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RITIRO DELLA NATO

L'Afghanistan abbandonato nelle mani dei Talebani

Da quando è iniziato il ritiro degli Stati Uniti e di tutti i contingenti della Nato, in maggio, i Talebani sono tornati all'offensiva. In questi tre mesi hanno conquistato la metà dei distretti afghani e quasi tutti i valichi di frontiera. Kandahar è sul punto di cadere e di trasformarsi nella capitale provvisoria del loro Emirato. 

Esteri 28_07_2021
Talebani accolti da simpatizzanti in una città di frontiera

Pare ormai chiaro che la travolgente offensiva di primavera talebana, dopo aver assunto il controllo di gran parte dei valichi di frontiera del Paese, punterà a conseguire entro la fine dell’estate un successo eclatante che possa consentire al movimento islamista di consolidare le sue posizioni sul piano militare e politico.

Se Kabul e altri grandi centri urbani del nord e dell’ovest non sembrano pericolanti, almeno in tempi brevi, lo stesso non si può dire per Kandahar, città simbolo del movimento talebano e ormai da alcune settimane cinta d’assedio dai miliziani. Dalla seconda città afghana sono in fuga decine di migliaia di abitanti ed è certo che all’interno del centro urbano operano già gruppi di Talebani che in realtà non l’hanno mai del tutto abbandonato, compiendo agguati e attentati contro le truppe alleate e governative. Anche nei momenti di maggior successo delle forze Usa e Nato, tra il 2008 e il 2011, la provincia di Kandahar è sempre stata calda, ma nelle ultime settimane, dopo il ritiro statunitense, le truppe governative hanno rapidamente perso il controllo di tutti i distretti circostanti la città. 

Un noto attore afgano, Nazar Mohammed, è stato ucciso dai Talebani in un’azione condotta da decine di miliziani che sono penetrati nelle abitazioni di numerosi funzionari statali per ucciderli. Nazar Mohammed è stato trascinato in strada e sgozzato dai Talebani, che non gli hanno perdonato di aver fatto parte della polizia locale e di rappresentare un simbolo per un Afghanistan diverso dall’oscurantismo talebano. Questa e altre esecuzioni rimaste impunite lasciano intendere che i Talebani sono a un passo dal prendere il possesso di Kandahar e probabilmente stanno già negoziando con il comando locale per consentire ai militari di ritirarsi senza dover combattere. In città peraltro cominciano a scarseggiare cibo, acqua e medicine ed è difficile che Kabul riesca inviare rinforzi significativi alla guarnigione locale nonostante gli americani abbiano ripreso a condurre raid aerei per aiutare i reparti afghani sotto attacco.

Il comandante del Central Command statunitense, generale Kenneth "Frank" McKenzie, ha dichiarato che «gli Stati Uniti hanno intensificato gli attacchi aerei a sostegno delle forze afghane nel corso degli ultimi giorni, e sono pronte a mantenere tale maggior livello di sostegno nelle prossime settimane, se i Talebani proseguiranno i loro attacchi». Le operazioni statunitensi in Afghanistan cesseranno però ufficialmente il 31 agosto, dopo di che i militari di Kabul resteranno del tutto soli di fronte al nemico. La caduta di Kandahar consentirebbe ai Talebani di poter proclamare il ricostituito Emirato dall’Afghanistan proclamandola capitale provvisoria in attesa della caduta di Kabul.

Difficile fare pronostici ma anche attribuire credibilità ai proclami del governo afghano. Ieri il ministero della Difesa ha annunciato "l'eliminazione" di 89 Talebani negli scontri che l'esercito ha avuto con loro nelle ultime 24 ore. Il ministero precisa che «altri 82 terroristi sono rimasti feriti» e che «combattimenti intensi si sono svolti nelle province di Kunar, Kandahar, Herat, Farah, Faryab, Samangan, Helmand, Nimruz, Takhar e Kapisa». Secondo la missione delle Nazioni Unite nel Paese (Unama) «nel primo semestre del 2021 il numero di civili morti ha raggiunto un livello record con un aumento particolarmente forte dei morti e dei feriti da maggio scorso, quando le forze internazionali hanno iniziato a ritirarsi e i combattimenti si sono intensificati dopo l'offensiva dei Talebani».

Il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, aveva annunciato il 25 luglio che i militari hanno consolidato le proprie posizioni attorno ai principali centri abitati in preparazione di uno sforzo volto a riprendere territori conquistati dai Talebani durante la ritirata delle truppe internazionali. «La prima cosa da fare è assicurarsi che possano fermare l'offensiva e mettersi nelle condizioni di poter riconquistare territori presi dai Talebani», ha affermato parlando con i giornalisti. Austin si è detto convinto del fatto che i leader militari afghani siano "impegnati" e capaci di fermare le conquiste avversarie. Un ottimismo, forse, solo di facciata, difficile da condividere. Dall'inizio ufficiale del ritiro delle forze straniere, il primo maggio scorso, i Talebani hanno triplicato il numero dei distretti sotto loro controllo, passando da 75 a oltre 220 sui 407 totali secondo il Long War Journal.

Ad aiutare il governo di Kabul potrebbe scendere in campo l’India, interessata a contenere i Talebani appoggiati dal rivale Pakistan, anche se iI capo di Stato Maggiore dell'esercito afghano, generale Wali Mohammad Ahmadzai, ha dovuto rinviare ieri la prevista visita di tre giorni in India a causa dell'offensiva talebana. Secondo alcune fonti nei colloqui era prevista la discussione degli aiuti militari che Nuova Delhi potrebbe offrire a Kabul.