La Medaglia miracolosa, la «pallottola d’amore» di padre Kolbe
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San Massimiliano Kolbe aveva una grande devozione verso la Madonna della Medaglia miracolosa. E fin dall’inizio la Medaglia è stata il segno distintivo della Milizia dell’Immacolata, impegnatasi a diffonderla. La Bussola intervista padre Raffaele Di Muro.
«“O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. Allora si udì una voce che diceva: “Fai coniare una medaglia su questo modello. Tutti coloro che la porteranno al collo riceveranno grandi grazie, ed esse saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”». È santa Caterina Labouré che racconta quel famoso 27 novembre del 1830. La Vergine Immacolata si era presentata a lei già qualche mese prima, nella notte tra il 18 e il 19 luglio. Mentre l’ultima apparizione sarà nel dicembre dello stesso anno. Alla fine, la più famosa però rimarrà quella legata alla Medaglia miracolosa, segno d’amore tra la Vergine e i Suoi figli. Un segno a cui era particolarmente legato san Massimiliano Maria Kolbe, il sacerdote e francescano polacco ucciso il 14 agosto 1941 nel campo di concentramento di Auschwitz.
La Nuova Bussola Quotidiana ha chiesto a padre Raffaele Di Muro, rettore della Pontificia Facoltà di Teologia San Bonaventura-Seraphicum di Roma e direttore della cattedra kolbiana della stessa istituzione accademica, di spiegarci il senso della Medaglia nella vita di questo santo, il cui nome rimarrà legato indissolubilmente a quello della Vergine.
Padre Di Muro, come nasce la devozione alla Medaglia miracolosa in san Massimiliano Maria Kolbe?
Non sappiamo di preciso quando questa sua particolare devozione per la Medaglia abbia avuto inizio. Certamente una devozione simile non poteva che trovare terreno fertile in lui: entra nel suo animo quando il suo cuore è già “palpitante” per la Vergine Maria. Possiamo inoltre affermare che si inserisce pienamente nel suo cammino spirituale e umano del tutto ecclesiale: quindi, il suo animo ha respirato tutto quello che la Chiesa del tempo viveva, condivideva. La Medaglia fa parte delle devozioni dell’epoca e san Massimiliano interiorizza tutto questo: è proprio il suo sentire cristiano, il suo sentirsi parte integrante della Chiesa, che gli permette la conoscenza della Medaglia, conoscenza che molto presumibilmente è nata nel periodo romano di formazione, quando alloggiava nel collegio San Bonaventura di Roma a pochi passi dal Foro romano.
Quanto è stata importante la presenza della Medaglia miracolosa nell’Opera della Milizia dell’Immacolata da lui fondata?
Fin dal primo momento, nel 1917, è stata importante. È grazie alla Medaglia che ogni milite dell'Immacolata sentiva il senso di appartenenza alla stessa associazione di fedeli. È stata per loro – già per i primi sette giovani frati fondatori – il segno tangibile di far parte di un’unica grande famiglia: quella della Madre, la Vergine Maria. Sappiamo inoltre che fin da subito quei giovani frati andavano per le strade di Roma a consegnare a chiunque incontrassero sul loro cammino la Medaglia: era questa una maniera per parlare della Vergine poiché nel momento in cui la consegnavano cominciavano una breve catechesi sulla Medaglia, sul suo senso religioso e storico. Così come era stata preziosa per quei primi sette frati così lo è oggi: si continua con amore e perseveranza quello stesso apostolato mariano sulle orme di san Massimiliano Kolbe.
Durante i giorni della prigionia ad Auschwitz, nel 1941, san Massimiliano aveva con sé la Medaglia?
Si può presumere che in quei terribili giorni san Massimiliano non potesse avere con sé la Medaglia: bisogna precisare che una volta entrati nel campo di prigionia, ogni detenuto veniva spogliato di tutti gli oggetti che aveva con sé. Quindi, è facile pensare che il santo polacco non avesse la Medaglia. Ma un dato è certo: su alcuni muri delle celle di Auschwitz sono stati ritrovati dei disegni della Medaglia. È molto commovente pensare a ciò! Anche Massimiliano molto probabilmente ha disegnato anche lui sul muro il prezioso segno mariano. Ovviamente, prima che sui muri, la Medaglia era scolpita nel suo cuore!
Quanto è stato importante san Massimiliano Kolbe per la storia della diffusione della Medaglia?
Direi importantissimo, fondamentale! Per diversi aspetti: non solo per la sua azione apostolica nel diffondere materialmente la Medaglia, ma anche per ciò che ha scritto in merito. Kolbe la definiva «pallottola d’amore»: i tempi in cui vive e opera san Massimiliano sono tempi di guerra e, con quel termine così particolare, Kolbe gli insegna il potere dell’amore. Se le pallottole fatte di polvere da sparo uccidevano le persone, quelle “d’amore” riescono a propagare vita e speranza. E poi ci sono i tanti scritti nei quali troviamo catechesi e spiegazioni del senso della Medaglia stessa: dal Cavaliere dell’Immacolata, l’organo di stampa della Milizia, alle lettere personali. È tutta una spiegazione continua sul valore di questo importante segno mariano.
La Medaglia miracolosa e la Milizia dell’Immacolata oggi: quanto è importante la Medaglia per l’apostolato di oggi?
Ancora oggi la Medaglia continua ad essere il motivo predominante dell’apostolato della Milizia: un milite dell’Immacolata non esce mai senza averne alcune in tasca. La diffusione avviene in tanti luoghi: dalla comune strada alle carceri; dai luoghi della sofferenza come gli ospedali ai semplici luoghi domestici. La Medaglia rimane ancora oggi il segno più importante che la Milizia diffonde grazie ai suoi associati. Cambierà anche la società ma il valore e il senso di quel gesto – di donare la Medaglia a chi si incontra – rimane enormemente prezioso. San Massimiliano Kolbe ci ha insegnato questo e noi cerchiamo di continuare la sua opera. Un’opera che sottolinea che solamente con la Vergine Maria è possibile camminare e appartenere totalmente a suo Figlio Gesù, solo con Lei possiamo essere portatori di speranza, solidarietà e amore duraturi.
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