La strategia della tensione ondulatoria
Si ironizza sull'espressione del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, quella sulla "forza ondulatoria" che un agente in borghese avrebbe testato su una camionetta, spinta dai manifestanti (e da lui). Oltre a ironizzare si dovrebbe riflettere: il ministro ha ammesso l'esistenza di un agente infiltrato nella manifestazione no Green Pass.
- IL VAN THUAN STA CON I PORTUALI
La prima cosa che un utente di Facebook e in qualunque altro social network vede, aprendo la sua bacheca, è una serie infinita di meme e di parodie sulla “forza ondulatoria”, ormai mitica espressione usata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese nel corso dell'informativa urgente alla Camera del 19 ottobre, sulla gestione dell'ordine pubblico nelle proteste no Green Pass di Roma, Milano e Trieste. Può far ridere, può intenerire, ma sfugge la gravità di quel che la Lamorgese ha detto.
Torniamo ai fatti. Durante la manifestazione no Green Pass di Roma del 9 ottobre, la stessa che è culminata con l’assalto di Forza Nuova alla sede romana della Cgil, una serie di video mostrano un uomo con una maglietta grigia e una mascherina chirurgica che ne copre il volto, che partecipa all’assalto di una camionetta della polizia, fatta violentemente oscillare fin quasi a rovesciarla. Quello stesso uomo, o per lo meno un uomo straordinariamente simile e abbigliato allo stesso modo, viene ripreso in altri momenti della protesta, intento a picchiare un manifestante a terra, con la copertura di una squadra di poliziotti. Sui social network, fra il 10 e l’11 ottobre, i video si sono diffusi a macchia d’olio e si è sparsa la voce di un infiltrato della polizia fra i manifestanti. Se la stessa persona che prova a ribaltare una camionetta poi picchia i manifestanti con il sostegno dei poliziotti, vuol dire che c’è un agente provocatore. Considerando il clamore politico che ha sollevato la manifestazione del 9 ottobre e la polemica sull’assalto alla Cgil che, a detta della stessa Digos, era previsto ed è stato “permesso”, ne emerge un bel quadretto di strategia della tensione. Una strategia in cui, appunto, lo Stato soffia sulla tensione per cogliere più nemici con le mani nel sacco e giustificare una reazione di forza.
Il sospetto dell’agente infiltrato è diventato un caso anche politico, con la denuncia di Vittorio Sgarbi che ha chiesto di cacciare quell’agente, se non altro, perché è un disonore per la polizia. Ma la versione ufficiale parlava di nessun riscontro sulla presenza di un agente provocatore nelle manifestazioni. Immancabili i fact checker, che hanno considerato “bufalari” tutti quelli che si facevano due domande. Butac, che non solo è un sito di fact checkers, ma evidentemente anche di bravi psicologi, ha abbozzato anche una diagnosi: «Il caso è evidente, e a questo punto un probabile caso di pareidolia, il fenomeno psicologico e umano per cui la mente è naturalmente portata a “colmare i vuoti”, sostanzialmente vedendo quello che vuole vedere in informazioni sensibili incomplete e contraddittorie». Un’illusione ottica, nella migliore delle ipotesi, un’allucinazione nella peggiore. Qualcosa però doveva essere successo, anche al di fuori della mente di qualche utente Internet, se la stessa Butac doveva scrivere, poche ore dopo, un aggiornamento: «Nel pomeriggio dell’11 Ottobre si è consegnato spontaneamente in Procura un agente in borghese confessando di essere l’uomo ritratto nel video. Non il soggetto indicato sui Social, soggetto che, al contrario, ha sporto denuncia per le voci al suo riguardo».
Bene, il 19 ottobre, anche il ministro dell’Interno ha confermato che: sì, in effetti, l’uomo ritratto nel video che spinge la camionetta della polizia, per farla ribaltare, assieme ad altri manifestanti, era un agente in borghese. Ma non era lì per ribaltare la camionetta, bensì per “verificare la forza ondulatoria esercitata sul mezzo”. Una giustificazione che, comprensibilmente, ha provocato l’ira delle opposizioni in Parlamento e l’ilarità generale sul Web. Ma che svela un’informazione molto importante e grave: benché continui a negarlo, il ministro ammette l’esistenza di un agente provocatore, infiltrato nella folla dei manifestanti.
A questo punto è lecito parlare di strategia della tensione. E l’onere della prova, per dimostrare che non esista, spetta ormai al governo. Anche perché non è un caso isolato. Perché, appunto, nella stessa manifestazione, l’attacco alla Cgil da parte di Forza Nuova è stato “permesso”? Perché, in circostanze analoghe, la polizia a Milano, il 16 ottobre, ha impedito a un corteo di anarchici di attaccare la Cgil (e forse anche la sede del tribunale), mentre una settimana prima ha permesso a Forza Nuova di attaccare e saccheggiare prima di intervenire? Forse perché interessava “esporre” Forza Nuova? Perché uno dei leader del movimento neofascista Giuliano Castellino ha potuto arringare la folla dal palco di piazza San Giovanni a Roma, anche se su di lui gravava un Daspo (dunque non avrebbe neppure potuto partecipare alla manifestazione)? Perché la polizia non è mai intervenuta con la logica del “non creare disordini peggiori” (come nel caso del Rave estivo nel viterbese), ma a Trieste è invece intervenuta con estrema durezza, usando idranti contro persone sedute e con le mani alzate? Se non ad una strategia della tensione, che magari è troppo raffinata e machiavellica anche per questo governo, almeno possiamo sospettare che vi sia un uso politico della polizia. E non perché abbiamo le allucinazioni.
Una piccola nota sulla stampa: i fact checker, tradizionalmente, servono a verificare le affermazioni dei politici, specie se ministri. Non tanto a verificare quel che scrivono altri giornalisti, per giustificare sempre quel che dice il governo. Quanti fact checker saranno al lavoro per verificare quel che ha detto Luciana Lamorgese?