Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
l'intervista

«La mia famiglia XXL e la nostra nuova vita in Francia»

Emigrare per trovare condizioni migliori in cui far vivere una famiglia numerosa: la storia di Zhirajr, medico italiano che vive in Francia con moglie e sei figli. E che ora scrive alla Meloni: «In Italia non riuscivo a risparmiare, qui il mio stipendio è aumentato, ma le tasse sono pari a zero e dallo Stato ricevo circa 800 euro a figlio. Non è assistenzialismo, ma un investimento per lo Stato». Il problema non è solo economico: «Il Governo fa la sua parte, ma oggi manca l'educazione all'umano propria della Chiesa».

Famiglia 19_01_2023
Una famiglia raccontata dalla serie tv Familles nombreuses

Il quarantunenne Zhirajr Mokini Poturljan, naturalizzato italiano di origini armene, aveva un sogno: crescere una famiglia numerosa, ma farlo in Italia sarebbe stato quasi impossibile. Così ha accettato un lavoro in Francia e dal 2018 vive alle porte di Parigi con la moglie e i loro sei figli dove svolge la professione di medico anestesista in una clinica privata.

Emigrare per poter coltivare il desiderio di mettere al mondo tanti figli senza scivolare nella povertà. È questa la scelta di Zhirajr, che si è resa possibile perché oltralpe ci sono condizioni decisamente migliori per le famiglie numerose, come spiega in questa intervista alla Bussola nella quale illustra il cosiddetto modello francese a cui guarda il ministro della Famiglia e Natalità Eugenia Roccella. L’uomo ha scritto una lettera al presidente del Consiglio (QUI) che sarà pubblicata sul sito dell’ANFN. La foto di questa intervista è tratta da un'immagine di una seguita serie tv francese in onda da cinque anni su Tf1, la Rai 1 di Francia, che racconta il quotidiano delle famiglie XXL. Anche questo dà l'idea che oltralpe il clima è diverso: le famiglie numerose non sono panda. 

Zhirajr, da quanto tempo è in Francia?
Da tre anni, sono venuto in Italia a 14 anni e ho studiato a Venezia. L’università l’ho fatta a Chieti, dove ho conosciuto il movimento di Comunione e Liberazione, poi sono andato a lavorare come medico a Monza.

Perché ha scritto questa lettera?
Perché noi in Francia stiamo bene, ma il desiderio di tornare in Italia è grande, solo che bisogna pensarci bene dato che ci perderemmo molto in termini economici. Così, vedendo l’attenzione del nuovo governo alla famiglia ho pensato di dare la mia testimonianza per incoraggiarlo a intraprendere questa strada.

Perché avete deciso di lasciare l’Italia?
Nel 2018 mia moglie era incinta del quarto figlio, vivevamo in affitto e lavoravo solo io, ma mi ero accorto che quell’anno, già con tre figli, non ero riuscito a risparmiare praticamente nulla, così mi sono detto: non va bene, o mia moglie incomincia a lavorare oppure bisogna cambiare.

E perché avete scelto la Francia?
Un amico medico italiano in Francia mi disse: “Perché non vieni qui?”. Ho deciso di provare, finché i figli sono piccoli possiamo permettercelo. E così siamo andati a vivere vicino a Parigi.

Ha avuto problemi col lavoro?
No. Il sistema sanitario francese è pubblico e privato. Nel privato, lavori come libero professionista e puoi godere di una grande mobilità e di un mercato del lavoro dinamico. Se decidi di cambiare lavoro, il giorno dopo trovi facilmente.

E le cose sono cambiate?
Da subito, anzitutto, lo stipendio è aumentato sensibilmente pur svolgendo lo stesso lavoro. Ma ciò che per me è stato sorprendente fin da subito è che il sistema fiscale francese è incrementale: lo stipendio cresce, ma le tasse, per noi che abbiamo una famiglia numerosa, sono diminuite. Da due anni non verso l’Irpef.

E poi sono arrivati gli altri figli?
Sì. Dal 2019 al 2021 abbiamo messo al mondo altri due figli.

E lo Stato vi ha aiutato?
Tantissimo. L’aiuto nel periodo perinatale è elevato: per preparare la nascita del figlio la CAF versa un premio nascita al settimo mese, di circa 1000 euro. Alla nascita del bambino la mamma gode fino a 12 giorni di visite a domicilio da parte di una ostetrica, a seconda del bisogno, coperte dal sistema sanitario nazionale. L’ostetrica cura la mamma e il bambino, esegue esami ed analisi. Alla nascita di un figlio, la famiglia gode di un anno di tariffe agevolate per la pulizia della casa in base al Quoziente Famigliare. La CAF indica delle società accreditate alle quali paga direttamente il proprio contributo. Nel mio caso noi paghiamo 4,5 euro l’ora, tre volte alla settimana per 12 ore totali.

Ma gli aiuti non si fermano solo ai primi anni di vita del bambino?
No, è continuo a seconda delle condizioni e di ciò che ti serve: scuola, casa, salute, educazione. Lo stato offre la possibilità di mutui agevolati, che coprono il 100% del costo della casa e della ristrutturazione, senza tasso fino a 200.000 euro e con tasso controllato per il resto.

E la scuola?
Alla scuola privata è riconosciuto il ruolo di utilità pubblica. Perciò è lo Stato che paga i professori nelle scuole private per la parte di servizio che è uguale alla scuola pubblica. Questo riduce notevolmente le rette. In Italia pagavo 4000-5000 euro all’anno per la scuola privata ogni figlio, in Francia 1500-2000 e posso iscriverli tutti e sei. In più, dal terzo figlio esiste la possibilità di avere la Carta grandi famiglie che permette sconti progressivi dal 25 al 75% (dal sesto figlio) sui servizi statali, trasporti, musei.

Percepisce anche l’assegno?
Certamente. Il punto di partenza per tutto è il tuo Quoziente famigliare (in Francia non esiste l’Isee ndr) che è la base per l’erogazione di tutti i servizi. E con il crescere del numero dei figli non si è penalizzati, anzi.

Ha mai provato a fare un calcolo su quanto percepirebbe in Italia oggi?
No, sarebbe impossibile, ma le posso dire che, a occhio, ricevo circa 800 euro al mese per ogni figlio.

In Italia col suo stipendio sarebbe considerato un ricco e non percepirebbe nemmeno la metà. Così non le sembra assistenzialismo?
No, è un sistema che riconosce ciò di cui hai bisogno per crescere una famiglia che è considerata davvero la cellula della società. Per lo Stato è un investimento.

Nella lettera parla anche del ruolo che dovrebbe avere la Chiesa. Perché?
Perché il fare figli non è un problema solo economico, è ontologico. Bisogna partire da una domanda.

Quale?
Perché devi fare figli? Oggi c’è una riduzione solo all’aspetto sessuale, di piacere, così la procreazione è vista come un problema aggravato dalla crisi economica.

E invece che cos’è?
Fare figli è la piena realizzazione dell’umano, è il problema di Abramo che vuole figli perché vuole rimanere nell’eternità, ma questo è possibile solo generando vita. Questo aspetto nella società è perso, ma non può farlo scoprire lo Stato.

Però, almeno in Francia fa la sua parte…
Esatto, il punto è proprio questo: lo Stato fa la sua parte, rimuove, diciamo così, gli ostacoli economici, ma quello che manca oggi è un’educazione all’umano che spetta principalmente alla Chiesa.

Oggi, quando si parla di famiglie numerose, nella Chiesa si sente spesso parlare di paternità responsabile. È passato anche tra i cattolici il concetto che non puoi procreare se non sei in grado di fare i calcoli sul mantenimento dei figli…
È un errore perché la paternità responsabile non è questo.

Che cos’è?
È quello che diceva Paolo VI nella Humanae Vitae e che ha ribadito fino a poco fa l’Istituto Giovanni Paolo II: di fronte a Dio hai la responsabilità di procreare; infatti nell’HV c’è scritto che solo per motivi gravi - e lascia a te la valutazione su quali siano - eviti di procreare, ma volendo vivere questa paternità siamo arrivati a sei figli e Dio ci ha dato gli aiuti necessari. Ecco perché la Chiesa dovrebbe ripartire da questa educazione che sembra aver dimenticato.