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SHUTDOWN

Il governo Usa è stato chiuso per 43 giorni. Ora i Democratici hanno perso

Tutti i servizi pubblici federali riaperti, dopo 43 giorni di shutdown, la chiusura del governo. È stato l’effetto di un braccio di ferro politico, fra Democratici e Repubblicani, sulla sanità di Obama. Paga la linea intransigente di Trump, i Dem hanno perso.

Esteri 15_11_2025
Il voto alla Camera che ha posto fine allo shutdown (La Presse)

Gli Usa si risvegliano con tutti i servizi pubblici federali riaperti, dopo 43 giorni di shutdown, la chiusura del governo federale. È stato l’effetto di un braccio di ferro politico, fra Democratici e Repubblicani, per l’approvazione della nuova legge di bilancio. I Democratici hanno voluto fare ostruzionismo perché il bilancio del 2026 non includeva l’estensione dei sussidi per le assicurazioni sanitarie, previsti dalla Obamacare (la riforma sanitaria di Obama). Senza il rinnovo, quasi 25 milioni di americani si sarebbero trovati con assicurazioni sanitarie più care. I Democratici, tuttavia, non hanno ottenuto quel che volevano, ma solo un rinvio del dibattito e un nuovo voto previsto per il mese prossimo. Il partito si è spaccato e una minoranza dei Dem ha votato assieme ai Repubblicani una legge di compromesso che ha permesso il rifinanziamento del governo federale.

Dopo l’approvazione al Senato, la Camera del Congresso degli Usa ha approvato la misura con 222 voti favorevoli e 209 contrari. Il pacchetto estende i finanziamenti per il governo federale fino al 30 gennaio e include finanziamenti annuali per il Dipartimento dell'Agricoltura (per rifinanziare i sussidi alimentari), maggiori spese per la sicurezza delle istituzioni, lo sblocco dei fondi per la spesa pubblica della capitale, maggiori spese militari fra cui quelle per il programma E-7 Wedgetail, il nuovo aereo radar, le spese per i veterani, gli alloggi militari e il funzionamento del potere legislativo. Il disegno di legge include anche una clausola che garantisce l’annullamento dei licenziamenti federali (e il pagamento degli arretrati) avviati dall’amministrazione Trump durante lo shutdown, nonché una moratoria sui licenziamenti futuri (ma solo fino al 30 gennaio).

Sui sussidi per le assicurazioni sanitarie, invece, i Dem hanno ottenuto solo la promessa di un nuovo voto a metà dicembre. Il risultato, ovviamente, non è garantito. Infine è stata inserita una norma che consente ai senatori (ma a nessun altro, neppure ai membri della Camera) di citare in giudizio il governo federale se gli investigatori raccolgono i loro dati a loro insaputa e prevede un risarcimento di mezzo milione di dollari a ciascuno degli otto senatori repubblicani indagati con intercettazioni, a seguito dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

Per quantificare la spaccatura interna all’opposizione Democratica, basta contare quanti deputati avessero votato per la legge di bilancio lo scorso settembre e quanti, invece, abbiano approvato il compromesso questa settimana. Il “disertore” la scorsa votazione, due mesi fa, era uno solo: Jared Golden, del Maine. Questa settimana se ne sono aggiunti altri cinque: Henry Cuellar del Texas, Adam Gray della California, Marie Gluesenkamp Perez dello Stato di Washington, Tom Suozzi dello Stato di New York e Don Davis della Carolina del Nord. In compenso, due Repubblicani hanno votato per il “no” perché non volevano scendere a compromessi: il libertario Thomas Massie del Kentucky e Greg Steube della Florida.

La situazione si era sbloccata già domenica, proprio a causa della spaccatura dei senatori Dem, un gruppo dei quali ha proposto il compromesso con la maggioranza repubblicana, capendo che non avrebbe ceduto per prima. Otto senatori democratici si sono uniti a quasi tutti i Repubblicani nel votare a favore, consentendo al disegno di legge di procedere dopo oltre una decina di votazioni fallite da settembre, consentendo di raggiungere la maggioranza qualificata.

Politicamente parlando, il Partito Democratico ha perso questa battaglia. Si è impuntato su una estensione di sussidi che non ha ottenuto. E si è diviso sul voto che ha posto fine a questa crisi.

Ha funzionato la linea intransigente dell’amministrazione Trump. L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, e indotto i Democratici a cedere, è stata la sospensione dei sussidi per l’assistenza alimentare, ordinata sabato 8 novembre dal Dipartimento dell'Agricoltura. La misura aveva ricevuto il via libera anche dalla Corte Suprema: i Democratici avevano impugnato e hanno perso la causa. Il giorno prima, la sospensione degli stipendi federali, anche dei controllori di volo, aveva indotto l’autorità aeroportuale (Faa) a ridurre del 10% il traffico nei 40 aeroporti principali del paese, fra cui quelli di Chicago, dell’area di New York, Washington, Atlanta e Dallas-Fort Worth. Un disastro, insomma, con conseguenze sul traffico aereo statunitense e internazionale che dureranno ancora per giorni, imputabile a chi stava continuando a fare ostruzionismo: tutto a danno dei Democratici.

Quindi prima è arrivata la proposta di compromesso del leader della minoranza, il senatore Chuck Schumer, che accettava di non estendere permanentemente i sussidi per la sanità, ma solo per un anno. Immediata e irrituale la risposta del presidente Trump: «Chiedo ai senatori che le centinaia di miliardi di dollari attualmente inviati alle compagnie assicurative succhia-soldi per salvare la pessima assistenza sanitaria fornita dall’Obamacare, vengano inviati direttamente alla popolazione in modo che possano acquistare la propria assistenza sanitaria, molto migliore». Poi il gruppo dei centristi del partito d’opposizione ha votato con i Repubblicani. Il Wall Street Journal rivela che i centristi fossero già d’accordo con i Repubblicani a rompere con la linea dei Dem, in un incontro segreto che si era tenuto a fine ottobre.