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IL PERSONAGGIO / LUCIANA CASTELLINA

La Sinistra oggi: "Panini ai rifugiati, a noi uno yacht"

"Nessuna rivoluzione ha conciliato libertà e uguaglianza. Se avessi dei soldi porterei panini ai rifugiati, oppure mi comprerei uno yacht". Così l'intellettuale sul sogno comunista, che si evolve: a forza di parlare di popolo, ma vivendo nel lusso, hanno finito per assimiliare i costumi borghesi che per una vita hanno combattuto. 

Politica 03_05_2016
Luciana Castellina

Onore a Luciana Castellina, comunista doc e non appartenente al genere dei rottamatori abili a saltare sul carro del vincitore che hanno assimilato il linguaggio buonista post comunista. In una recente videointervista su Repubblica.it la giornalista ha sciorinato tutto il catalogo del perfetto comunista italiano, un po’ snob, un po’ radical, con i suoi tic e i suoi ideali traditi e l’impressione che dà l’intervista è che sia rimasta un esemplare raro di attaccamento ai valori della sua gioventù, con quel non so che di disincanto e idealismo mascherati da senile rimembranza. Ma che alla fine lascia quell’amaro in bocca fino a farti chiedere: “Tutto qua?”. L’ultima giapponese della libertà intesa come conquista sociale, a patto che non sia quella degli altri.

I soldi? “Se ne avessi tanti andrei al confine con tra la Macedonia e l’Ungheria a portar panini ai rifugiati”. A parte che c’è una Serbia di mezzo da gestire, ma l’immagine di una vip del comunismo all’Amatriciana nostrano, dissidente da tutto, ma sempre fedele alla sua linea, che si traveste da crocerossina è davvero commovente. “Panini”, dice. Che poi si dovrebbe pensare anche ai vestiti, a un lavoro, a regolamentare i flussi, alla gestione della migrazione come emergenza endemica europea per la quale non bastano i sandwich arrivati dall’Italia.

Ma qua è il pensiero che conta, la potenza che precede e soppianta l’atto. Infatti subito dopo precisa: “Ma dato che non ne ho (di soldi ndr) e queste cose si dicono quando non se ne hanno, allora magari mi comprerei uno yacht”. Eccola qua, la Sinistra, dov’eravamo rimasti? Al lìder Maximo D’Alema timoniere dell’Ikarus in rotta verso la Costa Smeralda con i bermuda bianchi e i mocassini di pelle azzurrini. Al sogno così à la page, tipico di chi è comunista perché se lo può permettere, di combattere i padroni sottraendo loro la ricchezza, ma prendendosela e godendone in sincero spirito democratico. Uno yacht per Luciana, che dopo le battaglie in nome e per conto del popolo, si accuccerebbe sul prendisole con le infradito sul teak, che poi al popolo queste cose non fanno bene, perché c’è da gestire l’ingorgo durante la fase di approdo nella marina quando al tramonto tutti vogliono calare l’ancora in banchina.

Salvo però dichiararsi ancora comunista, anzi stupendosi del fatto che tutti non lo siano diventati. In effetti i comunisti ormai vivono tutti nel lusso e nelle comodità. E' proprio vero quel che diceva quel tale: "Non sono comunista, non me lo posso permettere".

Luciana Castellina ricorda con straordinaria verosimiglianza i due personaggi del Bar Casablanca cantati da Gaber. “Con una Gauloises, la birra gelata, pariamo parliamo, di rivoluzione, di proletariato”. In effetti anche lì c’era il sogno di un mondo migliore con “gli operai di Pavia e di Vigevano che hanno reagito, hanno preso l’iniziativa”, solo che “noi non possiamo metterci alla testa del movimento. Sono loro che devono…loro…noi”. Uguale uguale la Castellina, che dopo una onorata carriera nel giornalismo e nella politica, sempre dalla parte giusta, si godrebbe volentieri la vecchiaia con quel resta del mito borghese che ha sempre combattuto.

Salvo però dispensare massime sulla rivoluzione che neanche Fidel oggi, dopo aver accolto in porto il primo mega transatlantico di ricchi e goderecci yankee, sottoscriverebbe. “Libertà e uguaglianza: non esiste rivoluzione che le abbia potute coniugare insieme. Tutte le rivoluzioni sono state a discapito dell’una o a favore solo dell’altra. Guarda quella francese o quella russa”, ha detto accennando all’ingordigia dello spirito rivoluzionario, che non è mai domo. In effetti è sempre incinta, diremmo, perché sempre insoddisfatto e dunque imperfetto.

Dopo anni passati a teorizzare rivoluzioni in tutti i campi, nella sessualità, nei costumi, nella società, nel linguaggio, adesso la Sinistra ci viene a dire che non esiste una rivoluzione perfetta? E che dobbiamo accontentarci di ideali minimalisti (i panini ai rifugiati) e borghesi (il panfilo).

Bella scoperta. Noi lo sapevamo già che le rivoluzioni sono sempre causa di disastri a catena, solo che non avevamo la presunzione di elevare il disincanto a exit strategy consolatoria. Però abbiamo sempre accettato la sfida.

Chiamando rivoluzione quella che in realtà è una Persona. La quale, su come si conciliano libertà e uguaglianza, da circa 2000 anni ha qualche cosa da dire perché non ha la pretesa di giustificare insieme e per forza i panini e lo yacht. Però ha dato all’uomo l’unica via possibile per arrivare alla quadratura del cerchio. Problema che oggi, la Sinistra non riesce ancora a risolvere, anche se ce la sta mettendo proprio tutta per smussare tutti gli angoli.