La storia riscritta da Sergio Romano
Sul Corriere della Sera, l'ex ambasciatore distingue tra l'eugenetica praticata a inizio XX secolo negli Usa e in Nord Europa e il razzismo e la sterilizzazione forzata tipiche del nazismo. In realtà tra Società eugenetiche americane e nazismo ci fu consonanza perfetta.
Leggere il Corriere della Sera di questi tempi permette molte scoperte interessanti, ad esempio sul dove certe elites illuminate stanno portando la nostra società e cultura. Ieri uno spunto interessante ce lo ha dato l’ex ambasciatore Sergio Romano che, sul Corrierone, tiene quotidianamente la rubrica di colloquio con i lettori. Per l’occasione ha risposto a una signora che si mostrava stupita dall’aver letto che in Virginia e in California negli anni Venti del XX secolo «vi furono numerosi casi di sterilizzazione forzata per impedire la riproduzione di persone affette da demenza, o da un basso quoziente d’intelligenza e persino da epilessia». Ma come – dice la signora – avevo sempre creduto che queste cose ci fossero soltanto nei paesi totalitari (leggi: nazismo) e invece lo si faceva anche negli Usa? Come è possibile?
Romano, con la sua abituale scrittura elegante e distaccata spiega che in realtà negli Stati Uniti furono ben 33 gli stati che tra il 1907 e gli anni ’30 approvarono e attuarono leggi per la “sterilizzazione eugenetica”, ma non pare scandalizzato, anzi introduce una differenza tra eugenetica e razzismo che – dice Romano - «hanno ascendenti diversi». «La prima è figlia del grande progresso degli studi medici nel clima positivista dell’Occidente fra Ottocento e Novecento. Il secondo è il figlio bastardo dei miti romantici sulla razza perfetta. Ma quando marciano insieme, come nella Germania nazista, diventano strumenti di oppressione e sterminio».
Insomma, pare di capire, Romano separa i due fenomeni, anche perché l’eugenetica – spiega – aveva le sue buone ragioni, tanto che erano a favore gli scienziati e anche colui che è considerato uno dei massimi giuristi del XX secolo, Oliver Wendell Holmes, giudice della Corte Suprema, che riteneva la sterilizzazione forzata utile e necessaria per evitare che la società «fosse travolta dall’incompetenza». Insomma, l’eugenetica in sé – sempre secondo Romano – se non proprio un bene, è un male necessario; soltanto la brutta compagnia del razzismo la può rendere effettivamente pericolosa.
Sembra ovvia l’intenzione di Romano di salvare l’eugenetica, forse perché ormai è un argomento tornato di attualità, è sempre più l’orizzonte culturale entro cui ci si muove e, adesso che si è riusciti a farla accettare di nuovo, sarebbe brutto rovinare tutto andando a riguardarsi l’album di famiglia. Quindi che si torni a credere che l’eugenetica brutta e sbagliata è solo quella della Germania nazista.
Ma per far questo Romano deve censurare buona parte della storia dell’eugenetica e anche introdurre una separazione artificiale tra eugenetica e razzismo. Peccato che la realtà sia un po’ diversa.
Intanto le leggi sulla sterilizzazione forzata degli «insani» in quel periodo sono diffuse in tutto il Nord Europa (in Svezia è stata abrogata soltanto nel 1976) e rappresentano lo sviluppo del darwinismo sociale e della lotta per la sopravvivenza applicata al mondo degli uomini. Non è un caso che tale filosofia, partita dalla Gran Bretagna, si propaghi nei paesi di origine protestante.
Ed è razzista fin dal suo sorgere: negli Stati Uniti ha successo perché indirizza le paure di molti bianchi che vedono minacciata la nazione americana dal forte afflusso di immigrati provenienti dall’Europa del sud. Ci si preoccupa della supremazia della razza bianca, protestante e anglosassone, che rischia di venire messa ai margini dal forte afflusso di cattolici ed ebrei provenienti dall’Europa meridionale. Dalle Società eugenetiche nasce anche il movimento femminista radicale che, allo stesso modo, propaganda il controllo delle nascite all’interno degli Stati Uniti ma esclusivamente tra le minoranze di ebrei, cattolici e neri.
Contrariamente a quanto lascia intendere Romano, l’eugenetica nazista non nasce per conto proprio, ma è spinta dalle numerose Società di Eugenetica che nel frattempo si sono diffuse in tutta Europa. Non si tratta di un semplice sostegno “ideale”, ma c’è una fattiva collaborazione con gli architetti delle camere a gas. Non per niente i fondi della famiglia Rockefeller permettono al professor Ernst Rudin, psichiatra nazista e teorico delle leggi razziali, di aprire a Monaco nel 1927 l’Istituto Kaiser Guglielmo per l’Antropologia, l’Eugenetica e la Genetica umana. E nel Terzo Congresso Internazionale del movimento eugenetico (1932) si mettono a punto i programmi sulla razza e sulla popolazione che ci si aspetta veder realizzati dal movimento nazista. In America, fino al 1940 sulla rivista femminista Birth Control Review (per il controllo delle nascite) vengono pubblicati articoli che plaudono alle leggi naziste sulla sterilizzazione.
E’ la guerra che cambia tutto e alla fine la stessa parola eugenetica – ormai associata allo sterminio nazista – diventa improponibile. Ci sono voluti più di 50 anni ma adesso questo concetto, questa posizione sull’uomo, torna ad affermarsi esplicitamente. E visti i precedenti, non è una cosa che può lasciare tranquilli.