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L'ANALISI

La rivoluzione fa male all'economia

Nell'attuale situazione economica e politica c'è una sola cosa da fare: un governo stabile che blocchi l'incertezza e ridia fiducia e sostegno. Ma la realtà è semplice: quanto sta accadendo non è affatto incoraggiante.

Economia 05_03_2013
La crisi non si arresta

Prima delle elezioni, tra gennaio e febbraio di quest’anno, il nostro paziente paese stava già sopportando un “blocco” dell’economia, grazie al raffreddamendo della domanda interna  e conseguentemente dell’occupazione. Dopo le elezioni, grazie al risultato elettorale, sempre il nostro paziente paese, sta in più sopportando anche il “blocco” delle certezze politiche. I due “blocchi” stanno producendo un aggravamento della situazione, passando da una prima fase di rischio di tenuta della finanza pubblica a un rischio di tenuta dell’economia del paese.

Ed il rischio si concretizza in scadenze del sistema economico in essere: ad esempio ad aprile abbiamo bisogno di circa 5 mliliardi di euro per finanziare la Cassa Integrazione Speciale. Se non li troviamo, che cosa accadrà? Cosa farà il nuovo governo, imporrà 5 miliardi di tasse in più? Questa riflessione è per spiegare che  l’Italia può trasformarsi in fattore di destabilizzazione in Europa, che può coinvolgere lo stesso Euro e pertanto spaventare i colleghi europei, americani, cinesi.

Pare evidente che c’è una sola cosa da fare: “bloccare” l’incertezza e ridare fiducia, cioè riuscire ad avere un governo stabile. Ma le ipotesi politiche non sembrano essere incoraggianti. Secondo molti osservatori la vera via di stabilizzazione  politica che ridia fiducia in prospettive economiche sostenibili sta in un “governissimo” di unità nazionale, che assicuri riforme, cambiamento della legge elettorale  e attui alcune politiche economiche di reale gestione dell’emergenza, in una certezza di stabilità per almeno dodici mesi. Non discutiamo qui se sia giustificato o sia stato capito o no il movimento”rivoluzionario” che è diventato determinante per la gestione del paese, se e quanto  questo “successo” sia dovuto ad errori fatti da governi precedenti o a campagne elettorali inconcepibili. Facciamo “finta di nulla “ per non aggravare la situazione, una cosa sola è certa: chi si appresta a governare non ha alcun progetto economico realistico.

Ormai l’unica speranza sta proprio nell’Europa che decida una azione di sviluppo europea che coinvolga il nostro paese. Che questa azione comprenda la svalutazione dell’euro, il fiscal compact, l’emissione di eurobonds, la trasformazione della BCE in una FED e possa emettere euro, che si acceleri la unificazione europea e altro. Qui sta la vera ed unica speranza. Invece sentiamo parlare i leader entranti come se questi problemi non esistessero, anzi come se fosse l’Europa e l’Euro l’origine dei nostri problemi. Forse non han capito cosa è il nuovo ordine economico mondiale che abbiamo prodotto negli ultimi trenta anni. 

Abbiamo coscienza che austerità e rigore da soli, in questa situzione di mancanza di progettualità per lo sviluppo, non sono sostenibili. Ci vorrebbe un miracolo: il nuovo partito rivoluzionario dimostra più senso di responsabilità dei vecchi dichiarando e sostenendo stabilità, Europa, euro e progetto di sviluppo italiano-europeo. Questo sì che sarebbe rivoluzionario!