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Ora di dottrina / 124 – La trascrizione

La grazia “gratis data” – Il testo del video

Il linguaggio di sapienza, il potere dei miracoli, il dono della profezia sono esempi di grazie gratis datæ. La loro soprannaturalità si colloca su un piano diverso rispetto alla grazia santificante, che è essenzialmente soprannaturale. L’avvertenza di san Giovanni della Croce.

Catechismo 14_07_2024

Come anticipato la scorsa volta, oggi dedichiamo questa Ora di dottrina alle grazie gratis datæ. Richiamiamo la differenza che san Tommaso introduce nella quæstio 111, cioè tra due tipologie di grazie differenti: la prima, che abbiamo visto nella scorsa Ora di dottrina, è la grazia gratum faciens, ovvero la grazia in senso proprio, cioè quella grazia che è la partecipazione della vita divina in noi. Dall’altra parte abbiamo le grazie cosiddette gratis datæ, cioè quei doni particolari come la profezia, il compiere miracoli, il dono della scienza, eccetera, che non sono propriamente una partecipazione della vita divina.

In questo senso bisogna fare una distinzione importante tra la soprannaturalità delle une e delle altre. San Tommaso dice che mentre la grazia gratum faciens è la grazia che santifica colui che la riceve, la grazia gratis data non santifica chi la riceve, non santifica neanche gli altri, ma è una grazia particolare che viene data per l’edificazione della Chiesa, del Corpo mistico, per il bene della Chiesa. Vedremo che cosa intendiamo, e quali sono questi doni.

Ho accennato che è fondamentale una differenza tra la soprannaturalità della grazia gratum faciens e la soprannaturalità della grazia gratis data, perché in entrambi i casi noi parliamo di “soprannaturale”. La grazia santificante, come diciamo, è un dono soprannaturale. Ma lo diciamo, ad esempio, anche di una persona che ha il dono della profezia: diciamo che quella è una grazia soprannaturale. Ora, questo soprannaturale, nell’uno e nell’altro caso, non copre la stessa sfera semantica, cioè non sono due termini univoci, ma si parla di soprannaturalità nell’uno e nell’altro caso solo per analogia. Perché?

Perché la grazia santificante è essenzialmente soprannaturale, è costitutivamente soprannaturale, perché è una partecipazione della vita soprannaturale, cioè della vita stessa di Dio. Quindi, potremmo dire che la grazia gratum faciens o la grazia santificante è una grazia soprannaturale in senso pieno, in senso proprio. Quando invece affermiamo che le grazie gratis datæ sono soprannaturali, lo diciamo in senso analogo. Perché in effetti queste grazie non producono la vita soprannaturale in chi le riceve. Non è che la persona che compie, supponiamo, dei miracoli di guarigione ha per questo un supplemento della sua vita soprannaturale. Assolutamente no. Da questo punto di vista, è nella stessa situazione di chi i miracoli non li compie, poste chiaramente altre condizioni che dipendono dalla vita della grazia: dalla preghiera, dalla vita sacramentale, dal far fruttificare le virtù, eccetera.

In che senso allora diciamo che le grazie gratis datæ sono soprannaturali? Lo diciamo perché provocano sovrannaturalmente un effetto. Ma è un effetto che appartiene di per sé al mondo naturale. Quando una persona guarisce qualcuno in modo miracoloso, l’effetto che compie – cioè la guarigione di quella persona – rimane all’interno della sfera naturale. L’essere guarito è qualcosa che riguarda la sfera naturale, non la sfera soprannaturale: il mio corpo è guarito. È la modalità con cui questo avviene che è soprannaturale, cioè l’effetto-guarigione è ottenuto non tramite dei mezzi naturali conosciuti (o non ancora conosciuti), ma tramite un intervento dall’alto. E in questo senso diciamo che è un dono soprannaturale.

Dunque, soprannaturale nel primo e nel secondo caso si dice in un modo diverso. E il modo proprio, pieno, riguarda solamente la grazia santificante. Questo per chiarire non solo a livello terminologico, ma anche per distinguere le sfere di azione dell’uno e dell’altro.

Nell’articolo 4 della quæstio 111 della I-II della Somma Teologica, san Tommaso non fa altro che richiamare e classificare il passo classico di riferimento che è la Prima lettera ai Corinzi (12, 4-11). Vi leggo questo passo, che è un testo chiave che san Tommaso semplicemente recepisce e ordina, classifica: «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune» (1Cor 12, 4-7). Fermiamoci un attimo qui. La fonte è unica: un solo Spirito. La fonte dei diversi carismi, dei diversi ministeri, delle diverse operazioni: c’è un’unica sorgente, un’unica causa che è Dio. E perché viene data una manifestazione particolare dello Spirito? Vedete che non si parla della vita divina, di una inabitazione dello Spirito, ma di una manifestazione particolare dello Spirito. Lo dice san Paolo: per l’utilità comune. È quello che abbiamo detto all’inizio: le grazie gratis datæ hanno questa finalità precisa: l’utilità comune, l’utilità del Corpo mistico.

Ora vediamo l’elenco di questi doni, di queste grazie gratis datæ: «A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole» (1Cor 12, 8-11). Questo passo ha un parallelo un po’ più breve, più condensato nella Lettera ai Romani (12, 6.8). «Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; chi l'esortazione, all'esortazione. (...)».

Allora, ritorniamo al testo “fondativo”, che è quello della Prima lettera ai Corinzi. San Tommaso raggruppa questo elenco che è stato fatto da san Paolo in tre grandi gruppi. Siamo al testo dell’art. 4 che per comodità non vi leggo, ma vi riassumo. C’è un primo gruppo di grazie che sono le grazie legate alla piena conoscenza delle verità divine, la piena conoscenza delle cose di Dio: la sapienza, la scienza e la fede. Tutti i commentatori tengono a precisare che non si deve qui commettere l’errore di intendere la fede come la virtù teologale che conosciamo, e la sapienza e la scienza come i due doni dello Spirito Santo.

Qui invece fede, sapienza e scienza hanno un significato proprio, appunto perché sono grazie gratis datæ. La fede non è una grazia gratis data, la fede è una virtù teologale che è data a tutti con la grazia abituale; e la sapienza e la scienza sono doni dello Spirito Santo che vengono elargiti su tutti coloro che vivono nella grazia abituale, santificante. Queste invece sono grazie particolari che vengono date ad alcuni per il bene del Corpo mistico. E sono appunto la fede, la sapienza e la scienza. Che cos’è, qui, la fede? La fede è quel dono per cui la persona conosce con certezza, quasi come vedesse, quasi come avesse l’evidenza, i principi della fede, i principi della salvezza, i principi della Rivelazione. È dunque una penetrazione particolare che permette di “vedere”. Noi sappiamo che la fede, proprio perché siamo quaggiù, proprio perché è fede, non è ancora la visione. Ecco, il dono della fede come grazia gratis data si sposta un po’ di più sul versante della visione sebbene non sia ancora la visione beatifica.

Poi abbiamo il dono della sapienza. Che cos’è questa sapienza di cui si parla qui? Anche qui, è la certezza, l’evidenza, questa volta non dei principi della fede, ma delle conclusioni, le conseguenze di questi principi. Quindi colui che riceve questo dono della sapienza – che, ripeto, qui non è il primo dono dello Spirito Santo, ma è una grazia particolare, data solo ad alcuni – vede con evidenza che cosa consegue dai principi della fede.

Il dono della scienza – il terzo di questo gruppo delle grazie che danno una piena conoscenza delle cose divine – invece si sposta sul cogliere la connessione tra la conoscenza naturale, la conoscenza umana e gli elementi delle verità della fede. Quindi si coglie con chiarezza questa connessione tra la conoscenza naturale e la conoscenza che nasce propriamente dalla fede, dalle verità della fede.

Nella risposta alla quarta obiezione, san Tommaso precisa che queste grazie sono elencate tra le grazie gratis datæ in quanto «comportano una certa sovrabbondanza di scienza e di sapienza» (I-II, q. 111, a. 4). La scienza e la sapienza che sono date con i doni dello Spirito Santo non sono tutt’altro, sono collegate, ma cos’hanno di diverso che le rende grazie gratis datæ? Ce lo dice adesso san Tommaso: «… in modo che l’uomo sia non soltanto capace di conoscere rettamente per sé le cose di Dio, ma anche di istruire gli altri e di confutare gli oppositori» (ibidem). E qui cita un testo del De Trinitate di sant’Agostino che afferma: «Altro è sapere unicamente ciò che l'uomo deve credere, per raggiungere la vita eterna; e altro è sapere come mettere tutto ciò a servizio dei buoni, e difenderlo dagli empi».

Dunque, la particolarità della fede, della sapienza e della scienza – in particolare della sapienza e della scienza – non è solo quella di avere una conoscenza particolare, ma l’evidenza di questa conoscenza si traduce, secondo quello che è il senso delle grazie gratis datæ, per un bene comune. Ed ecco perché san Tommaso dice che la peculiarità di chi ha questo dono sta nel fatto che riesce a porre questa evidenza dei principi, delle conseguenze dei principi, della relazione tra la conoscenza naturale e le verità della fede, al servizio del bene comune, al servizio della Chiesa. Come? In due modi: la capacità di istruire gli altri e la capacità di confutare gli oppositori. E sempre, nella storia della Chiesa, il buon Dio ha dato queste grazie a degli uomini in particolare che molto spesso sono stati anche dei santi riconosciuti; molti dottori della Chiesa sono diventati eccellenti sotto questo profilo e ancora oggi noi ci abbeveriamo alle loro sorgenti e quindi capiamo quanto veramente queste grazie sono per il bene pubblico, per il bene di tutti, perché permettono appunto di conoscere la verità, avvicinarsi alla verità e tenere lontano l’errore, l’eresia, tenere lontano tutte le deviazioni che nascono da una concezione sbagliata della fede, delle sue verità.

Il secondo raggruppamento di queste grazie gratis datæ elencate nella Lettera di san Paolo che abbiamo letto sono le grazie che confermano la Rivelazione. In che senso? Nel senso che, come spiega san Tommaso, essendo opere proprie della potenza di Dio, oppure manifestando cose che Dio solo può conoscere, rendono evidente l’origine soprannaturale, l’origine divina della Rivelazione. Per quanto riguarda le opere, sono le guarigioni e i miracoli (le guarigioni sono una parte di miracoli). E per quanto riguarda la conoscenza, sono la profezia e il discernimento degli spiriti. In entrambi i settori – opere prodigiose (guarigioni, miracoli) e conoscenze che l’uomo naturalmente non può avere (come la profezia e il discernimento degli spiriti, quindi saper leggere il senso trasversale della storia, questa capacità di anticipare qualche cosa e la capacità di leggere dentro una persona) – si tratta di prerogative che sono divine, che Dio quindi decide di partecipare a qualcuno. Perché? Perché vuole confermare qualche cosa, vuole per esempio confermare l’azione di una persona; supponiamo, vuole mostrare che quello che una persona dice, sta facendo e che potrebbe non essere compreso, viene da Dio. E quindi Dio in qualche modo imprime il Suo sigillo. Oppure può anche voler confermare una verità della fede che viene messa in discussione. Pensiamo ai miracoli eucaristici, per esempio. Pensiamo alla rivelazione mariana dell’Immacolata Concezione.

Cioè, ci sono dei fatti che accadono e che dicono: “qui c’è il dito di Dio, qui c’è la mano di Dio”. E quindi corroborano le verità della fede, corroborano l’opera degli inviati di Dio; non è che questi miracoli confermano loro, ma confermano quell’opera che Dio ha affidato a loro, evidentemente.

Poi, abbiamo un terzo gruppo di grazie, ossia quelle che aiutano la predicazione. E san Tommaso ci dice che riguardano quella «lingua necessaria per farsi capire» e «la comprensione dei termini da usare». È il fenomeno della Pentecoste, dove abbiamo il dono delle lingue, e il dono dell’interpretazione delle parole. Doni che hanno facilitato, agevolato la predicazione della Parola di salvezza. Questo è un po’ il quadro generale dell’art. 4.

Riguardo a queste grazie, come a tutti quei fenomeni che mettiamo sotto il titolo di soprannaturali nel senso che abbiamo visto, dobbiamo sempre tener presenti le raccomandazioni di san Giovanni della Croce, in particolare nella Salita al Monte Carmelo. Lui qui parlava soprattutto delle rivelazioni private, ma chiaramente sono indicazioni che valgono per tutte le grazie gratis datæ. San Giovanni della Croce, pur riconoscendo che Dio dà queste grazie per il bene pubblico, e dunque non vanno disprezzate, non vanno derise, ma vanno verificate, pone un punto di attenzione e dice che bisogna fare molta attenzione a quelle persone che ricevono queste grazie e le desiderano; oppure alle persone che semplicemente le desiderano, senza ancora averle: il desiderio di voler compiere miracoli; il desiderio di avere il dono della profezia; il desiderio di avere il dono della sapienza, eccetera. Bisogna fare attenzione non perché in sé stesse siano delle cose cattive, perché altrimenti non sarebbero grazie, e neanche perché ci sia per forza una cattiva intenzione in chi le desidera. Ma per un’altra ragione.

San Giovanni della Croce ci dice prima di tutto che chi desidera queste rivelazioni private o questi doni particolari spesso offre al demonio occasioni per ingannarlo. Perché molto spesso, dietro questo desiderio, si nasconde o una curiosità – cioè il voler sapere cose che altri non sanno – o una certa sottile forma di superbia. E quindi lui dice: attenzione, perché dove c’è un desiderio disordinato di voler avere queste grazie o di volersele tenere strette quando Dio le ha elargite, diventa un terreno molto pericoloso, proprio perché questo atteggiamento – non le grazie in sé stesse – offre il fianco all’assedio del maligno che entra in qualche modo e, presentandosi come angelo di luce, induce all’errore la persona. Ma inducendo all’errore la persona, induce nell’errore anche tutti coloro che in qualche modo l’ascoltano, la seguono.

L’altra è prestare massima attenzione quando, oltre a questa curiosità un po’ eccessiva, si manifestano anche segni di mancanza di umiltà. Non è che tutti dobbiamo avere l’umiltà provata, però, quando iniziano ad esserci elementi per cui c’è insubordinazione, c’è voglia di gestire noi stessi queste grazie, di esserci troppo attaccati, quasi fossero una parte di noi, questi non sono segnali buoni. Sono segnali che depongono non necessariamente verso una non-autenticità, ma verso un’esposizione all’errore (che potrebbe esserci già stata); per cui spesso poi abbiamo contaminazioni, che la persona ritiene essere e quindi spaccia per rivelazioni divine, per segni divini; e invece non lo sono. Posto che, attenzione, non è la cosa più semplice del mondo discernere per esempio tra un miracolo reale e un prodigio di origine preternaturale, ma non divina. Idem per la profezia, eccetera.

È importante questa precisazione di san Giovanni della Croce, anche lui dottore della Chiesa, dottore soprattutto di questo ambito della vita mistica e anche appunto del discernimento su questi fenomeni delle grazie gratis datæ. Attenzione, dunque: ci vuole prudenza, senza per questo cadere nell’eccesso opposto di disprezzare o pensare che non abbiamo bisogno di queste grazie. No, se Dio le dà, è perché ne abbiamo bisogno, evidentemente. Quindi, bisogna tenere un equilibrio, non facile.

Ad aiutarci a mantenere questo equilibrio è l’art. 5 che chiude l’interessantissima quæstio 111 e che in qualche modo mette in rapporto la grazia santificante e la grazia gratis data. Vi leggo il corpo di questo articolo che è molto breve e chiaro. Spiega san Tommaso: «Una virtù è tanto più nobile quanto più alto è il bene a cui è ordinata. E il fine, d’altra parte, è sempre superiore ai mezzi che sono ad esso ordinati». Il fine è più alto dei mezzi: i mezzi servono al fine; il fine non serve ai mezzi. E continua: «Ora, la grazia santificante ordina l’uomo a raggiungere direttamente il suo fine ultimo. Mentre le grazie gratis datæ ordinano l’uomo ai mezzi che predispongono ad esso, come le profezie, i miracoli e altre cose del genere preparano gli uomini a predisporsi al fine ultimo. Quindi la grazia santificante è molto superiore alla grazia gratis data» (I-II, q. 111, a. 5).

Che cosa ci sta dicendo san Tommaso? Ci sta dicendo che la grazia santificante, la grazia gratum faciens è non solo superiore, ma molto superiore rispetto alle grazie gratis datæ. Perché? Perché la grazia santificante «ordina l’uomo a raggiungere direttamente il suo fine ultimo», che è la partecipazione alla vita divina. Quindi, in qualche modo, potremmo dire che la grazia santificante è il fine ultimo incipiente, già qui: semplicemente poi si trasformerà, per una logica interna, nella visione beatifica. Ma è già una partecipazione della vita divina, è già in qualche modo una partecipazione del fine ultimo.

Invece le grazie gratis datæ cosa fanno? La loro preziosità sta nell’ordinare l’uomo ai mezzi che predispongono al fine. E san Tommaso fa qualche esempio: un miracolo, una profezia, il dono della scienza, il dono della sapienza, eccetera. Cosa fanno questi doni? Servono, come abbiamo detto tante volte, all’edificazione del Corpo mistico, ma nel senso che aiutano, predispongono al fine ultimo. Predispongono a ricevere la grazia santificante o a custodire la grazia santificante o ad accrescerla. E dunque si rapportano come un mezzo rispetto al fine. Ecco perché la grazia santificante, come dice san Tommaso, è molto superiore alla grazia gratis data, senza per questo sminuire la grazia gratis data.

Nella risposta alla seconda obiezione, san Tommaso spiega: «Se la grazia gratis data potesse produrre negli altri quanto uno consegue con la grazia santificante, sarebbe da ritenersi superiore: come la luce del sole che illumina è più forte di quella di un corpo illuminato. Invece mediante la grazia gratis data uno non può causare negli altri quell’unione con Dio di cui egli gode mediante la grazia santificante, ma produce soltanto alcune disposizioni per tale unione» (ibidem). Quindi, si collocano su due piani diversi: la grazia santificante sul piano del fine; la grazia gratis data sul piano dei mezzi che predispongono al fine. E questa classificazione ci permette di comprendere da un lato la superiorità della grazia santificante, dall’altro la preziosità della grazia gratis data, ma nello stesso tempo la sua subordinazione. Anche perché, per la natura della grazia gratis data, chi ha questi doni, chi ha ricevuto questi doni, chi esercita questi doni, non ha in virtù di questi doni un aumento della grazia santificante. Cioè, non ha in virtù di questi doni un aumento della partecipazione alla vita divina; questo è un punto importantissimo. A volte noi corriamo un po’ dietro al sensazionale, per dire “questo fa i miracoli, per forza è più santo di quel poveretto che i miracoli non li fa”. Ma non è così, non è assolutamente così: ci si augura che chi ha anche il dono dei miracoli cresca nella grazia santificante e che quel dono, come tutti i doni che Dio elargisce, non vada invece a propria condanna. Ma di per sé la grazia gratis data non provoca un aumento nella grazia santificante, né in chi ha ricevuto questo dono né in quelli che sono i destinatari degli effetti del bene di questo dono che viene esercitato.

La prossima volta continuiamo con la quæstio 112 di questo piccolo, densissimo trattato sulla grazia della Somma Teologica.



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