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SANITA'

Le suore Usa che difendono l'Obamacare (e l'aborto)

7.000 suore hanno firmato un appello ai senatori repubblicani affinchè non tocchino l’Obamacare perché “sarebbe immorale e contrario agli insegnamenti della nostra fede cattolica". Eppure la legge sanitaria voluta da Obama impone condotte contrarie alla morale naturale, come la copertura delle spese per l'aborto.

Vita e bioetica 25_07_2017
"Suore per l'aborto"

Come di recente è stato commentato da queste colonne, settimana scorsa la riforma sanitaria negli Usa ha subito una battuta d’arresto per mancanza di consenso interno al fronte repubblicano. 

Nel frattempo 7.000 suore hanno firmato un appello ai senatori repubblicani affinchè non tocchino l’Obamacare perché “sarebbe immorale e contrario agli insegnamenti della nostra fede cattolica". La raccolta firme è stata organizzata da Network, un’organizzazione composta da suore impegnata nei temi di giustizia sociale. Network ha anche dato il via all’iniziativa Nus on the bus (“Suore sul bus”) per diffondere tramite un tour in autobus le loro idee.

Come è stato spiegato dalla Bussola più volte la riforma voluta da Obama non ha riconosciuto una copertura dei costi sanitari ai poveri – perché questo accadeva anche prima di Obama – bensì ha aumentato le spese sanitarie, ha reso più vincolante il legame tra privato cittadino e compagnie assicurative, ha fatto perdere molti posti di lavoro e, per quello che sta a più a cuore alle 7.000 sorelle di cui sopra, ha imposto condotte contrarie alla morale naturale e agli insegnamenti del Magistero. Infatti l’Obamacare prevede che i datori di lavoro coprano alcune spese sanitarie dei loro dipendenti, comprese quelle che servono per acquistare contraccettivi e quelle per praticare aborti. Una imposizione che riguarda anche gli enti cattolici. Che le 7.000 sorelle vadano a parlare con le loro colleghe, le Piccole Sorelle dei Poveri che qualche anno fa hanno fatto ricorso contro l’Obamacare proprio perché si erano consacrate al Verbo incarnato non al verbo abortista. Una chiacchierata con loro potrebbe essere utile per rinfrescare la memoria delle 7.000, non solo sulle priorità del cristiano e del consacrato, ma anche su ciò che è cattolico e su quello che non lo è.

Le Sisters Act statunitensi – appellativo quanto mai appropriato dato che “act” in inglese può significare anche “legge” – appoggiano quindi una riforma che obbliga a cooperare con l’aborto. Le 7.000 di cui sopra lo sanno di certo, ma per loro – come per tutti i cattolici adulti e quindi adulterati – l’aborto non è un problema morale, ma un problema sociale. La cosificazione della donna, la povertà, l’emarginazione sociale ed economica, la poca cultura portano ad abortire. Impegniamoci nella giustizia sociale e l’aborto sparirà. Nell’aborto in breve chi commette il male morale non è la madre o il medico – costoro sono solo vittime al pari del bambino – bensì la società, tutti noi, compresi io e te. Non prendiamocela con Obama se c’è un provvedimento che aiuta le donne a far fronte ad un drammatico problema sociale – pare quindi voler dire il catto-prog – prendiamocela con chi non si fa carico degli ultimi.

Non entriamo nel merito di questa tesi che imbarca sui gommoni per Lampedusa i principi non negoziabili – espressione propria del cretaceo cattolico ma ancor valida -  e fa sbarcare a riva preservativi e pillole abortive, bensì sovrapponiamo in controluce – come quando si vuole verificare l’autenticità di una banconota – i principi per cui lottano le femministe travestite da suore (si fa per dire dato che tutte costoro non portano il velo) e quelli della Chiesa cattolica, a cui dicono di voler rifarsi le stesse. Ecco che questi principi non combaciano per nulla. Non siamo noi a dirlo, bensì la Congregazione per la Dottrina della fede che nel 2012 investigò le attività della  Leadership Conference of Women Religious,  un’organizzazione che raggruppa l’80% delle suore americane e che è forse il paradigma di tutte le associazioni made in Usa impegnate nel sociale. La Congregazione prese per il bavero la LCWR ammonendola di cambiare rotta: interesse esclusivo per i poveri, nessuna attenzione per la lotta contro contraccezione, aborto e omosessualità, queste le loro colpe. Un’organizzazione definita dalla Congregazione per la dottrina della fede vicina al femminismo radicale. “La situazione dottrinale e pastorale attuale della Lcwr è grave", era stata la conclusione dell’indagine, "ed è un argomento di seria preoccupazione". La Chiesa ha cura dell’uomo in ogni sua dimensione, ma ricorda che l’anima vale più del corpo e quindi ci sono delle priorità da rispettare.

All’opposto il cattolico progressista, anche quello con il velo, ha lo sguardo puntato a terra, non in Cielo, uno sguardo fisso ai problemi di ordine economico dell’uomo e alle sue diseguaglianze sociali. La carità si scolora in un servizio sociale, la salvezza si valuta sul conto corrente e la Chiesa si è degradata in un centro di accoglienza. E’ per questo che 7.000 suore sono pronte a sostenere la legge di Obama, ma forse sono un poco più restie  a sottoscrivere la Legge di Dio.