Le composizioni natalizie di Nino Rota
Ascolta la versione audio dell'articolo
Oltre a essere compositore di colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema, Rota è autore di più composizioni sacre, alcune delle quali a tema natalizio, da Il Presepio a Il Natale degli innocenti.
Poliedrico, vulcanico e malinconico. Ma soprattutto visionario. Un artista completo, sotto tutti gli aspetti. Stiamo parlando del compositore italiano Nino Rota (1911-1979) che ha prestato il suo genio musicale a registi dell’arte cinematografica del calibro di Federico Fellini, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Francis Ford Coppola. Certamente, il binomio Rota-Fellini è quello che rimane impresso di più nell’immaginario del pubblico. Anche i non cinefili, prima o poi nella vita, avranno canticchiato le note di 8 e ½, film iconico degli anni Sessanta, emblema della produzione felliniana. Ma Nino Rota non è stato solo il compositore di colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema italiano e internazionale. Vi è anche un Rota, purtroppo poco esplorato, autore di composizioni sacre. Eppure, ascoltando una delle non poche composizioni di questo genere, è facile per ognuno di noi aggiungere alle note musicali preghiere rivolte al Signore. Un attacco d’orchestra, il suono di un violino, una voce del coro, della musica sacra di Nino Rota conducono subito l’animo degli ascoltatori in un viaggio dentro sé, prima; per poi sfociare nell’infinito di Dio.
Bambino prodigio, Rota, che a soli otto anni già suonava il pianoforte e a undici scriveva la sua prima composizione. Tra l’altro, Rota scrisse qualcosa di non certamente usuale per un bambino: un Oratorio per quattro solisti, coro e orchestra intitolato L’infanzia di Giovanni Battista. Dunque, il compositore milanese nasce con e dalla musica sacra. La famiglia però – a differenza di un altro precoce musicista come Mozart – gli evitò di divenire un fenomeno da baraccone: uno di quei bambini che si mostrano al mondo intero come trofei. Questo non avvenne, provvidenzialmente, per il piccolo Nino. Ma ritorniamo alle sue composizioni sacre e soprattutto a quelle che hanno “parlato” del Natale.
Una delle prime composizioni riguardanti il tema natalizio è stata Il Presepio (1928): ci troviamo di fronte a un ragazzo di 17 anni che scrive «per coro di voci bianche e quartetto d’archi» un racconto tra il sacro e la melodiosa ninna nanna. Si tratta di un andante assai malinconico, dispiegato in un canto quasi esclusivamente sillabico, sorretto all’inizio da sequenze di accordi che vedono il ricorso ad appoggiature di nona e di sesta: è la desolazione dell’inverno. Facile immaginare la Sacra Famiglia, lì, dispersa tra batuffoli di neve che scendono. Poi, si apre la melodia a un disegno particolare degli archi che, più mosso, sfocia in una ostinata ripetizione soprattutto sui versi: «Dormi, dormi, cuor di mamma, fai la ninna fai la nanna. (...) Io ti bacio le guancette bianche e fresche». L’immagine della Vergine Maria è tenerissima, dolce: una madre che veglia il figlio nella culla. Lo bacia, lo riscalda con il suo amore. Ad ascoltare queste note, viene il desiderio di essere in quella culla, al posto di Gesù, con davanti la Madre, la nostra Madre celeste.
Facciamo poi un salto nel tempo per arrivare a Il Natale degli innocenti (1969/70), una cantata per tenore, voce bianca, coro di voci bianche e orchestra. In questo caso, sono diversi i capitoli che affronta il compositore: Il Natale; I Re Magi; I pastori; La fuga in Egitto; La strage degli innocenti; e poi, si conclude, con un Finale. La prima assoluta avvenne il 23 marzo 1970 nella basilica romana di Santa Maria in Ara Coeli. Esecutori della composizione: il coro di voci bianche della Rai diretto da Renata Cortiglioni; il coro di bambini dell’Accademia Filarmonica Romana diretto da Pablo Colino e l’Ensemble della Filarmonica guidato da Nino Antonellini. Dopo un prologo che ha tutta l’idea di un’apertura rapida di sipario, la seconda e terza parte hanno gli echi delle tipiche melodie natalizie: ricche, movimentate, giocate quasi su “scherzi” musicali che hanno dei tempi musicali che tanto ricordano Prokofiev. La quinta e la sesta parte che narrano in musica l’episodio evangelico della strage degli innocenti (Matteo 2,1-16) ritornano alla forma musicale del prologo: vibra, forte, tutta l’evocazione rapsodica, accentuata da modulazioni pianistiche che sembrano seguire gli innocenti che scappano. Rota sottolinea questo momento drammatico con inquietanti “strappate orchestrali”.
Chiudiamo questo viaggio nelle composizioni sacre di Rota con l’Oratorio Mysterium per soli, coro, coro di bambini e orchestra, scritto nel 1962. In questo caso ci troviamo di fronte a una vera e propria pagina sinfonica del ‘900 italiano. L’opera fu commissionata dalla Pro Civitate di Assisi. L’occasione era data da un ciclo di studi che esaminava il Credo. Il libretto, composto dall’amico Vinci Verginelli, si basava su testi tratti dall’Antico e Nuovo Testamento e dalla primitiva tradizione cristiana: ad esempio, il brano Unum panem frangimus era tratto dalla Lettera di sant’Ignazio di Antiochia agli Efesini. Al centro di questa composizione musicale, la figura di Cristo e il suo comandamento dell’amore: è descritta la Redenzione attraverso il dono di sé a imitazione dello stesso Cristo. In questo Oratorio, formato da sette sezioni, Nino Rota riesce a descrivere in maniera sublime le immagini suggerite dal testo, alternando momenti di forte e struggente impatto sonoro ad aperture liriche che ricordano molto le più belle colonne sonore da lui scritte.