Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
INTERVISTA AL VESCOVO

D'Ercole, appello alla Cei: «I fedeli vogliono la Messa»

Il vescovo di Ascoli Piceno, D'Ercole, rompe il silenzio della Chiesa: «I fedeli ci chiedono di tornare a Messa. Cei e governo trovino un accordo sui modi, ma sono i vescovi a decidere. La gente sta soffrendo senza celebrazioni». E sui blitz della polizia in chiesa: «Mi fanno soffrire, sono un attacco alla fede che non capisco». 

Ecclesia 16_04_2020

Monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, quando si tornerà a Messa?
È questa la vera domanda che tutti ora dobbiamo porci.

Quindi?
Spero presto, prestissimo, perché è il popolo a chiederlo.

Ha ricevuto richieste?
Tantissime dai miei fedeli, la mia esperienza quotidiana mi fa toccare il desiderio di tanta gente che vuole al più presto rientrare in chiesa.

Lei ha detto recentemente che non ha condiviso la sospensione delle Messe…
Nella mia diocesi non ho mai chiuso le chiese e ho voluto che i sacerdoti stessero vicino alla gente.  

Si può pensare a organizzare Messe che prevedano distanziamento sociale?
Sì, ma non mi addentrerei in discorsi tecnici di questo tipo, potete immaginare da voi stessi che cosa possa servire.

D’accordo, noi abbiamo avanzato già da tempo la proposta di Messe distanziate con servizio d’ordine, raddoppiate di numero e ridotte nel tempo di celebrazione…
Posso trovarmi d’accordo, ma ripeto, ora mi sta a cuore far passare un altro concetto.

Quale?
Io dico che la gente ha sofferto per non essere potuta andare in chiesa. Di questo bisogna tenere conto. Quello del culto è un diritto inalienabile e la sua libertà deve essere garantita.

La partita è in mano al governo, ma i vescovi dovrebbero fare pressioni. D’altra parte tutti stanno facendo pressioni per riaprire. Prenda gli stabilimenti balneari…
Mi auguro che la decisione di riaprire le chiese non sia del Governo ma sia della CEI, cioè nostra. Certo, ci deve essere un accordo tra Chiesa e Stato come è logico che ci sia, ma si deve arrivare al più presto a trovare le modalità per riaprire.

Eppure il tema è scomparso dai radar. Nessuno ne parla…
Bisogna mantenere toni concilianti per portare a casa le Messe e ottenere il più possibile.

È un atteggiamento di chi chiede col cappello in mano al Governo, già questo fa comprendere i rapporti di forza tra Stato e Chiesa…
Non serve fare polemica in questo momento. Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti.

Sono sotto gli occhi di tutti anche i blitz della polizia in chiesa, le Messe e le processioni interrotte dai carabinieri, le segnalazioni dei delatori, le troupe televisive durante le celebrazioni, i sindaci che mandano i vigili e i fedeli…
Mi rifiuto di commentarle, mi fanno soffrire e non ne capisco il senso. Sono un ferita nella Chiesa.

Se accadessero nella sua diocesi che cosa farebbe?
Io? Reagirei come un cane arrabbiato a difesa dei miei fedeli e dei miei preti. Ma noi abbiamo avuto un rapporto splendido con le forze dell’ordine.