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messaggio

La pace disarmata e disarmante viene dal Buon Pastore

Le parole di Leone XIV per la LIX Giornata Mondiale della Pace riecheggiano quelle pronunciate dal Papa nel primo saluto subito dopo l'elezione. Ad aver «abbattuto i muri di separazione fra gli esseri umani» è Cristo e la sua vittoria, attraverso la «perseveranza di molti testimoni» si fa «persino più percepibile e luminosa nell’oscurità dei tempi».

Borgo Pio 19_12_2025

Il saluto del Risorto («pace a voi!)» e l'auspicio per «una pace disarmata e disarmante», con cui Leone XIV si presentò per la prima volta l'8 maggio scorso, riecheggiano anche nel messaggio per la LIX Giornata Mondiale della Pace, che ricorrerà il 1° gennaio 2016. Nel testo firmato l'8 dicembre e reso noto ieri il Papa prende ancora le mosse da questa Parola che «non soltanto augura, ma realizza un definitivo cambiamento in chi la accoglie e così in tutta la realtà». E ripete ancora una volta che «questa è la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente».

Un messaggio improntato a quella "verticalità" che ha connotato l'esordio del pontificato di Prevost, affrontando il tema della pace non in chiave meramente socio-politica, ma volgendo anzitutto lo sguardo a «Cristo, nostra pace. La sua presenza, il suo dono, la sua vittoria riverberano nella perseveranza di molti testimoni, per mezzo dei quali l’opera di Dio continua nel mondo, diventando persino più percepibile e luminosa nell’oscurità dei tempi». Il Papa parla del «contrasto fra tenebre e luce» come un'«esperienza che ci attraversa e ci sconvolge in rapporto alle prove che incontriamo, nelle circostanze storiche in cui ci troviamo a vivere. Ebbene, vedere la luce e credere in essa è necessario per non sprofondare nel buio» ed è «un’esigenza che i discepoli di Gesù sono chiamati a vivere in modo unico e privilegiato, ma che per molte vie sa aprirsi un varco nel cuore di ogni essere umano». Leone XIV cita sant'Agostino («Se volete attirare gli altri alla pace, abbiatela voi per primi; siate voi anzitutto saldi nella pace. Per infiammarne gli altri dovete averne voi, all’interno, il lume acceso») ed esorta ad aprirsi alla pace e custodirla «come una piccola fiamma minacciata dalla tempesta».

La pace disarmata e disarmante ha il volto di Cristo, in particolare, rispettivamente, nel Getsemani e a Betlemme. «Poco prima di essere catturato, in un momento di intensa confidenza, Gesù disse a quelli che erano con Lui: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi"». Questa pace disarmata («Rimetti la spada nel fodero»), contestata anche da Pietro, osserva il Papa, non va relegata a un ideale lontano, anzi «Se la pace non è una realtà sperimentata e da custodire e da coltivare, l’aggressività si diffonde nella vita domestica e in quella pubblica. Nel rapporto fra cittadini e governanti si arriva a considerare una colpa il fatto che non ci si prepari abbastanza alla guerra, a reagire agli attacchi, a rispondere alle violenze. Molto al di là del principio di legittima difesa, sul piano politico tale logica contrappositiva è il dato più attuale indelineare un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente “delegare” alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane. È una spirale distruttiva, senza precedenti, dell’umanesimo giuridico e filosofico su cui poggia e da cui è custodita qualsiasi civiltà». La pace disarmante del Dio-Bambino è cantata a Betlemme dagli angeli che annunciano «la presenza di un Dio senza difese, dal quale l’umanità può scoprirsi amata soltanto prendendosene cura». Naturalmente il Pontefice invita a non «distogliere l’attenzione di tutti dall’importanza della dimensione politica», a privilegiare il disarmo invece del riarmo e a percorrere «la via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale, smentita purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti». Il tutto in un quadro di fondo che si può condensare in questa frase: «La pace ha il respiro dell'eterno».