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AMMINISTRAZIONE TRUMP

La Sanità Usa protegge la vita, sin dal concepimento

La vita umana è intangibile dal concepimento alla morte naturale. Adesso questo principio non negoziabile è inserito nel nuovo piano strategico del Ministero della Salute dell'amministrazione Trump. Ora si prepara un conflitto fra istituzioni che sarà duro, ma intanto un grande segnale è stato lanciato.

Vita e bioetica 16_10_2017
Embrione

Un altro centro pieno messo a segno dall’Amministrazione Trump. La vita umana è intangibile dal concepimento alla morte naturale. È quanto sta scritto nel piano strategico per il periodo 2018-2022 del ministero della Salute degli Stati Uniti (Department of Health and Human Services, HHS) reso pubblico all’inizio di ottobre. Adesso il testo è, come prassi, aperto ai commenti di tutti i soggetti coinvolti nell’attività del Ministero e lo sarà fino al 27 ottobre. Per questo viene - tecnicamente - definito «draft», sostanzialmente un “testo di lavoro”. Ma la sostanza è stabilita, e la notizia una bomba.

Nero su bianco, il ministero della Salute scrive infatti: «L’HHS svolge la propria missione attraverso programmi e iniziative che coprono uno spettro ampio di attività, servendo e proteggendo gli statunitensi a ogni stadio della vita, a iniziare dal concepimento» (rigo 60). E poi: «Una componente importante della missione dell’HHS è servire tutti gli statunitensi dal concepimento alla morte naturale […]» (rigo 846). Il linguaggio non potrebbe essere più tranchant. L’attività del governo degli Stati Uniti in campo medico-sanitario - dice senza giri di parole il documento - è anzitutto e soprattutto quella di servire la vita così come essa è come essa è data senza che mano umano interferisca, e ciò costituisce una missione. Servire e proteggere sono i verbi adoperati, come nel motto della polizia americana: la funzione del ministero della Salute è cioè quella di essere la forza dell’ordine a tutela della vita, il pastore della vita umana. È la politica colta nella sua funzione autentica.

L’aborto e l’eutanasia non sono dunque possibilità che possano essere prese in considerazione. Per gli Stati Uniti d’America non lo sono più. Sono escluse. Certo, stante che negli Stati Uniti l’aborto è legale dal 1973, questa presa di posizione dell’Amministrazione attuale confligge con la legge federale: il governo in carica, attraverso quella sua agenzia che è il ministero della Salute, sconfessa una legge dello Stato. Al di là di forme, cavilli e proceduralismi, nella sostanza la sorpassa, la rende inutile, vi ci si ribella. Per usare una categoria che accende l’immaginazione e la passione, una categoria ideale già evocata per accadimenti analoghi, è una “Vandea”, ma stavolta una “Vandea di governo” che rispedisce al mittente una misura legislativa irricevibile. La cosa non potrebbe essere più clamorosa.

Potrebbe colpire il fatto che l’Amministrazione Trump non l’abbia accompagnata con fiati di trombe e garrire di vessilli, come sarebbe nel suo stile, ma bisogna capirla. Se è vero, com’è vero, quel che abbiamo testé scritto, ovvero che il piano dell’HHS afferma esattamente il contrario di quanto stabilisce la legge dando effettivamente corso a una prassi opposta, i termini del conflitto fra “pezzi dello Stato” sono enormi. Le conseguenze potenzialmente incalcolabili. Lo scontro inevitabile. E la prima a saperlo è proprio l’Amministrazione Trump che fino a quando il Congresso non troverà la quadra che permetterà di smantellarla e sostituirla, fa tutto quanto è in proprio potere senza prevaricare le prerogative del Congresso per svuotare dall’interno il “Patient Protection and Affordable Care Act”, ovvero la riforma della Sanità firmata dal presidente Barack Obama il 23 marzo 2010 e soprannominata “Obamacare”, a partire dalle sue clausole più immorali e insopportabili: quelle che riguardano il principio non negoziabili della difesa della vita umana.

Ora, il presidente Donald J. Trump e il suo governo sanno benissimo di essere costantemente nell’occhio del ciclone, nel mirino di potentati che non si sono affatto rassegnati a lasciare che le cose siano; e se questo vale per ogni e qualsiasi mossa dell’Amministrazione, è vero soprattutto per le cose che più contano, quelle che evocano princìpi primi, quelle che apportano allo status quo modifiche strutturali. Quindi, per quanto l’Amministrazione non disdegni il confronto maschio, e non si sia mai tirata indietro di fronte ad alcun alterco, già è stata a volte costretta ad accusare il colpo. Quindi, di fronte a una questione tanto decisiva come quella toccata dal nuovo piano dell’HHS, foriera di novità di cui non si sottolineerà mai abbastanza la portanza epocale, ha scelto non tanto il profilo basso, ma la strategia di chi è candido come colomba e astuto come serpente. Senza proclami altisonanti, ha vergato un’affermazione “di minoranza” (in realtà di maggioranza, ma spesso la maggioranza è sin troppo silenziosa) e “impopolare” (solo perché i capipopolo hanno già molto massificato la gente al pensiero unico) che ovviamente è divisiva, che forse potrebbe anche essere rigettata, ma che pone comunque un punto fermo di cui potranno parlare i libri di storia: per questo governo degli Stati Uniti la vita umana è data e intangibile dal concepimento alla morte naturale, e unico compito dello Stato è quello d’inginocchiarsi a questa evidenza servendola nel migliore dei modi possibili e con tutto se stesso.

Le conseguenze sono incalcolabili. La prima l’abbiamo già salutata. È l’ordinanza che, emessa congiuntamente il 6 ottobre dall’Internal Revenue Service (l’Agenzia delle Entrate), dall’HHS e dall’Employee Benefits Security Administration (la divisione del ministero del Lavoro per la previdenza sociale), mette fine all’obbligo di passare preparati contraccettivi e abortivi nel pacchetto delle polizze assicurative accese per i propri impiegati da ordini religiosi, istituzioni quali università e ospedali rette da loro o da enti d’ispirazione religiosa, organizzazioni di ben preciso orientamento quali i comitati promotori delle marce per la vita e aziende che sollevino eccezioni morali.

C’è da scommetterci che siamo solo all’inizio. Perché l’idea forte con cui Trump si è, per primo lui, scoperto di voler guidare il Paese più potente del mondo è quella risuonata secca e precisa nelle parole che il presidente ha pronunciato venerdì 13 ottobre al Values Voter Summit, la convenzione annuale di tutto il mondo social conservative organizzata a Washington dal Family Research Council: «Fino a che saremmo orgogliosi del nostro Paese, avremo fiducia nel futuro e fede nel nostro Dio, gli Stati Uniti prevarranno». Verbo strano, «prevarranno». I fan delle prospettive solo muscolari avrebbero certo preferito “vinceranno”. Ma «prevarranno», al futuro, lo usa il Vangelo, preceduto dalla negazione «non», in relazione alle porte dell’Inferno. No, no siamo diventati visionari. Abbiamo solo imparato che la storia ridotta alla mera dimensione orizzontale parla solo a metà, mentre Fatima ce ne ha insegnato anche la dimensione verticale. 100 anni fa la Madonna promise che il mondo avrebbe avuto pace vera se fosse stata posta fine agli errori diffusi nel mondo delle grandi nazioni ideocratiche. L’Unione Sovietica, certo, ma non solo. Venerdì 13 ottobre, quando il presidente del Paese più importante del mondo diceva quel che ha detto, ricorreva il centenario della sesta e ultima apparizione di Fatima.