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PROFESSORE DECAPITATO

La lenta e inesorabile islamizzazione delle scuole francesi

Per l’attentato islamico in cui è stato decapitato il professore Samuel Paty vicino Parigi, nove persone, compreso un minorenne, sono state prese in custodia. Ma il problema non riguarda solo loro, né è un episodio isolato. L'islamizzazione delle scuole francesi è già ad uno stadio molto avanzato e l'allarme era stato dato da osservatori e ministri fin dai primi anni 2000

Esteri 18_10_2020
Parigi, tributo al professore decapitato

Per l’attentato islamico in cui è stato decapitato il professore Samuel Paty vicino Parigi, nove persone, compreso un minorenne, sono state prese in custodia dalla polizia tra la notte di venerdì e sabato mattina. Tra i nove ci sono due genitori della classe del professore. Uno dei due è un papà che, quando ha saputo della lezione in cui il professore di storia ha mostrato le vignette su Maometto, aveva immediatamente pubblicato un video minaccioso sui social media.

Quello che è accaduto in Francia non è niente di nuovo. Le scuole francesi subiscono la feroce islamizzazione da circa vent’anni: i programmi e gli insegnanti si sono ormai adeguati ai dettami islamici. Proprio  come vuole le shari’a. Sbaglia chi scrive che siamo al cospetto di una dichiarazione di guerra, la guerra è iniziata tanto tempo fa e adesso c’è chi la combatte e chi finge che le bombe non ci siano. Solo pochi giorni fa Jean-Pierre Obin è tornato sull'argomento con un nuovo libro Comment on a laissé l'islamisme pénétrer l'école (di cui abbiamo parlato ieri su queste colonne)

Jean-Pierre Obin è un accademico francese ed ex ispettore generale dell'istruzione nazionale. Il “Rapporto Obin” è la ragione per cui è diventato celebre in Francia. Era il 2004, e per la prima volta in certi termini un'inchiesta dettagliata finiva sulla scrivania del ministero dell'Istruzione per denunciare l'islamizzazione feroce della scuola. Un uomo di quel mondo che è la scuola, a sinistra per antonomasia, un uomo di sinistra egli stesso, che finì per essere accusato di islamofobia a droite e a gauche. Il rapporto Obin, infatti, a quindici anni dai fatti di Creil - quando il velo entrò con prepotenza nei licei francesi sotto l'ala e con il denaro dei Fratelli musulmani -, denunciava l'attentato alla libertà, alla laicità, all'istruzione stessa che l'islam francese, indisturbato, aveva reso quotidiano. 

Un rapporto che François Fillon, nel 2005 - allora ministro dell'Istruzione - cestinò con sufficienza sostenendo la mancanza di pericoli per il futuro di una Francia che avrebbe cantato senza paura e per sempre, libertè egalitè fraternitè. Lo rese pubblico solo nove mesi dopo. Il suo successore, Gilles de Robien, invece, lo definì "obsoleto". Il rapporto del 2004 venne riesumato solo nel 2015: Charlie Hebdo, e gli attentati che seguirono, per la prima volta resero percepibile il fianco scoperto agli stessi francesi. Allora la politica si ricordò di tutte le denunce e i rapporti che una parte del mondo del giornalismo e degli analisti, negli anni, avevano prodotto per denunciare l'antisemitismo feroce, gli attacchi ai simboli cristiani, il velo, la forza con cui genitori e alunni chiedevano la modifica dei programmi delle varie discipline. E allora emersero i genitori che rifiutano di incontrare insegnanti dell'altro sesso, le mense, fin dalla scuola elementare, dove gli episodi di digiuno e rifiuto di alimenti non halal erano (sono) all'ordine del giorno, le crociate, il genocidio degli ebrei, la guerra algerina o la questione palestinese che non vengono più affrontati. Il rapporto descriveva tutto. E anche i sempre più numerosi insegnanti costretti, da vent'anni a tenere una copia del Corano sulla cattedra. 

A Seine-Saint-Denis, l'80% degli alunni rifiutò il minuto di silenzio per Charlie Hebdo. In tantissime altre scuole i momenti di riflessione per l'11 settembre non possono proprio essere proposti. Dagli anni 2000 ad oggi non solo le tensioni tra islamici e non islamici si sono acuite, ma la vera differenza sta nel fatto che il jihad, in termini geopolitici, non ha fatto che avanzare e che non si contano più i siti dove chiunque può abbeverarsi alla fonte dell'islam. E maestri e professori sono sempre meno preparati ad affrontare le pretese dei musulmani, nonostante tutto. In Francia, oggi, come spesso da queste colonne vi abbiamo raccontato, sono sempre di più i quartieri, dove sono state costruite contro-società, dove esiste un indistruttibile senso di appartenenza alla “nazione musulmana”. Sono i quartieri dove abitano i figli degli immigrati di seconda generazione. 

Il rapporto di Hakim El Kharoui, dal titolo Un Islam de France est possible prodotto per l'Institut Montaigne, in collaborazione con Ifop, è stato un primo allarme. Secondo l'indagine il 28% dei musulmani francesi è ostile ai principi della Repubblica e questa percentuale si aggira intorno al 50% tra i più giovani. Nel suo sondaggio pubblicato all'inizio del processo a Charlie Hebdo, lo SFOP ha voluto determinare quanti tra gli intervistati fossero d'accordo con l'affermazione, "l'Islam è incompatibile con i valori della società francese":  il 45% tra i musulmani francesi sotto i 25 anni ha risposto affermativamente. Nel 2004 Obin aveva scelto deliberatamente 60 istituti particolarmente colpiti dall'islamismo. Oggi, sostiene il ricercatore, tutte le scuole e università sono interessate. Obin denuncia così vent'anni di diniego da parte di tutti e di autocensura da parte degli insegnanti. Il rapporto, però, a differenza di vent'anni fa denuncia per la prima volta esplicitamente le pressioni salafite e dei Fratelli musulmani. 

Nel libro c'è anche la testimonianza diretta di una madre di un ultimo anno di liceo che ha scoperto che ben due insegnanti hanno rimosso deliberatamente dal programma ogni riferimento agli Stati Uniti perché alcuni studenti di erano ribellati: “gli USA sono nemici dei musulmani”. La Francia si è cresciuta il nemico endogeno sui banchi della scuola pubblica - senza contare le scuole islamiche che sono spuntate come funghi nella totale indifferenza alle regole statali -, e la cosa, ancora oggi, non trova misure davvero capaci di debellare alla radice il problema. L'islam attacca il cristianesimo anche nella laicità del “date a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”. Con coerenza, peraltro, perché l'islam è un progetto politico che non conosce scissione tra le due sfere.