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IL TRIDUO

La Pasqua del Papa dedicata all'Ucraina

Basta "mostrare i muscoli mentre la gente soffre". Lo ha detto papa Francesco nell'omelia di Pasqua dedicata alla "martoriata Ucraina così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata".

Ecclesia 18_04_2022

Ieri Papa Francesco ha presieduto, sul sagrato della Basilica di San Pietro, la solenne celebrazione della messa di Pasqua di fronte ad una folla delle grandi occasioni: 50 mila fedeli secondo le stime fornite dal Vaticano. Subito dopo ha fatto la sua ricomparsa in piazza San Pietro la papamobile targata SCV 1 che ha portato il Pontefice a salutare le migliaia di persone assiepate dietro le transenne anche in via della Conciliazione. Al termine del saluto alla folla, Francesco si è affacciato dalla Loggia Centrale della Basilica petrina per impartire la Benedizione Urbi et Orbi. Ad affiancarlo il cardinale protodiacono Renato Raffaele Martino e il cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e reduce dalle missioni al confine ucraino.

Proprio l'Ucraina è stata inevitabilmente al centro del messaggio pasquale pronunciato dal Santo Padre. "Sia pace per la martoriata Ucraina così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata", ha detto Bergoglio, invocando "una nuova alba di speranza" in grado di sorgere "su questa terribile notte di sofferenza e di morte". Il Papa ha invitato a smetterla "di mostrare i muscoli mentre la gente soffre" e al tempo stesso ha chiesto che questa guerra in Europa ci renda "più solleciti" di fronte ai tanti conflitti che ci sono nel mondo.

Francesco ha detto di portare nel cuore "tutte le numerose vittime ucraine, i milioni di rifugiati e di sfollati interni, le famiglie divise, gli anziani rimasti soli, le vite spezzate e le città rase al suolo", affermando di avere impresso negli occhi "lo sguardo dei bambini rimasti orfani e che fuggono dalla guerra" e di fronte ai quali non possiamo "non avvertire il loro grido di dolore, insieme a quello dei tanti altri bambini che soffrono in tutto il mondo: quelli che muoiono di fame o per assenze di cure, quelli che sono vittime di abusi e violenze e quelli a cui è stato negato il diritto di nascere".

Francesco è sembrato affaticato dagli impegni di questo Triduo Pasquale ed ha dovuto leggere parte del messaggio da seduto. Anche la Veglia pasquale nella Notte Santa era stata presieduta dal decano del Sacro Collegio, il cardinale Giovanni Battista Re. I problemi al ginocchio e l'affaticamento dei giorni precedenti non hanno permesso al Papa di prendere parte alla processione d'ingresso verso l'Altare, ma non ha comunque rinunciato a pronunciare l'omelia nella quale ha messo in guardia dal pericolo di un "Cristianesimo che cerca il Signore tra i relitti del passato e lo rinchiude nel sepolcro dell'abitudine" perché sarebbe un "Cristianesimo senza Pasqua" mentre "il Signore è risorto" e siamo dunque chiamati a  "non attardarci attorno ai sepolcri", ma a riscoprire "Lui, il Vivente".

"Com'è bella una Chiesa che corre in questo modo per le strade del mondo senza paure, senza tatticismi e opportunismi; solo col desiderio di portare a tutti la gioia del Vangelo", ha affermato inoltre il Papa durante l'omelia nel Sabato Santo. Ad ascoltarlo in Basilica anche il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, e tre parlamentari ucraini ai quali il Santo Padre si è rivolto direttamente, menzionandoli e dicendo: "In questo buio che voi vivete, il buio oscuro della guerra e della crudeltà, tutti noi preghiamo con voi e per voi questa notte, preghiamo per le tante sofferenze", concludendo con un "Cristo è risorto" in lingua ucraina.

Bergoglio ha anche invocato "gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra" e dunque "opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno, con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne e soprattutto con opere di amore e di fraternità". Una testimonianza di ciò era arrivata proprio il giorno precedente nella Via Crucis ritornata finalmente al Colosseo. Nonostante le polemiche, infatti, il Papa non ha fatto marcia indietro ed ha voluto comunque che rimanesse nel programma la presenza dell'ucraina Irina e della russa Albina, anche se è stata cancellata la prevista meditazione. Le due amiche infermiere hanno portato la croce insieme nella tredicesima stazione, in un momento di silenzio e di grande intensità che ha colpito tutti e che rimarrà probabilmente come l'immagine più significativa di questo Triduo Pasquale.