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VOLTI DELL'ACCOGLIENZA

L'azienda della "sinistra bene" che sfruttava gli immigrati

La Procura di Milano indaga la start up StraBerry per sfruttamento e capolarato: durante l'Expo 2015, simbolo dell'efficienza di Sala e del PD, si definivano “buoni, puliti e belli”, mentre trattavano barbaramente gli immigrati. L'indagine dimostra perché la sinistra sponsorizza l'immgrazione massiccia.

Cronaca 29_08_2020

Erano i “belli, bravi e buoni”. Erano “bio”, “eco”, “km 0”, illibati nel simbolo e nella missione, immigrazionisti fino in fondo. Quella che in pochi anni, con la spinta della sinistra bene milanese, orgoglio di Sala e mito radical chic dell’Expo 2015, era diventata la StraBerry, modello di impresa 2.0. Ma la “fabbrica delle fragole” è crollata come crollano gli utopici castelli di sabbia. 

Eppure la notizia che la Procura di Milano stia indagando, con accuse gravissime, la start up delle fragole per sfruttamento e capolarato non ha fatto il giro delle prime pagine. Durante l'Expo 2015 di Milano, simbolo dell'efficienza di Sala e del PD, si definivano da sé  “buoni, puliti e belli”, mentre sfruttavano un centinaio di immigrati al lavoro senza tutela, per 4,5 euro l’ora.

Gli serviva, ovviamente, l’Apecar ecologica e la cargobike per vendere ghiaccioli, gelati, fragole e frutti di bosco e diventare un’azienda da 7,5milioni e mezzo di euro, ma sulla pelle degli schiavi moderni: gli extracomunitari doppiamente vittime dei trafficanti di esseri umani - quelli che li portano e quelli che se li vengono a raccogliere sulle nostre coste.

Da un paio di giorni la StraBerry è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza: le accuse sono di caporalato e sfruttamento del lavoro di cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno. Ogni giorno, però, le accuse aumentano.

Negazionisti del nuovo coronavirus solo nei fatti: non misuravano la temperatura, né facevano uso di mascherine e di altre norme obbligatorie circa l’igiene. E niente agricoltura verde e a km0 con le fragole raccolte senza guanti e diserbanti a fiotti per contadini improvvisati che, senza esperienza e protezioni, mettevano in pericolo prima di tutto sé stessi.

L’inchiesta, durata pochi mesi, ha visto nel mirino Guglielmo Stagno d’Alcontres, il 31 enne bocconiano protagonista dei salotti borghesi, che ne era il volto e la mente. Insieme ad altre sei persone aveva inventato, stando a quanto le indagini delle fiamme gialle hanno rivelato, un metodo di sfruttamento della manodopera a costo zero, oltre che a chilometro zero. 

Gli immigrati si presentavano in centinaia alla cascina di Cassina De’ Pecchi. Ogni giorno ne venivano selezionati solo alcuni per una due giorni di lavoro gratuito e senza formazione. Una veloce valutazione del lavoro, al terzo giorno, decretava l’assunzione senza contratto o la bocciatura. Un modo innovativo di avere un ricambio giornaliero di manodopera gratuita, oltre al personale già assunto. Le fiamme gialle hanno scoperto, non solo che gli immigrati, in maggioranza africani, lavoravano 12 ore al giorno, ma che non avevano lo spogliatoio e c’era sul posto un solo bagno chimico a chilometri di distanza - ad uso esclusivo degli italiani, lamenta un “ex stagista”.

Con una paga per i contadini che dovrebbe essere il doppio secondo il contratto collettivo nazionale, Stagno d’Alcontres aveva ricevuto da Coldiretti nel 2013 e nel 2014 il premio Oscar Green, in quanto “azienda agricola innovativa ed attenta alla sostenibilità ambientale”.

“Siamo un'impresa giovane ed innovativa che rappresenta la più grande realtà in Lombardia che coltiva frutti di bosco”, diceva di sé. Per la finanza, invece, molto poco innovative le modalità di raccolta frutta. E così l’innovazione politicamente corretta è finita sotto sequestro, insieme a 53 immobili, tra terreni e fabbricati, 25 veicoli strumentali e tre conti correnti. 

“Però lo usiamo come strumento, no? Lavori male non ti chiamo, lavori bene ti chiamo. Questo deve essere l’atteggiamento perché con loro devi lavorare in maniera tribale. Come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante (ride), è quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante”, così, al telefono, Guglielmo Stagno d’Alcontres, ignaro di essere intercettato. Molte le testimonianze dei lavoratori africani ad aprire il primo squarcio sul “clima del terrore”, come lo definiva lo stesso imprenditore.

In vista di controlli, ammettono, con la rabbia di chi non è stato pagato, di essere stati istruiti: “Se chiedono quanto prendere soldi una persona, tu bisogno dire “io non lo so”. E poi: “Tu devi dire “io no pagare orario ma pagare giornata, giornata prendiamo più o meno 50 euro”. Si è scoperto anche che i lavoratori erano controllati da una squadra di quattro italiani e un africano che dovevano sorvegliare ogni mossa: chi non ha raccolto o non ha zappato abbastanza, non può andarsene.

Ritmi massacranti, un solo giorno di pausa in un mese, lavoro che avrebbero dovuto fare in dieci affidato a singoli. Dall’inchiesta emerge, per il giudice, oltre all’uso strumentale del contratto a chiamata, “tono violento e razzista”. Uso di violenza e sputi in faccia, “negro di ..”, “poveraccio africano”. Era concesso bere ma soltanto a chi aveva con sé la bottiglietta d'acqua. Non era permesso poter andare a bere alla fontanella. Non era possibile parlare con i compagni di lavoro. 

Viene da chiedersi, prima di tutto, la Coop Lombardia che tipo di controlli ha fatto in tutti questi anni? Per accorgersi, poi, ancora una volta che  con la fragola trendy ed etica si è fatto impresa sfruttando l’enorme disponibilità di mano d'opera straniera che accetta condizioni di lavoro che sono in realtà schiavitù, pur di sopravvivere in Italia.

I protagonisti indiscussi di questa triste storia sono infatti gli immigrati. E non c’entra la sanatoria flop della Bellanova cui nessuno ha fatto ricorso, ma l’immigrazione selvaggia che se fermata risolverebbe parte dei problemi di disoccupazione e sfruttamento: al centro ci sarebbe il lavoratore, e non più solo il consumatore.

Da questa vicenda viene anche fuori che non è vero che gli italiani non vogliono lavorare i campi, ma che non vogliono né possono lavorare a queste condizioni.
L’immigrazione incontrollata dà, invece, spazio alla criminalità e ai sedicenti imprenditori – come quelli della StraBerry.

Operai che avevano, da quel che risulta, un regolare permesso di soggiorno, tra l’altro. Ma sottoposti al lavoro “tribale”. Già, perché quando il manager dall’azienda bio, intercettato, dice di dover lavorare in “maniera tribale” con loro, dimostra di sapere cosa sta facendo e di non essere ignorante. In Africa il lavoro così, e anche quello minorile, – sarebbe interessante conoscere l’età dei reclutati nella StraBerry-, è un lascito delle società tribali. Condiviso dai colonizzatori arabo-islamici, fu oggetto di un tentativo di cambiamento dei missionari europei. Ma questa cultura, rimasta per lo più immutata, fa molto comodo alle aziende, alle Ong, alle Coop che si sentono ambasciatori del bene e del bello.

buoni e i puri sostengono quest’immigrazione perché sanno come gestirla. Chi vorrebbe non farli sbarcare, tenta solo di fermare la catena della schiavitù e del terrorismo. E, comunque, ha ragione chi dice che bio è la morte di Dio.