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memento mori

L'altra tomba di Francesco

Nel 2016 il Papa indicò di voler essere sepolto non a Santa Maria Maggiore, ma nell'attuale tomba di Ratzinger. E nel frattempo ne spuntava fuori un'altra.

Borgo Pio 16_12_2023

Nei giorni scorsi Papa Francesco ha rivelato in un'intervista di voler essere sepolto in Santa Maria Maggiore, sotto lo sguardo della Salus Populi Romani (e a poca distanza, come abbiamo scritto, da alcuni suoi predecessori tra cui San Pio V). Ma nel 2016 ne aveva indicata un'altra.

La sepoltura designata nel 2016 era quella attualmente occupata da Benedetto XVI, nelle Grotte Vaticane. Lo ha ricordato Il Sismografo, rilanciando un articolo di Carlo di Cicco (Tiscali.it, 20 marzo 2016), che riportava alcune foto della tomba che fino alla beatificazione aveva custodito le spoglie di San Giovanni Paolo II e dal gennaio scorso quelle dell'immediato successore. «Scherzando – aveva ricordato il cardinale Angelo Comastri in una breve intervista – il Papa mi ha indicato la sua tomba”. In realtà non pareva uno scherzo dal momento che lo aveva ribadito una seconda volta con decisione dopo che il cardinale aveva osservato: “Padre Santo bisogna vedere chi arriva prima”».

Ma negli stessi giorni si parlava di un'altra tomba, non scavata in terra, bensì in forma di sarcofago «per il prossimo Papa defunto» (che allora poteva essere anche l'emerito): «Una tomba massiccia in marmo e senza alcuna iscrizione è stata installata recentemente tra le tombe dei papi», scriveva Antoine-Marie Izoard su La Stampa. «Situata a pochi metri della sobria lapide di Paolo VI, questa tomba è di una forma simile a quella, vicinissima, di Giovanni Paolo I».

Nulla di strano: «Alla Fabbrica di San Pietro, incaricata della basilica, si parla di "lavori ordinari"», essendo «necessario prevedere che nelle Grotte vaticane vi siano posti per tombe negli anni futuri», come spiegava l'allora direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi. Ed è del tutto comprensibile che l'età generalmente avanzata dei Pontefici Romani, renda ordinario il "pensiero alla morte", non solo sul piano spirituale ma anche su quello logistico. Pensiero che un tempo era espresso sin dall'inizio del pontificato, quando nella solenne liturgia dell'incoronazione trovava posto anche il "rito dello stoppino" che veniva bruciato per tre volte davanti al nuovo Pontefice ricordandogli: «Sancte Pater, sic transit gloria mundi» («Santo Padre, così passa la gloria di questo mondo»).