Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
DIVENNE SIMBOLO DELLO SCANDALO PEDOFILIA

Law, ascesa e declino di un cardinale

Il cardinale Bernard Law - deceduto ieri a Roma - era diventato un’icona in negativo del dramma degli abusi sui minori che hanno devastato la Chiesa americana negli ultimi decenni. Chiese scusa più volte e lasciata la diocesi di Boston fece vita ritirata in Santa Maria Maggiore. 

Ecclesia 21_12_2017

Il cardinale Bernard Law si è spento nelle prime ore della mattina del 20 dicembre a Roma. Era malato da molto tempo; aveva 86 anni, ed era diventato un’icona in negativo del dramma degli abusi sui minori che hanno devastato la Chiesa americana negli ultimi decenni. Non perché egli si fosse reso responsabile personalmente di qualche crimine; ma perché la sua gestione dei casi nella diocesi che guidava, Boston, era stata semplicemente disastrosa. E dopo le dimissioni, l’aveva costretto a una forma di esilio a Roma. Non a capo di una congregazione importante, come tutto avrebbe lasciato prevedere, prima della crisi, ma a Santa Maria Maggiore, un luogo destinato a un fine carriera improntato alla spiritualità e alla preghiera.

Bernard Law è stato probabilmente uno dei vescovi degli Stati Uniti più potenti, ascoltati e rispettati, fino all’esplosione della crisi e alle sue dimissioni nel 2002.

Non c’è stato un settore della vita della Chiesa e della nazione in cui la sua voce o la sua azione non si fosse fatta sentire. Laureato all’università di Harvard, prima di entrare in seminario, fu ordinato sacerdote a Jackson, in Mississippi nel 1961. Si batté per i diritti civili, come direttore del giornale diocesano, e per questo motivo ricevette minacce di morte. Siamo negli anni in cui il problema razziale negli Usa, e in particolare negli Stati del Sud ha toni e aspetti durissimi. Nello stesso tempo – siamo prima del Concilio Vaticano II – lavora attivamente in campo ecumenico. Così nel 1968, quando il dialogo fra le confessioni cristiane decolla in maniera formale viene nominato direttore del Segretariato ecumenico dei vescovi USA.

È Paolo VI a nominarlo vescovo a Springfield; e nel 1975 si guadagna l’attenzione dei media nazionali quando durante la guerra del Vietnam si impegna a sistemare nella sua diocesi 166 rifugiati vietnamiti, membri d un ordine religioso del Paese in guerra, la Congregazione della Madre corredentrice.

La sua attività ecumenica lo fa notare a Roma, e viene nominato membro di quello che sarà poi il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani; non solo, viene nominato consultore della Commissione per le relazioni con gli ebrei.

Un curriculum di quel genere non può non renderlo destinato a incarichi di maggiore importanza, e infatti Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo di Boston nel 1984, e lo sceglie per la “berretta” nel 1985. Law nella nuova diocesi lancia subito una serie di attività a favore delle minoranze e degli immigrati, e guida i vescovi a battersi per programmi a favore dei poveri e dei segmenti più vulnerabili della popolazione. Si batte contro la pena di morte e contro l’aborto; insomma un campo di attività a 360 gradi. Nel 1995 definisce l’aborto “il problema critico del momento”, attacca i politici cattolici pro-chioce, e nello stesso tempo chiede però un periodo di pausa delle proteste contro le cliniche dopo che un uomo armato ha attaccato due cliniche a Boston, uccidendo due persone e ferendone cinque. È sua la proposta, lanciata in un Sinodo straordinario dei vescovi, nel 1985, di catechismo mondiale; proposta che si realizzò poi nel Catechismo della Chiesa Cattolica attuale.

Poi giunse il 2002, e la rivelazione di una gestione totalmente disastrosa della questione degli abusi sessuali. Un prete, John Geoghan, fu processato dal tribunale penale. Geoghan era stato in servizio attivo per trent’anni, prima di essere allontanato e ridotto allo stato laicale. Durante il processo furono resi pubblici i dati degli archivi diocesani. Fu così chiaro che quando in una parrocchia in cui Geoghan esercitava il suo ministero nascevano problemi, e denunce, la prassi era quella di rimuoverlo, e spostarlo in un’altra parrocchia. Gli archivi misero in luce un atteggiamento protettivo nei confronti dei preti sospettati di abusi da parte dell’istituzione diocesana.

Law – dopo la prima esplosione dello scandalo sui media – chiese scusa pubblicamente a più riprese, e annunciò un radicale cambiamento di politica nel campo degli abusi, rimuovendo in maniera permanente ogni sacerdote verso cui ci fossero accuse credibili. Nel frattempo però, la questione degli abusi sessuali su minori aveva assunto una dimensione nazionale, Giovanni Paolo II aveva convocato a Roma una riunione senza precedenti nella storia della Chiesa. Il vertice della Chiesa Usa, e i principali capi dicastero. Furono stabilite linee di estrema severità nei confronti dei sacerdoti credibilmente accusati – tolleranza zero – bene espresse dall’allora presidente della Conferenza dei vescovi USA, Gregory: "I mea culpa non servono più, serve l'azione. L'obiettivo di questo vertice fra cardinali americani, Curia e Papa è di arrivare ad un "ambiente sicuro per i bambini".

Non poteva essere stabilito un primo obiettivo di credibilità se il responsabile di una gestione così carente restava al suo posto. E infatti Bernard Law, che allora aveva 71 anni, offrì le sue dimissioni. E in un certo senso la sua figura resterà nella memoria come un archetipo della lentezza della Chiesa nel rendersi conto dell’ampiezza del problema degli abusi. Law venne a Roma, e nel 2004 Giovanni Paolo II lo nominò arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. A Roma fece vita ritirata, e mantenne un profilo pubblico molto basso. Partecipò al Conclave del 2005, in cui fu eletto Benedetto XVI. Dal 2011, al compimento degli 80 anni, e in concomitanza con il manifestarsi dei primi problemi di salute, aveva lasciato l’incarico nella basilica romana, diventando arciprete emerito.