L'appello del Papa per il Sudan
Al termine della catechesi del mercoledì Leone XIV chiede che «siano garantiti corridoi umanitari» per la popolazione sudanese già provata dalla guerra e ora colpita anche dalla frana e dal colera.

Nelle ultime settimane Leone XIV ha spesso concluso le udienze generali rivolgendo accorati appelli: «contro la devastazione causata dalle guerre e, in particolare, dalle armi nucleari» (il 6 agosto, nell'80° anniversario del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki), per la pace in Terra Santa e in Ucraina (il 20 agosto e di nuovo per la Terra Santa il 27 agosto, associandosi alla dichiarazione dei patriarchi Pierbattista Pizzaballa e Teofilo III). Ieri la voce del Papa si è levata in favore della popolazione sudanese, duramente colpita dalla frana in Darfur che domenica scorsa ha causato più di mille morti, in un contesto già pesantemente provato da un conflitto a oltranza che genera una grave e dimenticata crisi umanitaria.
«Dal Sudan, in particolare dal Darfur, giungono notizie drammatiche», ha detto il Papa ai fedeli presenti in Aula Paolo VI, citando i «numerosi civili» intrappolati a El Fasher, «vittime di carestia e violenze», e la «frana devastante» che ha colpito Tarasin «lasciando dietro di sé dolore e disperazione. E, come se non bastasse, la diffusione del colera minaccia centinaia di migliaia di persone già stremate». Leone XIV ha espresso vicinanza alla popolazione, «in particolare alle famiglie, ai bambini e agli sfollati» e rivolto «un appello accorato ai responsabili e alla comunità internazionale, affinché siano garantiti corridoi umanitari e si attui una risposta coordinata per fermare questa catastrofe umanitaria», auspicando «un dialogo serio, sincero e inclusivo tra le parti, per porre fine al conflitto e restituire al popolo del Sudan speranza, dignità e pace».