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FEDE E MUSICA

La lauda medievale che ci racconta il vero san Francesco

Oggi la figura di san Francesco è sottoposta a varie manipolazioni da parte della cultura dominante, ma ci sono laude medievali, come “Laudar vollio per amore” (Laudario di Cortona), che ci restituiscono uno spaccato fedele del grande santo d’Assisi

Ecclesia 04_10_2020

Non c’è dubbio che san Francesco d’Assisi sia uno dei santi più popolari del cristianesimo. Questa popolarità si è prestata anche alle manipolazioni ideologiche (vedi per una chiara disanima di queste deviazioni: Guido Vignelli, Catechismo Francescano) che hanno generato una narrativa sul grande santo conforme a certe correnti di pensiero dominanti.

San Francesco amava molto la musica. Le cronache ci dicono che gli piaceva cantare con i suoi compagni mentre se ne andava in giro per evangelizzare. Per questo il francescanesimo è sempre stato attento all’importanza dell’arte dei suoni per la vita dei fedeli. Dando attenzione al canto popolare religioso, possiamo dire qualche cosa su una raccolta di laudi medievali, quella che viene considerata la più rappresentativa in questo ambito: il Laudario di Cortona[1].

La raccolta di laudi è datata alla metà del XIII secolo ed era usata da una confraternita laicale legata al convento di San Francesco a Cortona. La raccolta - pur non essendo concepita per la liturgia, visto che i testi delle laudi erano in lingua volgare - aveva però un ordinamento quasi liturgico, coprendo le varie feste dell’anno. Due laudi erano dedicate specificamente a san Francesco. La prima: Sia laudato san Francesco. E la seconda, su cui ci soffermiamo, Laudar vollio per amore.

Le laudi avevano un ritornello a cui tutti si univano e poi delle strofe, probabilmente affidate ad un solista. Nel caso della nostra lauda, nel primo modo dei modi ecclesiastici, il ritornello è: “Laudar vollio per amore lo primer frate minore”.

Il fedele della confraternita esprime il suo desiderio di lodare, spinto dall’amore, il primo frate minore, primo in senso di importanza e dignità. Le strofe di questa lauda hanno un intento didattico, quasi catechistico. In esse si toccano i punti più importanti dell’opera di san Francesco, in modo che essi si imprimessero nella mente e nel cuore dei fedeli. Vediamo qualche esempio.

La prima strofa introduce il motivo per cui la devozione a san Francesco è cosa buona per ogni fedele:

“San Francisco, amor dilecto, Cristo t’à nel suo cospecto, perhò ke fosti ben perfecto e suo diricto servitore”.

In questa strofa di apertura viene affermata la dilezione che Cristo ha per questo santo, in quanto Francesco fu a Lui fedelmente legato. Nel seguito della lauda, ecco che l’anonimo autore ci descrive in che modo san Francesco ha manifestato la sua sequela evangelica:

“Tutto el mondo abandonasti, novell’ordine plantasti, pace in terra annuntiasti, como fece el Salvatore! In tutte cose lo seguisti, vita d’apostoli facesti, multa gente convertisti a laudare el suo gran nome”.

San Francesco è presentato nella sua vera luce, quella di un uomo infiammato dell’amore di Dio, che sceglie di fare la vita da apostolo, di convertire tante persone per lodare il grande nome di Cristo, abbandonando tutto e chiamando a sé altre persone per costituire un nuovo ordine che annuncia la vera pace sulla terra: la pace di Cristo. Come possiamo leggere, è una visione molto lontana da quella del san Francesco buonista ed ecologista che ci viene presentata molto frequentemente, è una visione più vicina alla verità della vita del grande santo di Assisi.

Due strofe affrontano il tema del suo rapporto con gli animali:

“Sì fosti pieno de caritade ke insignavi a l’animali come dovessaro laudare lo suo dolze creatore. Tanto fosti amico a Deo ke le bestie t’ubidieno: l’ucielli in mano a te venieno a udire lo tuo sermone”.

Osservate come l’attenzione “ecologica” del santo di Assisi non sia tanto agli animali, ma al loro Creatore. Gli animali vengono amati in quanto creature di Dio, l’amicizia verso Dio comporta anche l’obbedienza delle sue creature. Gli uccelli volano nelle mani di san Francesco non tanto per un fatto di “simpatia”, ma per ascoltare la sua predicazione, quindi anche il mondo degli animali viene ricondotto all’ascolto della parola di Dio.

Interessanti anche le strofe che parlano del suo rapporto con il mondo islamico. Questo è uno dei temi in cui san Francesco viene più tirato in ballo, e sempre mettendo in mezzo il suo desiderio di “amicizia, dialogo, rapporto con gli altri”. Certo, tutto questo era probabilmente nelle intenzioni del grande santo di Assisi ma sempre subordinato alla sua missione primaria, che era quella di convertire tutti a Cristo. Leggiamo in queste strofe:

“Per lo mondo gisti predicando et sempre pace anuntiando, fede de Cristo confirmando et confondendo oni errore. En Saracinia tu passasti, senza timore ci predicasti: lo martirio desiderasti ferventemente, per ardore. Martire esso fu per desiderio (tanto mortificasti a Deo: nullo male te sapea reo!) de patire per lo suo nome. Del suo amore stavi iocundo, disprezavi tutto ‘l mondo; dì e nocte andavi a torno per trovare lo tuo segnore”.

San Francesco andava in giro per il mondo sempre predicando la pace ma questo non impediva di confermare tutti nella fede di Cristo e di confutare ogni errore. Poi andò fra i musulmani e predicò fra di loro senza paura, anzi desiderando il martirio con grande ardore. Quello che san Francesco desiderava era l’amicizia sì, ma in Cristo. Oggi facciamo finta di non capire questo, che il rispetto per gli altri non significa accettare qualunque cosa come buona e giusta. Bisogna avere rispetto per le opinioni degli altri ma bisogna avere il rispetto più grande per la verità.

La conclusione della laude è ricca di riferimenti musicali, con delle immagini molto belle e che si può pensare rimanessero fortemente impresse nei fedeli che ascoltavano il canto di questa bella laude: “Celi e troni se ne mutaro per l’alti segni ke in te trovaro, tutta la corte aparechiaro per te recevar ad onore. Cristo culli angeli tutti quanti et la sua madre colli sancti vénaro per te con dolzi canti menartene cum grande honore. Facesti la corte ralegrare, dolcissimi versi cantare, davante a l’alta maiestade reddendo laude cum amore”.

La corte celeste fu compiaciuta della vita e della missione di Francesco, tanto da suscitare in lei dei dolci versi da cantare davanti alla grande maestà di Dio e rendendo a Lui lode, con amore. Sono delle strofe molto belle e molto poetiche, di una semplicità popolare ma di livello molto elevato. Ecco, con questa raccolta abbiamo l’esempio che popolare non significa dozzinale, come purtroppo oggi si tende a voler far credere. Tutto quello che è offerto a Dio deve essere del livello e della qualità più alta.

 

[1] Il musicologo Marco Gozzi ha dedicato studi approfonditi su questa raccolta, vedi il facsimile da lui curato nel 2015: M. GOZZI - F. ZIMEI, Il Laudario di Cortona (Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca, ms. 91. Facsimile e studio critico. Volume I: facsimile, Lucca, 2015). Vedi, inoltre, sulla necessità di una nuova edizione del Laudario di Cortona, «Philomusica on-line» (2010), pp. 114-174, in cui il professor Gozzi mette in luce i problemi che lo stesso originale del Laudario presenta, visti gli errori contenuti.