La gloria della Natività in una poesia ritrovata di Tolkien
L'autore de Il Signore degli anelli aveva un profondo senso del Natale che riemerge nei versi composti nel 1936. Un canto di lode che celebra la venuta al mondo del Signore, risposta all'intensa domanda di significato emersa nei miti del mondo pre-cristiano.
La scorsa estate ha chiuso i battenti un’antica scuola cattolica inglese, la Our Lady’s di Abingdon, una località vicino a Oxford, nella Vale of White Horse, la Valle del Cavallo Bianco, resa famosa dal poema di Chesterton La Ballata del Cavallo Bianco.
L'11 agosto 2025 è stato annunciato che la scuola avrebbe chiuso con effetto immediato, a causa delle nuove normative, tra cui l'introduzione dell'IVA sulle tasse scolastiche, l'aumento dei contributi alla Sicurezza Sociale, la fine delle agevolazioni alle tasse aziendali per le scuole indipendenti e l'aumento dei costi operativi. Il Convento di Our Lady era stato fondato nel 1860 da suor Clare Moore, religiosa delle Suore della Misericordia, che aveva lavorato a stretto contatto con Florence Nightingale, colei che era stata la fondatrice della moderna professione infermieristica. La scuola venne fondata sei anni dopo iniziando a educare ragazzi e ragazze della zona.
Ora, mentre è in corso lo smantellamento dell’istituto, è stato ritrovato uno scritto originale di John Ronald Tolkien, l’autore de Il Signore degli Anelli. Si tratta di una poesia che Tolkien inviò alla scuola nel 1936, poi pubblicato sul loro periodico, Annual' of Our Lady's School, Abingdon, con il titolo Noel. Si tratta di un’opera straordinaria, un poema breve dove emerge quel “nobile spirito nordico” di cui Tolkien aveva parlato e di cui si fece cantore nelle sue produzioni epiche. Un’opera, tuttavia, profondamente cristiana.
Tolkien aveva un profondo senso del Natale. Fin dal 1920 aveva cominciato ad inviare ai propri bambini lettere firmate Babbo Natale. Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni e affrancate con francobolli delle Poste Polari, e contenenti narrazioni illustrate e poesie, esse continuarono ad arrivare in casa Tolkien per oltre trent’anni, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori. Vennero in seguito raccolte in un volume intitolato Le lettere di Babbo Natale. In originale Father Christmas’ letters. Il valente filologo aveva scelto il nome Father Christmas, espressione in cui è contenuta la parola Cristo. In seguito è entrato nell’uso comune – e non solo in Inghilterra – il nome di Santa Klaus, il Babbo Natale che oggi tutti conosciamo.
Per la poesia ritrovata, invece, il maestro di Oxford utilizzò il termine Noel, non solo un francesismo, ma una espressione più poetica e letteraria, spesso usato in canti e racconti natalizi.
La poesia rivela l’anima profonda di Tolkien, e la sua visione spirituale. Il mondo pre-cristiano, chiamato anche pagano, con i suoi miti, i suoi eroi, era un mondo che esprimeva una intensa domanda di significato. La risposta a questa domanda è l’Incarnazione, e la venuta nel mondo di Nostro Signore. Un avvenimento che la poesia di Tolkien celebra, unendo nel canto di lode anche Sua Madre, e si fa eco della Gloria della Natività.
Noel
Grim was the world and grey last night:
The moon and stars were fled,
The hall was dark without song or light,
The fires were fallen dead.
The wind in the trees was like to the sea,
And over the mountains’ teeth
It whistled bitter-cold and free,
As a sword leapt from its sheath.
The lord of snows upreared his head;
His mantle long and pale
Upon the bitter blast was spread
And hung o’er hill and dale.
The world was blind,
the boughs were bent,
All ways and paths were wild:
Then the veil of cloud apart was rent,
And here was born a Child.
The ancient dome of heaven sheer
Was pricked with distant light;
A star came shining white and clear
Alone above the night.
In the dale of dark in that hour of birth
One voice on a sudden sang:
Then all the bells in Heaven and Earth
Together at midnight rang.
Mary sang in this world below:
They heard her song arise
O’er mist and over mountain snow
To the walls of Paradise,
And the tongue of many bells was stirred
in Heaven’s towers to ring
When the voice of mortal maid was heard,
That was mother of Heaven’s King.
Glad is the world and fair this night
With stars about its head,
And the hall is filled with laughter and light,
And fires are burning red.
The bells of Paradise now ring
With bells of Christendom,
And Gloria, Gloria we will sing
That God on earth is come.
Natale
Cupo e grigio era il mondo, la notte trascorsa.
La luna e le stelle avevano celato il loro splendore,
La sala era buia, senza canto o luce,
I fuochi erano spenti, e solo il silenzio imperava.
Il vento, come un mesto lamento,
Soffiava tra gli alberi, e le montagne sembravano
Echeggiare il suo liso canto,
Come una spada sguainata, che fende l'aria.
Il signore delle nevi, con il suo manto bianco,
Alzò la testa, e il suo sguardo gelido
Si posò sulla terra, dove la notte
Aveva steso il suo velo di oscurità.
Il mondo era cieco, i rami erano piegati,
Tutte le strade e i sentieri erano selvaggi:
Poi il velo di nuvola si squarciò,
E qui nacque un Bambino.
La cupola antica del cielo puro
Fu trafitta da una luce distante;
Una stella brillò bianca e chiara
Sola sopra la notte.
Nella valle oscura, in quell'ora di nascita,
Una voce improvvisamente cantò:
Poi tutte le campane del Cielo e della Terra
Suonarono insieme a mezzanotte.
Maria cantò in questo mondo di sotto:
Sentirono la sua canzone alzarsi
Sopra la nebbia e la neve delle montagne
Fino alle mura del Paradiso,
E la lingua di molte campane fu mossa
Nelle torri del Cielo a suonare
Quando la voce della fanciulla mortale fu udita,
Che era madre del Re del Cielo.
Il mondo è felice e bello questa notte
Con le stelle intorno alla testa,
E la sala è piena di risate e luce,
E i fuochi ardono rossi.
Le campane del Paradiso ora suonano
Con le campane della Cristianità,
E Gloria, Gloria canteremo
Che Dio è venuto sulla terra.
(Traduzione di Paolo Gulisano)
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