La Macedonia sfida l'Europa e punta sulla famiglia
Ci sono i Paesi dell’Europa dell’Est che, a differenza del nostro e sfidando tutte le pressioni dell'Europa, non si piegano alle pressioni dell’Ue e scelgono di ripartire dal sostegno a quell’istituzione fondante della società che è la famiglia. Succede in Macedonia, ecco perché.
Ci sono Paesi come il nostro, dove il governo, nel mezzo di una delle peggiori crisi economiche della storia, riesce comunque a trovare tempo ed energie per discutere leggi contro la libertà di espressione e obbedire ai dettami delle lobby che vogliono la disgregazione della famiglia. E poi ci sono i Paesi dell’Europa dell’Est che non si piegano alle pressioni dell’Ue e scelgono di ripartire dalle fondamenta, dal rafforzamento di quell’istituzione fondante della nostra società che è la famiglia.
L’ultimo caso è di qualche giorno fa e viene dalla Macedonia, dove il governo guidato dal conservatore Nikola Gruevski, leader del Partito democratico per l’unità nazionale macedone, ha ufficialmente depositato settimana scorsa una mozione per definire costituzionalmente il matrimonio come l’unione esclusiva tra un uomo e una donna. “La protezione costituzionale e la chiara definizione del matrimonio renderanno possibili ulteriori protezioni nei confronti dei bambini e l’affermazione della loro crescita in un’atmosfera familiare in cui i pilastri fondamentali siano i genitori, vale a dire il padre e la madre. Ci saranno anche forme di sostegno ai genitori single,” ha dichiarato lo stesso Primo ministro a fine giugno, nel corso di una conferenza stampa di presentazione.
La modifica costituzionale ha bisogno dell’approvazione dei due terzi dell’assemblea dei 123 parlamentari dell’unica Camera della Repubblica di Macedonia. Secondo il portale BalkanInsight i partiti di maggioranza sono vicini al raggiungimento del quorum necessario, ma necessitano comunque di una sponda che potrebbero trovare nel Partito Democratico degli albanesi che si trova all’opposizione, ma che potrebbe facilmente sostenere il testo proposto dalla maggioranza. Il governo macedone guidato da Gruevski si era già segnalato nel 2010 per l’approvazione di una serie di norme restrittive nei confronti della pratica dell’aborto.
Dopo Finlandia, Ungheria, Croazia e Slovacchia, ora dunque il Paese balcanico che ha dato i natali alla Beata Madre Teresa di Calcutta sembra avviato a essere il prossimo a riconoscere e tutelare anche costituzionalmente la famiglia naturale. Esemplare era stato il caso della Croazia, dove l’anno scorso, davanti a una possibile ridefinizione del concetto di famiglia paventata dal governo socialista, era partito “dal basso” un grande movimento di popolo che con una valanga di quasi 800 mila firme aveva chiesto e ottenuto un referendum costituzionale. Il primo dicembre scorso il 66 % dei votanti aveva scelto di specificare nella Costituzione che il matrimonio è l’unione di vita tra un uomo e una donna.
Non sono mancati anche casi in cui sono stati i politici a impegnarsi in prima persona per la tutela del matrimonio, come dimostra il caso della Slovacchia dove la modifica costituzionale è stata frutto di un'alleanza parlamentare trasversale tra più forze politiche di destra e di sinistra. “I Paesi dell’est europeo stanno dimostrando di voler puntare forte sulla famiglia, senza timore di andare contro le pressioni e i dettami dell’Ue che invece da tempo sta spingendo per la diffusione dell’ideologia del gender nelle scuole e nelle istituzioni”, ha commentato Silvio Dalla Valle, direttore responsabile della campagna Luci sull’Est che si occupa di aiutare i cattolici che vivono nelle regioni dell’est Europa tramite sostegni alle diocesi locali e la diffusione di pubblicazioni e devozioni cattoliche.
Una tendenza opposta a quella dei Paesi dell’Europa occidentale dove invece il processo di laicizzazione è molto più avanzato: speriamo che altri Paesi scelgano di impegnarsi per la tutela della famiglia naturale e dei bambini. Certamente il peso politico di una nazione come la Macedonia, che conta poco più di due milioni e uno dei PIL pro capite più bassi del continente, non è abbastanza rilevante da provocare uno scossone a livello mediatico. Tuttavia, se questa modifica costituzionale andrà in porto, si tratterà di un ulteriore importante segnale che ci fa capire che anche se l’avanzata del fronte che vuole la disgregazione della famiglia sembra inarrestabile non è ancora detta l’ultima parola: nella vecchia Europa esistono ancora uomini e donne decisi a resistere in nome del reale e del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre. E, come dimostra la cronaca, la sconfitta è tutt’altro che certa.