La versione di Burioni, il pendolo della virologia
Quante volte il dottor Roberto Burioni ha cambiato idea? Uno dei virologi star di questa pandemia, consultato da tutti e sempre pronto a ostentare un'aggressiva sicurezza, ha cambiato idea, più volte, su quasi tutti gli aspetti, dal virus al vaccino, passando per le mascherine. Una piccola rassegna.
Le dichiarazioni del professore, dall’inizio di gennaio 2020, fino ad oggi, sono state tra le più frequenti tra i soggetti eletti a poter parlare del virus di Whuan. Ma che cosa ci ha raccontato il virologo e divulgatore scientifico negli ultimi due anni in nome della corretta informazione?
Emergenza sì o no?
È la mattina del 3 febbraio 2020, a “L’aria che tira” di Myrta Merlino c’è ospite Roberto Burioni, viene interpellato su questo strano virus che va aggirandosi per il mondo. “Mi sta dicendo che in Italia pericoli non ce ne sono?” - “Nella maniera più assoluta, il virus in Italia non c’è. E quindi è più giusto preoccuparsi dei fulmini e delle alluvioni”.
Ancora all’inizio di febbraio 2020, in un video su Medical Facts, il virologo di Pesaro, spiegava come il panico fosse ingiustificato e come fosse giusto continuare a uscire, frequentare ristoranti, anche cinesi. Improvvisamente, il 4 marzo, però, il virologo più famoso d’Italia lancia l’allarme, “io ho la sensazione che molta, troppa gente non abbia capito con che cosa abbiamo a che fare. Forse alcuni messaggi troppo tranquillizzanti hanno causato un gravissimo danno inducendo tanti cittadini a sottovalutare il problema. Bisogna stare a casa, punto”.
Mascherine
Dopo aver detto alla Merlino, “Io la mascherina non l’ho comprata. Non è particolarmente efficace, se lo è, per proteggersi”, è il 2 marzo, quando Burioni ospite di Fazio è lapidario, “Per le persone che stanno bene non c’è bisogno di mettere la mascherina. Non forniscono alcuna protezione dal coronavirus”. A giugno 2020, ha già cambiato idea, “ognuno di noi dovrà portare la mascherina” e ad ottobre, inserendosi nel dibattito sulle mascherine, riaccesosi dopo l'annuncio dell'obbligo di indossarle anche all'aperto in tutta Italia, “le mascherine? Ho poco da dire: bisogna indossarle e basta. Funzionano”.
Vaccino
“Per avere un’immunità di gregge bisogna avere un vaccino da somministrare alle persone”. È il 13 marzo 2020, ormai l’Italia è in un lockdown la cui durata viene prolungata ogni quindici giorni. Burioni inizia a parlare di immunità di gregge e ne garantisce la possibilità solo in presenza di un vaccino. Concetto sul quale tornerà circa un anno dopo. Con due post del 29 marzo 2021, esplica, con entusiasmo, quello che l’Italia dovrà aspettarsi da lì a pochi mesi: “BUONE NOTIZIE (1)”, scrive, “appena uscito un lavoro su Nature Medicine che conferma che con altissima probabilità i vaccini a mRNA OSTACOLANO IL CONTAGIO. Con il vaccino ne usciamo, forza!” E continua, “BUONE NOTIZIE (2). Israele è reduce da un'epidemia terribile (750 casi/100mila al picco) con il 51% delle persone vaccinate e con tutto riaperto oggi ha avuto solo 88 casi su 9 milioni di persone. Non c'è bisogno di vaccinare tutti per riprendere con la vita normale. Forza!”
Circa cinque mesi dopo, però, il professore ha già cambiato idea, “Prendiamo coscienza che con un virus così contagioso bisogna come minimo superare il 90% di copertura”. Quel post è datato 19 agosto, ma il 3 settembre 2021 il concetto di immunità di gregge viene di nuovo rimpastato per essere definitivamente cassato: “avendo a che fare con un virus che cambia (diventando più contagioso) e con un vaccino che perde di efficacia nel tempo (pur evitando le forme gravi) non ha alcun senso parlare di “soglia” o “immunità di gregge”.
Risalgono al novembre 2020 le considerazioni del professor Burioni circa la protezione del vaccino, “Gira la notizia che i vaccinati sono protetti ma possono trasmettere la malattia. QUESTO NON È VERO. Per morbillo, rosolia, parotite o varicella – e qui mi fermo ma la lista è lunga – chi è vaccinato non può essere infettato e NON PUÒ TRASMETTERE la malattia”. Concetto che ribadisce nell’estate del 2021, il 31 agosto, “i vaccini contro COVID-19 sono estremamente sicuri ed efficaci, evitano la malattia grave e ostacolano il contagio. Questi i fatti inoppugnabili, dal punto di vista scientifico non c’è altro da dire. Il resto è politica”.
“Una volta per tutte: un vaccinato può contagiarsi e contagiare. Per questo dobbiamo stare attenti. Ma un vaccinato si contagia molto più di rado e se si infetta è molto meno contagioso. Per questo dobbiamo vaccinarci tutti. Questi sono dati oggettivi, non opinioni”, scrive, invece, Roberto Burioni, il 5 dicembre 2021. “Fino al momento in cui scrivo queste righe una variante in grado di sfuggire al vaccino non è emersa, e nulla fa pensare che possa emergere, e se emergesse potrebbe essere meno patogena e/o meno contagiosa”, scriveva così, il 28 luglio 2021 il professor Burioni.
Già l’11 dicembre scorso scriveva, però, “Se questi dati MOLTO preliminari fossero confermati significherebbe che la variante Omicron di SARS-CoV-2 è uno dei virus umani più contagiosi mai apparsi sul nostro pianeta. L’alternativa per ogni terrestre sarebbe solo se incontrarlo da vaccinato o da non vaccinato”. Quindi, probabilmente, già non era più vero non solo quanto sostenuto a marzo, ma anche quanto sostenuto l’11 ottobre 2021, “Il vaccino contro il Covid protegge anche chi non lo ha fatto”.
Vaccini ai bambini
“Gli unici per cui non ha senso il vaccino sono i bambini sotto i 12 anni”, rispondeva così, Roberto Burioni, il 29 agosto 2021 al deputato della Lega, Claudio Borghi, che esternava dubbi sul siero anti-Covid. Il giorno dell’Immacolata 2021, però, il virologo lasciava al mondo di Twitter un altro genere di riflessione, “Chi suggerisce di non vaccinare i bambini contro COVID-19 deve portare i dati oltre alla sua personale opinione, che non conta nulla se paragonata a quella di tutte le società scientifiche pediatriche mondiali”.
Vaccini e varianti
“È la vaccinazione a tappeto a creare le condizioni nelle quali un virus resistente potrebbe emergere. […] Il vaccino è un ostacolo che il virus PROVA a superare con una variante. Ci riuscirà? Questo non possiamo saperlo”, scriveva il 28 luglio 2021 il professor Burioni per rispondere alla domanda, ‘i vaccini provocano l’emergenza di varianti resistenti’? Per poi aggiungere il 29 agosto scorso, “In quanto a idiozia intrinseca “non si vaccina mai durante una pandemia” è al livello di “non si apre mai il paracadute dopo essere saltati da un aereo in quota”.
Era il 21 maggio, quando Luc Montagnier, il biologo e virologo francese, professore emerito dell'Istituto Pasteur che ha fornito un contributo essenziale nell'identificazione e isolamento del virus dell’HIV, e che nel 2008 ha vinto il premio Nobel per la medicina, rilasciò un’intervista a Pierre Barnérias, che destò non poco clamore. Montagnier sostenne che “Le nuove varianti del Covid-19 dipendono dalla selezione gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione. […] La vaccinazione di massa contro il Coronavirus durante la pandemia è impensabile. È un errore storico, un enorme errore scientifico, un enorme errore medico. Un errore inaccettabile. I libri di storia lo dimostreranno, perché è proprio la vaccinazione a creare le varianti”. Molti epidemiologi lo sanno e tacciono sul problema”.
Alla storia o al presente l’ardua sentenza?