La Lombardia regge grazie al sistema pubblico-privato
Pensate in quale gravissima crisi si troverebbe oggi la Regione, se i medici avessero dovuto operare nei vecchi, piccoli e meno attrezzati ospedali di un tempo. Dove sono finiti i contrari alla riforma sanitaria lombarda? Dove, quelli che dicevano: «No a una politica ospedalocentrica»? A dire che l'autonomia per le regioni virtuose è una scelta che fa bene a tutto il Paese e che non può essere più rimandata.
La notizia è nota: il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha ingaggiato come proprio consulente Guido Bertolaso, già capo della Protezione civile per molti anni e protagonista nel risolvere molte tragedie dai terremoti alle alluvioni.
Il compito affidato a Bertolaso è quello di realizzare in due settimane il progetto già abbozzato di due grandi sale ospedaliere in altrettanti padiglioni della dismessa Fiera cittadina di Milano, per un totale di 600 posti letto, tutti da destinare alla terapia intensiva contro il coronavirus. E di trovare sul mercato internazionale, perchè in Italia è esaurita, tutta la complessa attrezzatura necessaria.
Il progetto è integralmente finanziato da Regione Lombardia, ed è indispensabile e urgente perchè ogni spazio possibile in ogni ospedale lombardo pubblico o privato è già stato occupato da letti di terapia intensiva, ma il fabbisogno cresce ogni giorno. Eppure la Protezione civile nazionale da giorni si oppone al progetto, per motivi mai chiariti. La Lombardia a questo punto ha rotto gli indugi e ha deciso di far tutto da sè, con un atto che è al limite, anzi è un pò al di là, delle leggi vigenti, che vorrebbero in questi casi un accordo Stato-Regione. E secondo noi la Lombardia ha fatto benissimo a fare da sola.
Senza quei 600 posti letto in più, i medici si vedrebbero infatti costretti o a rinviare a casa malati bisognosi di terapie d’urgenza, o a chiedere aiuto ad altre regioni, anch’esse già in difficoltà, per inviarvi malati lombardi.
Ora, penso che questo caso sia emblematico di ciò che vuol dire autonomia regionale, e del perchè sia indispensabile un supplemento di autonomia, almeno per le regioni virtuose e con i conti in ordine. Tema previsto nella Costituzione riformata del 2001 e di cui si sta discutendo da allora senza arrivare a un accordo.
La Lombardia ha sempre dovuto forzare e a volte scontrarsi con lo Stato, in tema di Sanità, proprio per la mancanza del giusto grado di autonomia e per le fortissime resistenze centraliste di Roma. Ma è stata una felix culpa, che ha permesso le innovazioni che hanno reso eccellente il sistema lombardo e hanno aperto la via ad altre riforme, anche diverse, di altre regioni.
Fu epico, nel biennio 1998-1999, lo scontro tra Rosy Bindi ministro della Sanità e Roberto Formigoni, Presidente della Lombardia. Ma la vittoria di quest’ultimo permise la riforma lombarda che integrò nel sistema pubblico alcuni prestigiosi istituti privati accreditati, dall’Humanitas al San Raffaele all’IEO alla Poliambulanza di Brescia....permettendo anche ai non abbienti di farsi curare a costo zero in queste strutture. E altre ne seguirono negli anni successivi.
Oggi tutte queste strutture si sono messe totalmente a disposizione della comune lotta al coronavirus. Pensate cosa sarebbe successo se le autorità sanitarie pubbliche non avessero in queste settimane potuto contare sulle migliaia di posti letto degli istituti privati! La crisi che oggi si cerca di scongiurare sarebbe già esplosa da settimane.
Ma ancora, negli anni tra il 2000 e il 2012, in un continuo rapporto dialettico con Roma a volte di collaborazione a volte di frizione, le Giunte Formigoni hanno realizzato nelle province lombarde dieci nuovi ospedali, molto più grandi e molto più moderni e attrezzati dei precedenti. Ripeto, pensate in quale gravissima crisi si troverebbe oggi la Lombardia, se i medici avessero dovuto operare nei vecchi, piccoli e meno attrezzati ospedali. E poi c’è qualcuno che criticava l’eccesso di ospedali : «No a una politica ospedalocentrica», dicevano. Dove sono finiti oggi costoro?
Bene dunque l’ingaggio di Bertolaso (allo stipendio di 1 euro, fra l’altro) e speriamo tra due settimane al massimo di avere 600 posti letto in più a Milano. Ma riflettiamo anche, riflettano soprattutto i rossogialli, che una piena autonomia, almeno per le regioni virtuose e in pareggio di bilancio, è una scelta che fa bene a tutto il Paese. E che non può essere più rimandata.