Assegni, governance e fisco: a lezione dalla Francia
Il ministro Roccella si ispira al modello francese, ma la strada per raggiungerlo è ancora molto lunga: accanto a prestazioni come gli assegni, superiori ai nostri, e supporto alle donne che rinunciano al lavoro per i primi anni dei figli, il sistema francese si fonda su una governance apposita che eroga 90 miliardi all'anno e soprattutto su un fisco a misura di famiglia con quoziente familiare.
Nel corso dell’intervista rilasciata alla Bussola, il ministro della Famiglia e della Natalità Eugenia Roccella ha detto di guardare con interesse al modello francese di sostegno alla famiglia. Ma in che cosa consiste? Si tratta di un sistema articolato, che coniuga le politiche famigliari in tre direttrici fondamentali: una tassazione family oriented, sostanziosi sussidi per diverse tipologie di bisogni (dalla scuola alle baby-sitter, dall’assegno al sostegno disabili) e una governance dedicata.
UN ENTE APPOSITO
Il punto di partenza è capire la strutturalità delle misure francesi, che non hanno nulla a che vedere con il sistema di assistenzialismo nel quale noi releghiamo le provvidenze famigliari.
La principale differenza con l’Italia, infatti, si chiama Caf, Caisse d'allocations familiales. Immaginate di avere un Inps autonomo e dedicato solo alle politiche famigliari. Un istituto di previdenza che costituisce una delle gambe portanti del sistema di welfare del Paese e che quindi non è messo in discussione ad ogni governo e ad ogni finanziaria e soprattutto la cui dotazione economica non è lasciata ogni anno alla buona o cattiva volontà del governo pronto a dire sempre “non ci sono soldi” o “più di così non si poteva fare”.
Il Caf è questo, il principale erogatore di sussidi alle famiglie, un’istituzione incrollabile nel Paese, come il Servizio Sanitario Pubblico o la nostra Inps. Nel 2021, il Caf ha erogato la bellezza di 90 miliardi di euro di prestazioni per 13 milioni di famiglie e 33 milioni di beneficiati, tra cui 13 milioni di bambini. Quindi, il primo requisito per avere delle politiche famigliari che funzionano (la Francia pur essendo da qualche anno appena sotto il tasso di sostituzione figli/donna, al 1,8 è stata a lungo tempo sopra il 2) è quello di dotarsi di una governance strutturale in grado di sostenere una dell’architrave dello Stato e non un programma meramente assistenziale e di sostegno alla povertà.
Un sistema efficiente e di contrasto all’inverno demografico è quello di investire su una struttura che non sia condizionata dai venti politici, che in Italia sono cangianti, e non è messa in discussione o che non deve tutte le volte andare con il cappello in mano a “perorare” la causa della famiglia esultando quando si riesce a strappare un misero 0 virgola di aumento.
LA CARICA DEI 101
Dentro al Caf, poi vengono erogate diverse prestazioni familiari, attraverso 101 casse dipartimentali sparse nel Paese. Prestazioni a tutti coloro che, lavoratori dipendenti, autonomi e disoccupati, hanno figli sotto i 20 anni. Vediamo le principali:
Si parte da una base mensile di calcolo universale fissata a 422,28 euro rivalutata ogni anno (BMAF) che costituisce la base dell’assegno familiare il cui importo è modulato a seconda dei redditi della famiglia. Fino al marzo 2023, poi ci sarà un adeguamento in aprile, l’importo mensile è di 140,54 euro per 2 figli, 320,59 per 3 figli a cui si aggiungono 180 euro per ogni figlio in più. Interessante notare che oltre i 14 anni si riceve una maggiorazione di 70 euro. In Italia questo concetto non è afferrato dato che si tende a dare di più con i figli sotto i tre anni. A questo si aggiunge un supplemento famigliare alle famiglie con 3 o più figli e età inferiore ai 21 anni che, nel caso di una coppia con redditi tra i 27mila e i 54mila ammonta a 175 euro al mese. Vi sono poi altre voci a seconda delle condizioni e dei bisogni: l’assegno forfettario, il supplemento famigliare, l’assegno di sostegno familiare, l’assegno per l’educazione del figlio disabile.
Venendo alle prestazioni legate alla nascita e alla custodia della prima infanzia, la Francia per risolvere il cosiddetto problema della conciliazione famiglia/lavoro, oltre al “premio alla nascita o all’adozione”, ha introdotto il PreParE, la prestazione condivisa di educazione del bambino che permette al genitore di sospendere la propria attività lavorativa o di ridurla per occuparsi del bambino di meno di tre anni.
È erogata senza limiti di reddito, dunque è universale. Se si decide di cessare totalmente dall’attività lavorativa si percepiscono 408 euro al mese, se il part time è inferiore o pari al 50% è di 263 euro, se invece il part time è compreso tra il 50 e l’80%, la prestazione è di 152 euro al mese. Il genitore che ha smesso di lavorare ma ha almeno 3 figli, nei 48 mesi di prestazione riceve 666 euro. Non si chiama reddito di maternità, ma il senso è questo.
È poi prevista una integrazione per la libera scelta del metodo di custodia, dall’assistente materno abilitato (una baby-sitter) al nido. È una prestazione a rimborso, che viene erogato dalla cassa per le prestazioni famigliari e che ha un importo massimo di copertura di 481 euro al mese.
Il sostegno a chi ha figli disabili è molto strutturato. Per fare un esempio: in sesta categoria, quella più elevata di bisogno di assistenza e di grado di handicap, si possono ricevere fino a 1146 euro al mese, con maggiorazione di 451 euro qualora la condizione del figlio obblighi il genitore ad abbandonare il proprio lavoro.
LA SCUOLA È FAMIGLIA
Un’altra novità rilevante rispetto all’Italia è l’assegno per l’inizio dell’anno scolastico, che salda in maniera stretta le politiche famigliari al diritto all’educazione, altro concetto neanche solo ventilato in Italia. È subordinato al reddito e viene erogato ad agosto per ogni figlio di età compresa tra i 6 e i 18 anni che frequenti la scuola ogni anno. L’importo ad aliquota piena per l’anno scolastico in corso è di 378 euro per i figli tra i 6 e i 10 anni, 399 per quelli tra 11 e 14 anni e 413 euro per i figli tra i 15 e i 18 anni. Anche qui si assiste ad una progressione con il crescere dell’età di ogni minore.
FISCO A MISURA DI FAMIGLIA
Veniamo così all’ultimo troncone che sostiene le politiche famigliari francesi: il fisco a misura di famiglia. Come noto la Francia, già dai tempi di Mitterand ha introdotto il quoziente famigliare, che attribuisce un peso maggiore al crescere dei carichi familiari. In pratica, per quantificare l’imposta dovuta, il reddito della famiglia è diviso per il quotient familial, calcolato sommando i seguenti coefficienti: 1 per ciascuno dei due coniugi o conviventi; 1,5 se l’adulto è uno solo e ha figli a carico; 0,5 per i primi due figli a carico; 1 dal terzo figlio in poi.
L’impianto transalpino è così completo e abbraccia tutte le esigenze delle famiglie, senza entrare nell’assistenzialismo, ma riconoscendo che il figlio è il contribuente di domani che pagherà le pensioni anche di chi non ha avuto figli e che sostenere la famiglia nel difficile compito dell’educazione ha un costo che va diviso tra Stato e genitori.
Per il nostro Paese, ancora molto indietro rispetto ai nostri cugini, ma che sta conoscendo con il governo Meloni un primo e storico impulso in direzione di politiche familiari, la decisione di proseguire nella strada e incominciare a fare sul serio e curare davvero il grande malato dei nostri giorni. L'aumento dell'assegno unico va nella direzione giusta, così come l'aiuto alle famiglie meno benestanti. Ma la mancanza di una vera riforma fiscale che recepisca il concetto di favor familiae e l'assenza di un ente di erogazione dedicato, rendono il nostro Paese zoppo, incapace di combattere il calo demografico con tutti gli strumenti a disposizione.