La protesta in chiesa? Oggi può finire in gazzarra
A proposito del Credo omesso dal vescovo di Pinerolo. Vero che il fedele ha il dovere se necessario di richiamare il proprio pastore, ma in chiesa non è proprio semplicissimo, soprattutto oggi. Perché quasi sessant'anni di «spirito post-conciliare» non sono passati invano e si rischia di aumentare la confusione nella Casa di Dio
A proposito della (lodevole) chiusa dell’articolo del nostro Zambrano sull’omissione del Credo alla Messa dell’Epifania celebrata dal vescovo di Pinerolo. La ricordo: «Di fronte a questi veri e propri attentati all’unità della fede, giova sempre ricordare che ogni fedele ha il diritto di reagire a queste inaccettabili provocazioni e anche il dovere di alzarsi e gridare al proprio pastore: “Questo non le è consentito”».
Eh, magari fosse così facile. Alzarsi durante la Messa e apostrofare il celebrante significherebbe autorizzare anche gli altri a fare lo stesso. E quasi sessant’anni di «spirito post-conciliare» non sono passati invano. Quel fedele che, mesi fa, osò dire la sua sul papa mentre l’officiante adulava fu subito subissato dagli astanti e infine gli venne negata la comunione. Il fatto è che ormai si è formata una generazione "sant’egidia" che non ha visto e sentito altro che chiese in uscita, periferie, opzioni povere, accoglienza, migranti, fratelli musulmani e via appiattendo. Questo è quel che credono sia il cattolicesimo e questo è quel che è loro stato inculcato.
Ricordiamo la lezione di Bertoldo: talmente era abituato ai fagioli con le cotiche che quando gli diedero da mangiare un piatto raffinato vomitò e morì. Già: quello che si alza e contesta il prete non sai mai che cosa ha in testa. Tu contesti il tradimento della dottrina? E quello si ribella perché la dottrina è cosa da «rigidi», una «clava da dare in testa», una roba da «farisei».
Guardiamo che cosa succede durante la Messa domenicale: pochi si confessano (sempre che non sia vietato farlo durante l’omelia), tutti, ripeto tutti, fanno la comunione. Anche col cane al seguito. Confessione, ho detto?
Sentite questa. La grata, come si sa, è stata tacitamente abolita, se vuoi confessarti devi farlo faccia-a-faccia. In una di queste sessioni psicoattive mia moglie chiese gentilmente al confessore di abbassare la voce, perché tutti sentivano. Il confessore si infuriò, vieppiù alzando la voce: «Io non dovrei essere nemmeno qui!». Intendendo che subiva un diktat (forse da parte del parroco titolare), perché per confessarsi bisogna prendere appuntamento telefonico ad usum pretis. E vabbe’, sono pochi, sono loro i padroni dei sacramenti e della liturgia, e guai a togliergli lo show.
Le omelie, poi, che alcuni preti confondono con la Parola di Dio (infatti, l’unico momento di silenzio di tutta la Messa è appena finita l’omelia: bisogna meditare su quel che hanno detto loro, perché la Parola di Dio è stata letta molto prima), sono il solo tratto liturgico in cui possono esprimere la loro creatività, e guai a toglierglielo. Certo, la tentazione, quando si sentono o si vedono sfondoni e pagliacciate, è forte. Ma il rischio, concreto, è che qualcun altro si alzi e prenda le difese dello sfondone e della pagliacciata. Chi frequenta le parrocchie sa di cosa parlo. Già papa Ratzinger metteva in guardia da quei cattolici «auto-occupati» che monopolizzano la vita parrocchiale e hanno le antenne sempre pronte a captare l’ultimo grido clericalmente corretto. È da questi che bisogna guardarsi, più che dai preti-preti.
Purtroppo il «pusillus grex» è sempre più piccolo e alzarsi per protestare rischierebbe una contro-protesta che introdurrebbe la gazzarra nella Casa di Dio. A discapito proprio del «pusillus grex», che aborre le chiese-taverne o dormitori, ed è il solo a cui stia a cuore la sacralità del luogo. L'unica è, come suggerito in un’occasione dall’attuale papa, cambiare Messa. Sempre che se ne trovi una giusta.