La piazza parla In Cile 30mila contro l'aborto
In 30mila a Santiago contro la legge di depenalizzazione dell'aborto che la presidenta Bachelet ha promesso in campagna elettorale. Sostenuti da una Chiesa compatta e determinata, giovani e giovanissimi stanno mostrando una cultura pro life ormai matura. E sabato si replica con un'imponente Celebración por la Vida della quale la Bachelet non potrà non tenere conto.
Va avanti senza soste la marcia per introdurre l’aborto in Cile. L’analisi in commissione Salute del disegno di legge di depenalizzazione è avviata. L'aveva promesso in campagna elettorale la presidente Michelle Bachelet: portare il paese andino al pari delle democrazie più “compiute” che hanno l’aborto legale nel loro ordinamento.
Ma come già scritto dalla Nuova BQ la Bachelet ha trovato sulla sua strada una Chiesa cilena molto compatta e determinata nell’opporsi ad una legge che nasce con l’intento di consentire l’aborto in casi di stupro, pericolo di vita per la madre, invalidità del feto, vecchi cavalli di Troia già utilizzati a suo tempo negli Stati Uniti e in Europa, ma che di fatto hanno costituito la chiave d’accesso per il mercato legale delle interruzioni di gravidanza.
Così, mentre prosegue il dibattito in Parlamento, che sarà chiamato al voto della commissione il 6 settembre, la Chiesa insiste con una mobilitazione che ha dello straordinario e che testimonia una cultura pro life matura e attiva.
Sabato scorso erano in 30mila i giovani che hanno manifestato per la vita e contro l’aborto. Una manifestazione di piazza che non è passata inosservata e che ha avuto il suo epilogo nel santuario della capitale dedicato a San’Alberto Hurtado, canonizzato da Benedetto XVI.
Giovani e giovanissimi, quasi tutti al di sotto dei 25 anni, a testimonianza che la battaglia per la vita non è un retaggio del passato, tutti «compromessi con il bene comune», come suggerisce Papa Francesco nella Laudato sì.
E in questo frangente storico il bene comune per il Cile è diventato un No senza condizioni all’aborto, segno che non è mai troppo tardi per le battaglie giuste. Nel paesi occidentali quella dell’aborto sembra una battaglia ormai del passato, segnata da una stagione di forti contrapposizioni ideologiche, una lotta fuori tempo tanto che ancora oggi parlare di aborto è un argomento che non polarizza nemmeno più le coscienze. Ma in Cile no, qui la legge ha imposto regole ferree per evitare l’uccisione di feti innocenti a che grazie alla dittatura di Pinochet che ha cristallizzato certe “battaglie civili”. Così lo sdoganamento dell’aborto è diventata una battaglia più che mai attuale.
La marcha, che si svolge tutti gli anni ed è chiamata “della solidarietà” quest’anno ha così assunto un accento particolarmente pro life.
I grandi media, come previsto l’hanno snobbata, soltanto il portale dell’Arcidiocesi di Santiago l’ha riportata, ma questo è solo l’inizio perché sabato 3 settembre dal Paseo Bulnes di Santiago partirà la “Celebración por la Vida” dove sono attese decine di migliaia di famiglie, associazioni e giovani. E per la Bachelet sarà difficile fare finta di non aver visto niente.