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IL SACRAMENTALE

La medaglia di San Benedetto, un’arma per la buona battaglia

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Fu approvata per la prima volta da Benedetto XIV, che concesse numerose indulgenze, tra cui quella plenaria in punto di morte. Tra le sue iscrizioni, quelle per tenere lontano il demonio e affidarsi alla luce della Croce.

Ecclesia 11_07_2023

I sacramentali sono fondamentali segni nel cammino di ogni cristiano. Il Catechismo della Chiesa Cattolica li definisce in questo modo: «Segni sacri per mezzo dei quali, con una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie circostanze della vita» (CCC 1667).

La medaglia di san Benedetto viene annoverata, appunto, fra i sacramentali. Segno forte, importante, che nella memoria di ognuno richiama il dono della fede. Richiama il santo di Norcia, patrono d’Europa e assoluto protagonista del monachesimo occidentale, colonna portante della Chiesa. Un santo che senza dubbio «con la sua vita e la sua opera ha esercitato un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea» (Omelia dell’udienza generale di papa Benedetto XVI, 9 aprile 2008).

La medaglia di san Benedetto è uno degli oggetti religiosi più famosi al mondo, assieme alla Medaglia miracolosa chiesta dalla Madonna a santa Caterina Labouré. Questa medaglia “mariana” ha come data-simbolo quella del 27 novembre 1830, quando la Vergine affidò appunto alla religiosa francese il compito di farla coniare. Solo due anni dopo, però, verrà realizzato il desiderio di Maria Santissima: l’oggetto sacro verrà distribuito nel 1832 quando Parigi era nel bel mezzo di una terribile epidemia di colera. E sarà proprio questa medaglia a salvare tante vite umane dalla mortale malattia.

Sulle origini della medaglia di san Benedetto, invece, non si ha un’idea del tutto chiara, una data certa. Ciò che sappiamo è che l'ispirazione per la sua coniazione è da trovarsi in un episodio narrato dal biografo san Gregorio Magno: in questo episodio viene tracciato il grande potere del segno della croce fatto dallo stesso santo benedettino. Nel II libro de I dialoghi di papa Gregorio - in cui è tracciata la vita di san Benedetto - viene raccontato come il santo di Norcia si salvò dal veleno che alcuni monaci volevano somministrargli: «Benedetto alzò la mano e tracciò il segno della croce. Il recipiente era sorretto in mano a una certa distanza: il santo segno ridusse in frantumi quel vaso di morte, come se al posto di una benedizione vi fosse stata scagliata una pietra».

Nella confusa storia delle origini di questa medaglia ci sono comunque alcune date “di riferimento”. Ed è a queste che bisogna rifarsi per avere un quadro generale - non esaustivo purtroppo - sull’evoluzione della medaglia che sarebbe comparsa, per la prima volta, durante il Medioevo. La devozione avrebbe avuto nel 1050 una grande diffusione, soprattutto dopo la guarigione miracolosa del giovane Brunone, figlio del conte Ugo di Egisheim, in Alsazia. Brunone - così si narra - fu guarito da una grave infermità dopo che gli fu offerta la medaglia di san Benedetto. Dopo la guarigione, divenne monaco. Quel monaco diventerà successivamente pontefice: san Leone IX. Altre date da annoverare: gli anni 1741-1742, quando papa Benedetto XIV, con due brevi, approvò la devozione della medaglia, concedendo varie indulgenze a coloro che la portavano con fede. Tra le indulgenze concesse, anche quella plenaria in punto di morte, se soddisfatte alcune condizioni.

Va poi ricordato il 1880: fu proprio in quest’anno, in occasione del XIV centenario della nascita del santo, che venne coniata la medaglia come la conosciamo oggi. A disegnarla fu il monaco artista Desiderio Lenz, su richiesta dell’allora priore di Montecassino, padre Bonifacio Krug. Sul fronte della medaglia vi è impressa l’immagine di san Benedetto in vesti monastiche; regge nella mano destra una croce e nella mano sinistra un libro aperto, la Regola benedettina. Ai lati dell’effige del santo troviamo l’immagine di due oggetti-simbolo: alla sua destra è posta una coppa dalla quale s’intravede una vipera che fugge; alla sua sinistra, invece, troviamo l’immagine di un corvo che porta via un pane. Attorno alla medaglia, sono coniate le seguenti parole: Eius in obitu nostro presentia muniamur. Questa la traduzione: «Possiamo essere protetti dalla sua presenza nell’ora della nostra morte».

L’altra faccia della medaglia, invece, presenta la raffigurazione di una croce greca, sormontata dalla scritta Pax, il motto dell’ordine benedettino. Sulle braccia della croce troviamo l’acronimo di un’antica preghiera latina: Crux sacra sit mihi lux! Nunquam draco sit mihi dux! (Possa la Santa Croce essere la mia luce! Che il drago non sia mai la mia guida!).

Nei quattro angoli della croce, le lettere CSPB stanno ad indicare: Crux Sancti Patris Benedicti (La Croce del Santo Padre Benedetto). Nel margine della medaglia vi sono collocate, a mo’ di cornice, le seguenti iscrizioni: VRSNSMV – SMQLIVB, che sono le lettere iniziali di una preghiera latina di esorcismo contro il maligno: Vade retro Satana! Nunquam suade mihi vana! Sunt mala quae libas. Ipse venena bibas! (Vai indietro Satana! Non tentarmi mai con le tue vanità! Quello che mi offri è malvagio. Bevi tu stesso il veleno!).

Arma potente contro il demonio, la medaglia di san Benedetto. Un’arma per rimanere sicuri nella fede e combattere la buona battaglia ogni giorno, fiduciosi che le forze del male «non praevalebunt».