La legge "anti-islamofobia" che minaccia l'Inghilterra
Un soldato inglese fu sgozzato dai terroristi, ragazzine bianche sono violentate da bande di musulmani e il jhiadismo miete vittime nelle scuole. Ma il governo protegge le moschee e se il Sentencing Council deciderà prima che il parlamento chiuda, criticare i seguaci di Allah sarà reato e il reato di blasfemia islamica tornerà in auge dopo l'abolizione nel 2008.
Il Sentencing Council per l’Inghilterra e il Galles, a maggio, ha proposto delle modifiche radicali ai reati di ordine pubblico. In sostanza il codice, se tutto dovesse andare a buon fine, stabilirà la via diretta alla galera per chi oserà avanzare critiche sulla razza, la religione o il credo.
Il Consiglio ha messo nel mirino l’uso sbagliato dei social media, di YouTube e altri siti che potrebbero incitare all’odio. E poi giornalisti, leader politici, capi di associazioni e chiunque abbia a disposizione un pubblico di grandi dimensioni. Per stessa ammissione del rapporto, si tratta di reati, quelli di incitamento all’odio, che non intasano le corti di giustizia, anzi. Eppure, si legge, «dato il recente clima sociale e una maggiore attenzione a questo tipo di reati, il Consiglio ritiene che sarebbe utile che i giudici fossero dotati di una guida per condannarli».
Ma per cosa, in realtà, si stanno battendo gli inglesi alla vigilia della Brexit? Quello dei discorsi d’odio è un capitolo aperto dal nuovo millennio e coinvolge, sostanzialmente, l’islam. O, meglio, chi condanna l’islam. Ecco l’oggetto della questione. È l’APPG – il gruppo parlamentare composto dai politici di vari partiti del parlamento britannico – per i musulmani della Gran Bretagna, ad aver lanciato la campagna sulla “definizione di islamofobia” perché possa essere ampiamente accettata, e quindi compresa, dalle forze dell’ordine, dal governo e dal Paese tutto. Gli APPG consentono a gruppi di campagne, enti di beneficenza e altre organizzazioni non governative di partecipare a discussioni e influenzare i politici. Un’attività di lobbying che non poteva sfuggire ai musulmani d’Europa.
Il gruppo parlamentare dei musulmani britannici è stato istituito nel luglio del 2017 ed è nato con lo scopo di utilizzare il trampolino del lavoro che l’APPG sull’islamofobia ha svolto in questi anni. Il Muslim Council of Britain – la più grande organizzazione musulmana del Regno Unito, legata ai Fratelli Musulmani – lavorò alla creazione dell’APPG sull’islamofobia nel 2010 allo scopo di discutere, e quindi tutelare gl’islamici dalla «crescente ondata di attacchi in tutte le forme contro i musulmani britannici».
La nascita del gruppo di pressione islamico fu salutata con favore anche da uno dei conservatori di spicco, Kris Hopkins, che parlò di «un’occasione epocale per proporre politiche basate su prove concrete per affrontare l’islamofobia». Eppure bastò poco perché la vera natura dell’APPG emergesse: si scoprì in breve che alla base c’era l’allora nota organizzazione estremista musulmana, iENGAGE (i cui membri erano famosi per sostenere, dichiaratamente, il terrorismo islamico) che poco dopo cambiò il nome, per non cambiare la sostanza, in MEND – muslim engagement and development.
Nel frattempo, così, il lavoro contro la fantomatica “islamofobia” continuò in altre sedi. Nel 2012 , il ministro di Stato per la fede e le comunità, la baronessa Warsi – figlia di immigrati pakistani e che era il co-presidente dell'APPG sull'islamofobia ed ora il tesoriere dell'APPG sui musulmani britannici - ha contribuito a formare un gruppo di lavoro governativo contro l'islamofobia, chiamato “Anti-Muslim Hatred Working Group”.
La priorità del gruppo contro l’islamofobia è «affrontare l’estrema destra e i jihadisti», scrivono. Come se, quindi, senza di loro, il governo non avrebbe come obiettivo combattere la jihad. Un membro del gruppo di lavoro contro l'odio contro i musulmani, Akeela Ahmed, che rappresenta l'organizzazione Hope not Hate ha detto: «Un'iniziativa di successo del gruppo [Anti-Muslim Hatred Working] è stata chiedere al Ministero dell'Interno di finanziare la protezione delle moschee dagli attacchi nel Regno Unito, con un brusco aumento degli incidenti a seguito dell'omicidio di Lee Rigby nel 2013. Il Ministero dell'Interno ha accettato di stanziare 2 milioni di sterline in tre anni per la protezione delle istituzioni religiose».
Quindi, stando alla logica del governo britannico, dopo che i musulmani hanno pugnalato e decapitato il soldato dell'esercito britannico Lee Rigby, in pieno giorno nella capitale inglese, le istituzioni musulmane avevano bisogno di protezione. E quelle britanniche? Altre priorità del «gruppo di lavoro contro l'odio contro i musulmani» sono «campagne di sensibilizzazione dei trasporti pubblici per incoraggiare la segnalazione di episodi di odio anti-musulmano [una campagna di questo tipo ha avuto luogo nell'ottobre 2017], e bullismo anti-musulmano nelle scuole e nei media».
Il primo ministro Theresa May l'anno scorso ha descritto “l'islamofobia” come “estremismo” e lo ha paragonato al terrorismo islamico. Eppure neanche un governo così inetto di fronte alla minaccia islamica, che miete vittime anche tra i ragazzini, ha lasciato soddisfatti quelli dell’APPG per i musulmani. A ottobre la baronessa Warsi ha dichiarato che «è giunto il momento di avere una definizione chiara di islamofobia» e ha quindi invitato il sottosegretario di Stato britannico per le comunità e il governo locale, Lord Bourne di Aberystwyth, a incontrare le associazioni musulmane e a lavorare alla definizione. E Lord Bourne, con estrema solerzia, ha replicato di non vedere l’ora.
L’iter ha visto un primo exploit ad aprile, quando il gruppo parlamentare ha invitato le organizzazioni più radicali del Paese della regina a manifestare perché il presunto odio contro i musulmani diventi presto un reato. È così, con il beneplacito di un po' tutti, che il cavallo di Troia dell’islamofobia codificata manderà in malora - se, come previsto, il Sentencing Council deciderà prima che il parlamento inglese chiuda per andare in vacanza -, quel briciolo di libertà di parola che ancora resiste nel Regno Unito.
Criticare i seguaci di Allah sarà reato, e allora anche quello di blasfemia islamica tornerà in auge dopo essere stato abolito nel 2008. È questo il vero scopo delle associazioni al lavoro. Solo così la stampa e la politica, oltre che l’opinione pubblica, troveranno il divieto anche di condannare il terrorista di turno. Se sarà vietato parlare di terrorismo islamico cos’altro resterà all’Europa per fermare l’avanzata islamica?