La regola dell’amore, per sposi che vogliono vivere la fede
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Una “regola” fatta di consigli spirituali e pratici per vivere la propria vocazione di sposi e genitori cristiani. E le storie di 13 coppie che hanno intrapreso questo cammino, guidate da un sacerdote. Ecco La regola dell’amore.
Come vivere cristianamente il sacramento del matrimonio, con tutto ciò che questo comporta, nella società secolarizzata di oggi? Per i tempi che viviamo è già tanto che qualcuno si faccia questa domanda. Perciò è bello scoprire che ci sono famiglie, diverse delle quali formate da giovani coppie di sposi, che questa domanda non solo se la sono posta ma hanno intrapreso un cammino, in comunione con altre famiglie, per cercare di vivere giorno per giorno la propria vocazione di sposi e genitori cristiani. Come piccole chiese domestiche.
La loro esperienza è raccontata in un libro, La regola dell’amore (San Paolo, 2023), il cui titolo si rifà alla serie di consigli spirituali e pratici – una singolare “regola”, appunto – che numerose coppie di sposi cercano di seguire nella loro vita matrimoniale e familiare, sotto la guida discreta di sacerdoti della Fraternità San Carlo. Il libro – a firma di don Gianluca Attanasio, Lidia Catalano e Ilaria Giudici – espone, a mo’ di esempio di una più ampia realtà, le storie concrete di 13 coppie che abitano o a Torino, gravitando attorno alla parrocchia di Santa Giulia, o in altre parti del mondo dove sono presenti i Missionari di San Carlo Borromeo, da Praga a Taipei.
Al leggere gli spaccati di vita di queste 13 coppie, non si pensi di trovare delle storie “lineari”, tutte rose e fiori, perché ogni coppia presenta – quale più, quale meno – le sue difficoltà, fatiche, incomprensioni, le sue gioie e i suoi dolori, i suoi alti e bassi, le sue fasi di tiepidezza spirituale o anche di completa lontananza da Dio dell’uno e/o dell’altro coniuge. Ma l’elemento in comune più originale, per i tempi odierni, e denso di significati in queste coppie di sposi è proprio che a un certo punto della loro vita insieme – chi subito, per “formazione”, chi più tardi, per una circostanza o un incontro che ha offerto un’àncora di salvezza – hanno deciso di prendere sul serio la fede cattolica e iniziare il cammino di cui sopra. E in qualche caso c’è magari uno dei coniugi che è tuttora freddo verso la fede, ma con l’altro che non smette di pregare perché Dio attiri a Sé anche l’altra metà.
Sono storie in cui si vedono le coppie – con nomi di fantasia, per custodirne la riservatezza – impegnate a gestire il tempo tra lavoro e cura dei figli, ove presenti, senza perdere lo sguardo verso Cristo. Si legge così di Margherita e Matteo che oggi gestiscono un pub a Torino e lo tengono chiuso la domenica per onorare il giorno del Signore (con benefici per tutti) e si abbandonano alla Sua volontà anche per il dono di un figlio (rinunciando alla fecondazione artificiale); di Chiara e Giovanni, da oltre dieci anni a New York, con la prima che a un certo punto ha chiesto e ottenuto di poter lavorare quattro giorni a settimana anziché cinque dedicando quel tempo ritrovato alla preghiera, alla lettura delle vite dei santi, alle amicizie; di Luisa e Andrea, due caratteri forti e molto diversi che dopo un inizio di matrimonio durissimo hanno imparato ad amarsi, beneficiando dell’esempio positivo di un’altra coppia di sposi e del momento di preghiera insieme alla sera, in cui, fin dal primo giorno, rinnovano le promesse matrimoniali. E ancora, c’è la capacità di perdonare di Anna e di Rosa, la costanza nella fede di Carlo e Lucia, l’offerta della sofferenza in Beatrice e Pietro, l’apertura all’adozione in Julia e Marco, eccetera.
Ognuna di queste 13 storie, per molti versi “ordinarie” ma tutte con la loro unicità, trasmette un messaggio di cui il mondo ha più che mai bisogno oggi: tanto più nel proprio matrimonio si lascia entrare Gesù, tanto più si sperimenta lo “straordinario” della sua pace e della sua gioia. Questo non significa che le croci vengano a mancare, ma si affrontano sotto una luce diversa, in vista dei beni eterni.
«La famiglia che prega resta unita», diceva infatti Madre Teresa di Calcutta, citata nella prima parte del libro, dedicata all’amore di Dio. Proprio l’amore di Dio, l’amore in famiglia, l’amore alla comunità e al mondo sono i tre pilastri su cui si fonda il percorso seguito da queste coppie. La “regola” dà consigli sulla preghiera comune tra gli sposi, quella allargata ai figli e quella personale; sottolinea l’importanza che gli spazi della casa siano organizzati in modo tale da favorire l’educazione dei figli alla fede e al pudore, nonché la necessità di un saggio rapporto con le tecnologie.
Sempre a proposito di educazione, la regola mette l’accento su due aspetti collegati e decisivi, ma oggi poco considerati: la partecipazione ai sacramenti e il fatto che «il rapporto di amore fra gli sposi vale più di tutti gli insegnamenti: quanto più cureremo la nostra vocazione alla santità, tanto più collaboreremo alla crescita dei nostri figli». Va prestata grande cura anche nella scelta degli altri ambiti educativi – dalla scuola allo sport – in cui inserire i figli, specie in un contesto storico come il nostro, dove il cristianesimo vissuto è sempre più raro.
Pure in questo senso gioca un ruolo fondamentale la comunità: la formazione di piccole fraternità di famiglie, tra cui ci si incontra periodicamente e ci si scambia consigli, aiuta a sostenersi reciprocamente nel cammino di fede. E al tempo stesso diventa più facilmente occasione per testimoniare questa stessa fede nel mondo, a chi magari non l’ha ancora conosciuta.
In questo cammino è importante trovare la guida di un sacerdote, come hanno fatto queste famiglie aprendo le loro case ai Missionari di San Carlo. Perché le due vocazioni – quella sacerdotale e quella matrimoniale – si completano e si sostengono a vicenda, nell’unica missione salvifica della Chiesa. «Da un lato, le famiglie hanno bisogno di persone che non siano completamente immerse nelle dinamiche del mondo, per essere aiutate ad alzare lo sguardo verso ciò che vale e dura per sempre; dall’altro lato, i sacerdoti hanno bisogno della compagnia delle famiglie, per imparare un amore stabile e capace di sacrificio».
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