La Messa alla gogna: Striscia fa multare prete senza motivo
Indegna gogna a Formia: una troupe di Striscia umilia un prete che distribuisce la Comunione a Pasqua a pochi fedeli. Lui, terrorizzato, si difende alla Nuova BQ: «Erano autorizzati». Per punirlo la questura gli formalizza una multa con una violazione inventata e indotta dal servizio tv: «La Comunione è assimilata ai prodotti alimentari, mascherina e guanti per distribuirla», spiega il sindaco. Follia, nessuna legge lo prescrive, l'Ostia non è la focaccia del panificio. Il vescovo lo scarica e gli rimprovera il numero eccessivo dei fedeli. Sulle Messe, una Cei sempre più sottomessa a Cesare tratta per il ripristino.
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Se non sono i poliziotti ci pensa Striscia la notizia. Al posto del maresciallo c’è Jimmy Ghione, ma l’obiettivo è sempre lo stesso: la caccia alle streghe dei preti che celebrano Messa in tempo di Coronavirus e che finiscono nel mirino della buoncostume in formato gogna pandemica.
In questi pazzi giorni chiamati diabolicamente di digiuno eucaristico, ma in realtà di proibizione del culto come mai non si era visto nell’Occidente libero, ne abbiamo raccontate tante: blitz della polizia in chiesa, Messe e processioni multate dai carabinieri, segnalazioni di delatori e sindaci che mandano i vigili a interrompere le celebrazioni. Ci mancava la troupe televisiva per denunciare una Messa di Pasqua. È arrivata l’altra sera sotto forma di delazione in prima serata tv: ecco servita la gogna mediatica al prete che distribuisce la Comunione “proibita”. Proibita perché stando a una non meglio precisata interpretazione questurile la Santa Comunione non è stata distribuita come la focaccia al forno Rosina: con guanti e mascherina. Follia.
Succede a Formia, diocesi di Gaeta e ora il povero vicario parrocchiale messo alla berlina e tradito da un parrocchiano intrufolatosi senza autorizzazione nella chiesa del Buon Pastore per la Messa di Pasqua, rifugge terrorizzato i giornalisti. Anche quelli come noi che vorrebbero dargli la possibilità di difendersi dall’osceno ludibrio al quale è stato esposto dalle telecamere di Striscia che lo hanno raggiunto mentre stava curando il verde della parrocchia e non si presentava certo con la dignità che si confà a un prete in tv, umiliandolo come un furfante che non rispetta le supreme leggi governative.
I fatti. «Il nostro gancio», lo chiama Jimmy Ghione, entra in chiesa per la Messa di Pasqua e davanti al portone mostra il giornale del 12 aprile, come hanno fatto le Brigate Rosse con Sossi e Moro, per far vedere che si trattava proprio della Messa di Pasqua.
Un sacrilegio, semmai, perché riprendere un prete che sta dicendo Messa e poi spacciare il girato come una violazione del Dpcm perché viene distribuita la Comunione senza guanti a poche persone è una carognata che andrebbe punita per legge.
Invece la legge, dopo il servizio di Striscia, si è accanita sul povero prete, padre Konka Showrilu, che si è dovuto scusare con l’ormai consueto «non accadrà più», ma nel frattempo si è visto recapitare una multa di 500 euro con tanti saluti da parte del primo cittadino Paola Villa che ha minacciato di allertare nell’ordine la curia vescovile e la Prefettura.
«Le celebrazioni religiose devono essere fatte esclusivamente dal sacerdote da solo», ha ripetuto il sindaco interrogata come una scolaretta dalla troupe Mediaset. Obbrobrio giuridico e bestialità amministrativa, che un vescovo assennato dovrebbe rispedire al mittente, semmai. Il primo cittadino non sa – o forse fa finta di non sapere – che lo stesso Viminale ha chiarito che in vista delle celebrazioni pasquali «è ammessa la presenza di cantori, ministranti, lettori e diaconi che aiutino il parroco per la Messa e che possano scrivere in autocertificazione “comprovate esigenze lavorative”»?
«Infatti, le persone presenti, tranne il «gancio» di Striscia, erano autorizzate», ha poi spiegato il primo cittadino alla Nuova BQ. Cosa ribadita anche dallo stesso padre Showrilu: «Tutti erano a norma, c’erano pochi parrocchiani che cantavano e leggevano», ha spiegato alla Nuova BQ il prete ancora sotto choc. «Ma non voglio più parlare di questa storia, vi prego di lasciare stare», ha aggiunto non prima di averci confermato l’arrivo del verbale di 500 euro.
Ne consegue che quella multa è illegittima perché le persone erano autorizzate a stare lì e a ricevere la Comunione. Quale sarebbe la colpa del prete, allora? Semplice: aver distribuito la Comunione senza le protezioni. Ma dove sta scritto che per distribuire la Comunione si debbano avere guanti e mascherine? Da nessuna parte, ma per la buoncostume di Striscia sembra essere un presidio indispensabile perché ormai l’igienismo anti Covid ha il potere su tutto, anche su ciò che c’è di più sacro. E basta questo per irrompere in chiesa e permettere la profanazione di una Messa?
Pare di sì. Così il sindaco: «Ci pensa la questura a formalizzare l’esposto e credo che utilizzerà il fatto che la Comunione non è stata distribuita con le protezioni, al pari di qualsiasi alimento», ci dice. Chiediamo dove stia scritto che la santa Ostia debba essere equiparata a pizzette e lasagne da banco: «In effetti non ho trovato questo nei documenti della Cei, ma noi siamo in un paese che è in uno stato di diritto e l’Eucarestia deve essere considerata alla stregua degli alimenti e coloro che somministrano alimenti hanno l’obbligo di utilizzare mascherina e guanti».
In sostanza, padre Konka è stato multato per un reato che non esiste, ma è stato “costruito” artatamente per giustificare l’indegno blitz di Striscia. Una multa del genere al Tar non entra neanche dalla finestra tanto è scriteriata, ma è più che sufficiente per mettere sull’attenti preti e vescovi che ora sono terrorizzati e se ne guardano bene dal rispondere in faccia a questi abusi.
La curia e il vescovo, avvertiti dalla sindaca non hanno dichiarato nulla, né pensato di difendere il povero sacerdote. Anzi, dai contatti che la Bussola ha avuto con il responsabile delle comunicazioni sociali don Maurizio di Rienzo, si scopre che a infastidire il vescovado è stato il numero delle persone presenti considerate «non tutte essenziali». Non si fa cenno alla distribuzione della Comunione, che invece stando al sindaco sarebbe la “colpa” principale del viceparroco. Però si sottolinea che «è giusto che chi sbaglia, si prenda le sue responsabilità, anche se si tratta di un sacerdote, il quale per altro si è subito autodenunciato».
Il punto, però a questo punto è in che cosa il prete avrebbe sbagliato, la distribuzione della comunione o i fedeli presenti? E chi avrebbe il dovere di farglielo notare, il vescovo, la tv o la polizia con sindaco? Il sospetto è che per giustificare il "disturbo" di Striscia si sia dovuto per forza trovare un reato. Anche inesistente.
È questo solo uno di tanti casi di attacco alla Chiesa negli ultimi giorni, giorni pasquali, ma di prova. Le cronache si sprecano e dopo San Marco in Lamis abbiamo trovato parroco e sindaco multati a Dosolo (Mantova) per la stessa processione che al vescovo di Chieti Bruno Forte (“forte” anche nella politica ecclesiastica) non è costata nulla, salvo la “caduta” del Cristo appeso al crocifisso.
Il clima di psicopolizia e da colonna infame è alimentato da forze dell’ordine, sindaci e media che spesso ignorano le stesse regole emanate dal Governo, basti vedere il caso della nota del Viminale del 27 marzo, che è stata completamente ignorata anche a Formia e si inventano i reati.
Ma è un clima che ha una radice comune: il lassismo episcopale, che ha voluto in prima persona la sospensione delle Messe abbandonando al suo destino fedeli e parroci e che ora sta cercando di correre ai ripari provando a concordare col Governo una road map per la riapertura.
Dalle poche notizie che filtrano, i contatti tra Cei e Governo sono avviati, ma per poter tornare a Messa dovremo aspettare. Oggi è previsto il consiglio permanente della Cei. La speranza è che qualcosa si smuova. Ma la posizione è ormai quella della sottomissione dei vescovi al governo, in barba al Concordato e alla Costituzione. Del resto, non c’è da stupirsi per chi in questa Quaresima/Pasqua ha dimostrato senza problemi di non avere altro re all’infuori di Cesare.