La regina, l’artista e l’abbraccio del colonnato del Bernini
Ascolta la versione audio dell'articolo
Nel 1675 per la prima volta il capolavoro architettonico che ormai identifica Piazza San Pietro "abbracciava" i pellegrini convenuti a Roma per il Giubileo. All'apertura della Porta Santa era presente anche Cristina di Svezia, convertita alla fede cattolica.

Divenuta regina nel 1644, appena compiuta la maggiore età, protettrice degli artisti e mecenate tanto che Stoccolma venne ribattezzata Atene del Nord durante il suo regno, Cristina di Svezia si convertì al cattolicesimo nel 1654 e abdicò per poter praticare liberamente la nuova confessione. Travestita da uomo, fuggì dal Paese e si rifugiò a Bruxelles dove seguì la sua prima Messa cattolica la notte di Natale. In Austria confessò pubblicamente la sua conversione tanto che Papa Alessandro VII la invitò a Roma. Trasferitasi nella città eterna, assunse anche il nome di Alessandra e Maria come segno di devozione al Papa e alla Madonna. Anche a Roma profuse la sua attività di promozione delle arti, della cultura e degli artisti. Fece di palazzo Riario alla Lungara, ove soggiornava, un museo e luogo di incontro culturale.
Vent’anni più tardi, alla vigilia di Natale del 1674, l’ex-regina di Svezia partecipava all’apertura della Porta Santa con il papa Clemente X e il lunedì santo, vestita di un sacco rosso, in segno di umiltà lavò i piedi a dodici pellegrine, insieme ad altre nobildonne romane.
La conversione dell’ex-sovrana ebbe un’importanza simbolica incredibile: rappresentava il ricongiungimento delle altre Chiese all’interno dell’unica Chiesa universale, il segno stesso dell’unità in Cristo, attraverso l’unità nel Papa, vicario di Cristo.
Un altro volto rimase impresso nella mente di tutti: quello di un anziano di centoquattro anni che si era mosso addirittura da Mantova per giungere a Roma, ove era già stato sessanta volte.
Nel Giubileo del 1675, il quindicesimo nella storia della Chiesa, la città pullulava di opere di carità: venivano ospitati i pellegrini grazie all’instancabile lavoro delle confraternite (ben quarantuno) e all’ospitalità di molte famiglie nobili; erano curati gli ammalati dai cinquanta ospedali. Di fronte a tale ardore caritativo una famiglia di turchi si convertì al cattolicesimo: tutti i membri vennero battezzati il 20 dicembre.
Un milione e mezzo di pellegrini, secondo le testimonianze, giunse a Roma nel 1675. Duecentomila persone presenziarono alla messa di chiusura della vigilia di Natale.
Papa Clemente X aveva all’epoca già ottantacinque anni. Eppure, nonostante l’età e la malattia, visitò a piedi per cinque volte le basiliche romane lucrando l’indulgenza e lavò i piedi ai pellegrini il Venerdì Santo. Era salito al soglio pontificio nel 1669, a settantanove anni. Appena eletto, aveva indetto due giubilei straordinari (1670-1672) e aveva istituito la festa degli Angeli custodi.
Nel 1675 in occasione del Giubileo ordinario volle che si ponesse una croce al centro del Colosseo: due epigrafi avrebbero ricordato il sangue dei martiri sparso in quel luogo che era stato punto di divertimento per milioni di antichi romani e che oggi è il sito più visitato d’Italia. Ancora oggi gli oltre dieci milioni di persone che varcano l’ingresso per ammirare la maestosità di quel monumento e la grandezza della Roma antica facciano memoria di quanto è accaduto. Una cortina di dimenticanza sugli eventi passati ha avvolto questo monumento bellissimo in cui hanno trovato però la morte tantissimi cristiani e non solo: si pensi ai gladiatori che lì davano spettacolo per compiacere gli spettatori.
A Roma si trovava un grandissimo artista, che già aveva lavorato nella città nei giubilei precedenti nel 1625, quando aveva solo ventisette anni, e nel 1650, quando era considerato il maggiore artista vivente: Gian Lorenzo Bernini.
Nel 1675, all’età di settantasette anni, Bernini lavorava al restauro della Piazza di san Pietro. Se per il Giubileo del 1625 Bernini aveva avviato la realizzazione del baldacchino di San Pietro sotto il papato di Urbano VIII, per l’Anno Santo del 1650 aveva eseguito la fontana dei Fiumi a Piazza Navona e decorato gli interni della Basilica di San Pietro, in attesa dell’ultimo Giubileo del Seicento aveva diretto gli scultori che scolpivano le statue degli angeli per il ponte che conduceva a Castel Sant’Angelo (ponte Sant’Angelo, chiamato anche ponte degli angeli). Commissionate nel 1667 da Papa Innocenzo IX, furono disposte in loco nel 1670: mostrano gli strumenti della flagellazione, la corona di spine, i chiodi della crocifissione, la croce, la spugna imbevuta d’aceto per dare da bere a Gesù.
Per la prima volta, però, il pellegrino che giungeva nella Basilica di San Pietro era abbracciato dal bellissimo colonnato che dalla basilica si allarga a posa di due braccia che accolgono la folla. Nel 1657 Papa Alessandro VII aveva commissionato al Bernini la realizzazione della piazza antistante la basilica con l’intenzione di avere un ampio spazio per i fedeli (una sorta di platea teatrale) e un passaggio al coperto per le processioni. Le finestre degli appartamenti da cui si affacciava il pontefice dovevano rimanere visibili. Dopo una decina di anni, nel 1667 i lavori erano terminati.
Da quel momento in poi, la Basilica di San Pietro è anche visivamente il luogo della misericordia e dell’abbraccio di Dio sempre in attesa che l’umanità sofferente faccia ritorno a Lui, anche dopo l’errore, il peccato, la dimenticanza.
Il 1650, un Anno Santo dai contorni barocchi
Il 14° Giubileo ordinario fu anche un’occasione di ringraziamento per la fine della Guerra dei trent’anni. A Roma giunsero importanti sovrani con cortei sfarzosi. Vari eventi risentirono del clima barocco. Tra gli artisti protagonisti: Bernini e Borromini. Non mancarono le conversioni.
Il Giubileo del 1625 in un’Europa insanguinata dalle guerre
Un conflitto sanguinoso che favorì la circolazione della peste bubbonica, immortalata due secoli dopo dal Manzoni: in questo drammatico contesto si svolse un Anno Santo segnato anche da una fioritura artistica per volontà di un papa mecenate, Urbano VIII.
Grandi esempi di santità al Giubileo del 1600
Il 31 dicembre 1599 papa Clemente VIII aprì la Porta Santa per il 12° Giubileo ordinario della storia cristiana e lui stesso fu un mirabile esempio per tutti. Per quell’Anno Santo brillò particolarmente la carità di san Camillo de Lellis e dei suoi Ministri degli Infermi.
Tasso e Borromeo al primo Giubileo dopo il Concilio di Trento
L'autore della Gerusalemme liberata era tra i pellegrini dell'Anno Santo 1575, che vide il santo arcivescovo di Milano incarnare in prima persona il cammino di rinnovamento e di purificazione intrapreso nella Chiesa post-tridentina.