La sovranità di Cristo
Perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati (Lc 5, 24)
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». (Lc 5, 17-26)
Gesù non fu condannato per i segni che compiva, oggettivamente buoni, bensì per il loro significato, ossia la proclamazione al popolo d’Israele che Egli è Dio. I discepoli stessi, non potendo aspettarsi un trattamento migliore di quello riservato da alcuni al Maestro, devono sapere che saranno coloro che non credono alla divinità di Gesù a perseguitarli. Dobbiamo quindi riconoscere sempre la sovranità di Cristo sulla nostra vita, quella della nostra famiglia, nella nostra Nazione e, in generale, sulla società. Promuovendo la regalità sociale di Cristo dobbiamo poi essere pronti alla persecuzione.