del tutto riguardo all’economia, al lavoro e alla promozione della pace nel mondo a cui hanno fatto solo genericamente cenno.
Eppure, spesso, anche coloro che non amano i democratici storcono il naso di fronte alla trasparenza di Trump, seguendo la retorica della malagestione del coronavirus o incolpandolo di aver alzato i toni dello scontro, senza domandarsi cosa dovrebbe fare un padrone di casa quando il nemico vuole abbatterne le mura. Domanda a cui Trump ha risposto proprio nel suo discorso alla Convention, mettendo in imbarazzo, con un elenco di fatti, anche coloro che ripetono che non esiste solo la lotta all’aborto, per la famiglia e per la libertà di espressione.
Per prima cosa, infatti, Trump ha risposto a Biden chiarendo che “i nostri avversari vi dicono che la vostra redenzione può venire solo dal potere che darete loro”, eppure “in questo Paese non guardiamo ai politici per ottenere la salvezza, non ci affidiamo al governo per salvare le nostre anime, ma riponiamo la nostra fede in Dio Onnipotente”. Per quanto riguarda la difesa dell’Occidente, il presidente ha ricordato che “i nostri partner della Nato, ad esempio, erano molto indietro nei pagamenti... ma, dietro mia forte sollecitazione, hanno deciso di aumentare i loro pagamenti fino a 130 miliardi di dollari in più all’anno”, tanto che “il segretario generale Stoltenberg... ha affermato che il presidente Trump ha fatto ciò che nessun altro è riuscito a fare”.
Poi è stata la volta del rilancio dell’economia, cominciato subito dopo il suo insediamento nel 2016: il presidente si è ritirato “dalla Trans Pacific Partnership” che ha “ammazzato l’occupazione”, ponendo “fine all’ingiusto e dispendioso Accordo sul clima di Parigi, assicurando, per la prima volta, l’indipendenza energetica dell’America”. Inoltre, con l’approvazione dei tagli fiscali, ha reso più forte l’economia del suo Paese lasciando riemergere la classe media, quasi distrutta dalla precedente amministrazione. Questo, ha dichiarato, è stato possibile soprattutto per aver difeso la manodopera e le aziende americane dall’invasione cinese nel mercato nazionale. Trump ha poi parlato della rinegoziazione del Nafta (l’accordo del 1994 tra Usa, Canada e Messico) grazie a cui ha imposto particolari requisiti affinché i veicoli importati negli Usa da Canada e Messico possano essere considerati “duty-free”, affinché ai produttori di latte americani siano garantite determinate quote di mercato e grazie a cui “ora le case automobilistiche e altre aziende stanno costruendo i loro stabilimenti e fabbriche... senza licenziare i loro dipendenti”. Il presidente ha poi spiegato che quando la Tennessee Valley Authority licenziò centinaia di lavoratori americani per assumere personale straniero ad un costo minore “ho subito rimosso il presidente del board” ridando il lavoro a coloro che erano stati licenziati. Inoltre, “prima che il virus cinese arrivasse abbiamo raggiunto il numero più basso di disoccupazione degli afro-americani, ispanico-americani e asiatico-americani”.
Sull’immigrazione, Trump non ha nascosto la volontà di proseguire nella costruzione del muro al confine con il Messico e di aver reso la nazione più sicura, evitando che avvenissero frodi nelle richieste di asilo. Ma a dimostrare che i muri non sono sinonimo di razzismo sono state “le oltre 20.000 deportazioni di membri delle bande criminali e di 500.000 criminali”.
Lo scorso mese, visto l'altissimo costo di alcuni farmaci, Trump ha anche costretto con grande fatica le case farmaceutiche ad abbassare i loro prezzi, permettendo “ai pazienti più critici di avere accesso alle cure salvavita”. Il presidente ha elencato i provvedimenti a favore dei veterani e le sue scelte di giudici federali e della Corte Suprema a favore della legge naturale.
Ma che dire della pace nel mondo? Sebbene Obama abbia vinto il Nobel per la Pace, mentre il mantra della scorsa campagna presidenziale parlava di un guerrafondaio Trump, i fatti dicono il contrario. Il generale Flynn, ingiustamente accusato dall’Fbi corrotto ma poi assolto, ha dichiarato che Obama finanziava l’Isis.
Mentre Trump ha ricordato: “Quando ho assunto il mio incarico, il Medio Oriente era nel caos totale. L’Isis imperava, l’Iran cresceva e la guerra in Afghanistan non vedeva fine. Mi sono ritirato dal tremendo accordo unilaterale sul nucleare iraniano... ho riconosciuto la vera capitale di Israele e ho trasferito a Gerusalemme la nostra ambasciata”, senza che la situazione si destabilizzasse come profetato dai media. Ma soprattutto questo mese “abbiamo raggiunto il primo accordo di pace in 25 anni in Medio Oriente”. Eppure la svolta storica non ha visto il suo autore celebrato. Anche la notizia del volo di civili israeliano nei celi dell’Arabia Saudita, pur essendo senza precedenti, non ha avuto il posto che merita nei media occidentali. Nel discorso ha quindi rievocato la fine della sovranità dell’Isis, l’uccisione del suo fondatore, al-Baghdadi e l’eliminazione del “terrorista numero uno al mondo, Qasem Soleimani”. Per giunta, “diversamente dalle amministrazioni precedenti ho tenuto l’America fuori da nuove guerre” pur “spendendo 2.5 trilioni di dollari nella completa ricostruzione dell’esercito, in tremenda decadenza”, mentre è stata creata una nuova branca dell’esercito, la Space Force.
Trump ha paragonato poi il suo operato a quello opposto di Biden come vicepresidente dell’amministrazione Obama, ricordando il suo supporto al Nafta, il suo favore per la Cina che impoveriva l’America e produceva disoccupazione nel settore manifatturiero. Biden ha anche sostenuto “la Trans Pacific Partnership che sarebbe stata una condanna a morte per l’industria automobilistica statunitense”, appoggiando gli accordi commerciali con la Corea del Sud che hanno aumentato la disoccupazione interna al Paese. Ha poi “sostenuto l’amnistia di massa per gli immigrati irregolari. Ha votato a favore della guerra in Iraq, si è opposto alla missione per eliminare Osama bin Laden, si è opposto all’uccisione di Soleimani, ha supervisionato l’ascesa dell’Isis e ha salutato l’ascesa della Cina come «uno sviluppo positivo» per l’America... ecco perché la Cina sostiene Joe Biden e vuole disperatamente la sua vittoria”.
Il presidente è quindi tornato sul virus, inizialmente silenziato dal regime cinese, per cui “molti americani hanno tristemente perso amici e cari” e ha raccontato tutti i provvedimenti presi per combatterlo, dai ventilatori al numero di tamponi effettuati (più alto di ogni altra nazione, anche dell’Europa, motivo per cui risulta il Paese con il numero maggiore di contagi), alla promozione della terapia del plasma, sottolineando che “il tasso di mortalità è stato ridotto dell’80% da aprile”, mentre “il tasso di mortalità dell’Unione europea è quasi tre volte superiore al nostro”, anche se “non ne senti parlare. Non ne scrivono. Non vogliono che tu lo sappia”. Per quanto riguarda il salvataggio di 50 milioni di posti di lavoro durante la pandemia, Trump ha nominato il Paycheck Protection Program, che include l’avvio di opere pubbliche mai cominciate dalla sinistra e grazie a cui “negli ultimi tre mesi abbiamo guadagnato oltre 9 milioni di posti di lavoro”.
Joe Biden, al contrario, “vuole infliggere una dolorosa chiusura all’intero Paese”, provocando “danni impensabili e duraturi ai bambini, alle famiglie, ai cittadini”, con “l’aumento di overdose di droga, della depressione, dell’alcolismo, della devastazione economica”. Perciò, la chiusura non “è una soluzione del problema”.
Per quanto riguarda le proteste definite “pacifiche” da stampa e tv, Trump ha chiarito che l’unico modo per fermare i criminali che distruggono strade, chiese, negozi è mantenere l’ordine e non sostenere, come ha fatto Biden, i tagli alla Polizia. Questa, ha continuato Trump, è composta in maggioranza da uomini di valore che “rischiano la vita per tenerci al sicuro... ogni anno molti sacrificano la propria vita per svolgere il loro dovere”. E se “c’è una cattiva condotta della Polizia, il sistema giudiziario deve ritenere i trasgressori pienamente e completamente responsabili, e lo farà”. Ma il presidente ha ribadito che non si possono giustificare le violenze in atto: “Gli anarchici hanno iniziato a demolire le nostre statue e monumenti, io ho firmato un ordine esecutivo [che prevede] dieci anni di prigione, ed è stato un miracolo, tutto si è fermato”. Poi ha parlato dei poliziotti morti a causa degli scontri per cui i grandi media non si indignano.
Inoltre, sebbene sia spesso accusato di razzismo, Trump ha fatto notare che “l’anno scorso, più di 1.000 afro-americani sono stati assassinati a causa di crimini in sole quattro città a guida democratica. Le dieci città più pericolose degli Stati Uniti sono guidate dai democratici”.
Infine ha parlato del politicamente corretto e del vocabolario adottato dall’intellighenzia progressista-arcobaleno che ha invaso le accademie e le amministrazioni statali, per cui “gli americani sono stanchi di cercare di stare al passo dell’ultimo elenco di parole e frasi approvate con decreti politici sempre più restrittivi... l’obiettivo di cancellare la cultura americana è di far venire paura agli americani onesti di essere licenziati... emarginati. La sinistra vuole costringerti a dire ciò che sai essere falso e ad avere paura di dire ciò che sai essere vero”.
Trump ha poi ricordato i suoi provvedimenti e sostegni per la libertà educativa mentre i leader della sinistra, pur iscrivendo i propri figli nelle scuole private più costose del Paese, cercano di vietarne l’accesso a tutti.
Sono seguite le promesse: la continua riduzione fiscale, 10 milioni di posti di lavoro in 10 mesi, il rinforzo delle forze di polizia, la promozione continua della libertà religiosa (Trump ha firmato un ordine esecutivo con sanzioni ai Paesi che non la rispettano), il divieto alle città di disobbedire alle politiche immigratorie federali. “Proteggeremo sempre e con forza - ha concluso il presidente - i pazienti con malattie preesistenti... richiederemo trasparenza dei prezzi (delle prestazioni sanitarie, ndr) e ridurremo ulteriormente il costo dei farmaci e dei premi delle assicurazioni sanitarie... Ripristineremo completamente l’educazione patriottica nelle nostre scuole e proteggeremo sempre la libertà di espressione nei campus universitari”, perché i padri fondatori degli Stati Uniti “amavano le loro famiglie, amavano il loro Paese e amavano il loro Dio!”.
Certamente Trump può essere così politicamente scorretto da irritare una mentalità avvezza ai giri di parole, per non parlare del suo frasario indelicato (che però viene spesso appositamente frainteso). Può non piacere il fatto che abbia chiamato nel suo team e poi licenziato (motivo per cui viene accusato di essere un despota) diversi nemici travestiti da amici, ma non si può non riconoscere che in quella che, piaccia o meno, è innanzitutto una guerra antropologica sia stato così forte da portare a termine ogni sua promessa mentre il mondo accademico, mediatico, finanziario, cinematografico e musicale lo attaccava.
Soprattutto, senza fare i discorsi sulle tenebre e la luce ripetuti da Biden, ha scelto di far parlare del primato di Cristo e della vita alla sua Convention, per concluderla facendo cantare dal balcone della Casa Bianca l’Ave Maria di Schubert e ascoltandola con la sua famiglia in silenzio e immobile (diversamente che per gli altri motivi), come una preghiera.