Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cattedra di San Pietro a cura di Ermes Dovico
covid 5 anni dopo

L'ammissione di Vance sugli effetti avversi da vaccino

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il vicepresidente americano Vance racconta di aver avuto effetti avversi da vaccino. Una libertà da noi sconosciuta, mentre in Commissione Covid si scoprono scandali sulle mascherine e il nuovo piano pandemico archivia la stagione dei lockdown. 
- Pandemiopoli, domani il convegno della Bussola 

Editoriali 21_02_2025

Non capita tutti i giorni di sentire parlare di effetti avversi da vaccino il vicepresidente della più importante democrazia occidentale. È successo alcuni mesi fa, ma sui social in Italia la notizia che anche J.D. Vance, numero due dell’amministrazione americana dopo Donald Trump, è stato male come non gli era mai successo in vita, sta rimbalzando solo da qualche giorno. E questo spiega l’abissale distanza che separa il nuovo corso USA dalla media dei politici europei.

Vance ha confidato di essere stato male ai tempi della vaccinazione e lo ha detto nell’autunno scorso durante la trasmissione The Joe Rogan experience, podcast piuttosto famoso negli Stati Uniti che ha già ospitato ai suoi microfoni anche Trump e Elon Musk.

«Ho fatto il vaccino e non ho fatto richiami – ha detto -. Ma il momento in cui ho davvero iniziato a cambiare idea su tutta la questione dei vaccini è stato quando mi sono ammalato più gravemente di quanto mi fosse mai successo negli ultimi quindici anni, ed è successo proprio dopo aver fatto il vaccino».

Con una trasparenza mai vista ha confidato di essere rimasto a letto per «due giorni con il cuore che mi batteva forte».

Ma ciò che colpisce del racconto di Vance, che ha parlato di Covid e delle sue controverse origini anche durante l’ormai storico discorso di Monaco, è stato denunciare che «non ci sia nemmeno permesso di parlarne, anche se non ho avuto alcun infortunio grave» e che «anche solo il fatto che non possiamo nemmeno discutere, che per due giorni sono stato più malato di quanto lo sia mai stato, mentre la mia peggiore esperienza con il Covid è stata poco più di un’infezione ai seni nasali… beh, non sono disposto a fare questo scambio», a conferma che il mantra “i benefici superano i rischi” fosse una pia illusione per buona parte della popolazione mondiale.

E ancora: «E tutti quelli che conosco, o almeno molti di loro, parlano del fatto che la seconda dose del vaccino li abbia fatti stare davvero, davvero male. Beh, questo è un effetto collaterale, ed è un effetto collaterale di cui in questo paese non parliamo nemmeno abbastanza».

Si tratta di parole che danno dignità ai tanti che – e la Bussola è tra questi – hanno denunciato nel silenzio generale l’esistenza degli effetti avversi da vaccino mostrando il calvario di tanti danneggiati che prima del vaccino avevano una salute di ferro e che dal Covid non avrebbero avuto nulla da temere. Ma è anche la prova che il nuovo corso americano, dopo la nomina di Robert F. Kennedy Jr. a segretario della salute degli Stati Uniti d’America, affronterà la ricostruzione della verità sulla campagna vaccinale tenendo conto delle numerose evidenze scientifiche sui grandi problemi di sicurezza, che i vaccini introdotti durante la pandemia hanno arrecato.

Di fronte a questo slancio di libertà, però, che cosa accade in Italia, proprio nei giorni in cui cadono i cinque anni dall’inizio della stagione emergenziale?

È emblematico un editoriale di Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera di ieri che lamenta «una rimozione collettiva» di quel «lungo periodo di sofferenza, angoscia, morti e limiti alle libertà individuali che sembra ormai sepolto nella storia. Lontanissimo».

Secondo l’ex direttore del Corsera «c’è stato un processo di rimozione collettiva che dovrebbe farci riflettere» perché «la propensione a vaccinarsi è in caduta libera». Non gli viene forse il dubbio che nel frattempo la gente ha aperto gli occhi sul grande inganno che sono stati il Green pass e il lockdown, l’abbandono terapeutico e la campagna vaccinale di massa?

Ovviamente la colpa, secondo lui, è da ricercare nel fatto che rifioriscono «teorie antiscientifiche, come l’infondata correlazione tra vaccini e autismo (tema questo che esula dalla vaccinazione Covid, ma in mancanza di altro, tutto fa brodo)».

Per questo servirebbe una critica maggiore per evitare di lasciare «lo spazio della memoria ai no vax», visti da De Bortoli come il solito nemico pubblico a cui addossare ogni nefandezza e che hanno avuto il grande torto di aver ospitato alla manifestazione «No green pass» del 21 novembre 2021 in piazza del Duomo a Milano Robert Kennedy junior, oggi appunto segretario statunitense alla Salute.

Lo spazio per la critica si esaurisce nelle ormai consuete invettive contro il nemico “no vax”. Peccato che De Bortoli non abbia seguito tutto quello che è successo in questi anni e di come la scienza, quella senza il cappello dell’ideologia in testa, abbia poi ammesso che i vaccini sperimentali hanno creato molti danni, alcuni dei quali invalidanti e persino decessi, a fronte di una copertura dal virus scarsa e non del tutto efficace.

È il segno di una classe politica, giornalistica e di opinion maker che continua ancora a cinque anni dall’inizio di quei fatti a guardarsi l’ombelico senza voler accorgersi che nel frattempo la verità è emersa, ma ammetterlo significherebbe alzare le mani dicendo di aver sbagliato tutto.

Ed è curioso che proprio il circo politico non si stia accorgendo di quello che sta emergendo in questi giorni grazie ai lavori della Commissione Bicamerale Covid, voluta fortemente dal Governo Meloni per ristabilire quella verità con sguardo critico che pure De Bortoli auspica.

Come il fatto, denunciato dai deputati di Fratelli d’Italia, che durante la pandemia si sia derogato a tutte le norme vigenti, azzerando controlli e consentendo l'importazione di mascherine non idonee e pericolose per la salute pubblica e questo pur sapendo della loro pericolosità.

Oppure che proprio ieri sia stato licenziato un nuovo piano pandemico che seppellisce definitivamente la stagione dei lockdown e dei Dpcm.

Così il viceministro Galeazzo Bignami, padre della Legge istitutiva della Commissione covid: «Le sinistre se ne facciano una ragione: le previsioni di lockdown ed i vaccini non sono nel nuovo piano nazionale pandemico, ma sono previste nelle linee di preparazione e risposta definite dalla regolamentazione sanitaria internazionale».

E così anche Alice Buonguerrieri (componente della Commissione in quota FdI): «Mai più norme vessatorie nei confronti dei cittadini. Mai più le Camere disautorate da un inopinato autoritarismo attuato col favore delle tenebre. Il nuovo Piano nazionale pandemico inviato in Conferenza Stato-Regioni costituisce una svolta nel segno della libertà e del buonsenso scientifico. Esso esclude, infatti, l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di misure di contrasto ad eventuali nuove pandemie che comprimano i diritti individuali. Non solo. La nuova strategia, infatti, riconosce sì l’importanza dei vaccini, ma non esclude l’utilizzo di altri presidi terapeutici per contrastare agenti patogeni».

Si tratta di piccoli ma significativi passi avanti nel ristabilimento della giustizia, ma che non trovano un’adeguata attenzione di quel sistema mediatico che durante la pandemia ha dettato legge, silenziando il confronto e censurando il dissenso.

Le parole di Vance, invece, proprio nella loro semplicità, dimostrano che quando si è liberi, allora si è anche in grado di riconoscere la verità.