La polio torna dove gli islamisti comandano
La poliomelite sta tornando ad essere endemica in Pakistan, Afghanistan, Nigeria settentrionale e Somalia. In tutte le regioni in cui dominano le milizie armate jihadiste. Vietano le campagne di vaccinazione, che ritengono parte di un complotto.
In Pakistan la poliomielite si sta diffondendo a macchia d’olio e si teme che entro poche settimane possa scoppiare una grave epidemia. È già stata accertata la presenza di focolai nel Nord e nel Sud Waziristan, nel Punjab e nel Sindh e dall’inizio dell’anno si sono registrati 27 casi. A lanciare l’allarme nei giorni scorsi sono state le autorità sanitarie del Paese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo il parziale fallimento dell’ultima campagna di vaccinazione da cui per ora sono rimasti esclusi 1,5 milioni di bambini dei 34 a cui era destinata. Responsabili del fallimento, e del contagio di 58 bambini lo scorso anno, sono i Talebani che nel 2012 hanno impedito la vaccinazione nel Nord e nel Sud Waziristan e che continuano a rallentare le attività in tutto il paese compiendo attentati mortali contro le squadre di volontari incaricati di somministrare il vaccino. Lo scorso dicembre, dopo che nove volontari erano stati uccisi in due attacchi a Peshawar e a Karachi, l’intera campagna era stata sospesa. È ripresa all’inizio del 2013, ma con essa anche gli attentati. Quelli più recenti si sono verificati il 28 maggio a Kaga Wala, vicino a Peshawar, dove una volontaria è morta e un’altra è stata gravemente ferita, e il 15 giugno a Topi, nel distretto di Swabi, dove altri due volontari hanno perso la vita.
Il Pakistan è uno dei tre paesi al mondo in cui la poliomielite è ancora endemica: gli unici in cui la campagna mondiale avviata dall’Unicef e dall’Oms nel 1988 non è riuscita ad avere ragione della malattia. Gli altri due sono l’Afghanistan e la Nigeria. Anche lì, come in Pakistan, la polio non è stata debellata principalmente a causa dell’opposizione degli integralisti islamici.
In Afghanistan nel 2010 i casi diagnosticati erano stati 25. La battaglia per lo sradicamento della malattia sembrava quasi vinta, ma nel 2011 i casi invece sono triplicati, salendo a 76 per scendere poi a 37 nel 2012. Ad accrescere la preoccupazione delle autorità sanitarie, anche in Afghanistan, è il fatto che la malattia si sia diffusa nelle regioni settentrionali, centrali e orientali del paese lontane da quelle meridionali di solito colpite, rese molto insicure dal conflitto in corso che impedisce la regolare vaccinazione dei bambini. A introdurla nel Nordest sembra siano stati i rifugiati e i miliziani provenienti dal vicino Pakistan. Purtroppo, insieme alla malattia, hanno importato anche la determinazione a impedire le vaccinazioni. Mentre infatti, in passato, i Talebani afghani avevano ammesso le campagne di vaccinazione, a condizione di controllare l’operato del personale medico nei territori da loro controllati, negli ultimi anni molti hanno assunto un atteggiamento ostile tanto da indurre all’inizio del 2012 il presidente Hamid Karzai a rivolgere loro un appello affinché permettessero il regolare svolgimento delle vaccinazioni. Tuttavia lo scorso marzo il governatore del Nuristan ha annunciato che i Talebani avevano fermato l’annuale campagna di vaccinazioni in tutta la provincia. Per ora si è avuto un unico caso di aggressione ai volontari, costato la vita nel 2012 a una giovane di 16 anni intenta a vaccinare dei bambini nella provincia di Kapisa.
La situazione più grave resta quella della Nigeria settentrionale dove nel 2012 i casi sono stati 122, su un totale di 223 diagnosticati nel mondo. Anche in Nigeria, fino all’inizio del millennio, la polio era regredita, grazie alle campagne di vaccinazione. Ma nel 2003 negli stati del Nord, a maggioranza islamica, si registrò un inaspettato incremento del 30%. Era successo che nello stato di Kano e poi in altri tre stati settentrionali le autorità religiose e civili avevano proibito le vaccinazioni. In seguito l’epidemia ha interessato 23 dei 35 stati della federazione nigeriana e da allora ogni anno decine di bambini sono stati contagiati. Lo scorso febbraio, per la prima volta, due squadre di volontari intenti a somministrare i vaccini a Kano, la capitale dell’omonimo stato, sono state aggredite, presumibilmente dal gruppo terrorista Boko Haram. Gli attentati sono costati la vita a nove donne. Il ceppo nigeriano del virus della poliomielite non solo era sopravvissuto, ma si era diffuso in pochi mesi in molti altri stati africani già dichiarati liberi dalla malattia e nel 2005 fu responsabile della ricomparsa del virus in Indonesia dove dal 1995 non erano verificati casi di contagio.
Ma un nuovo stato potrebbe aggiungersi nel 2013 ai tre in cui la poliomielite è endemica. Si tratta della Somalia dove è scoppiata una epidemia, con almeno 181 casi diagnosticati, dieci dei quali tra i bambini che vivono nei campi per profughi creati nel Nordest del vicino Kenya che ospitano mezzo milione di somali. La Somalia era stata dichiarata libera dalla polio sei anni fa, dopo che quattro milioni di bambini erano stati vaccinati. La maggior parte dei casi si è verificata nelle aree controllate dagli islamisti al Shabaab, i terroristi legati ad Al Qaeda, che nel 2011 hanno espulso le organizzazioni umanitarie straniere gestite da “infedeli”.
All’origine del rifiuto dei vaccini è sempre la convinzione che le campagne anti-polio siano in realtà un pretesto per somministrare ai bambini islamici sostanze velenose o che li renderanno sterili. Del “complotto” si accusano gli Stati Uniti o, più in generale, l’Occidente e i cristiani.