"La Divina Misericordia sia il cuore della missione"
Il messaggio cristiano va presentato «in maniera serena e graduale». L'annuncio della misericordia sia il cuore della missione. Quale sostegno il Papa ha citato la Misericordina, il Rosario di S. Faustina Kowalska.
Nel week-end di Papa Francesco spicca, oltre all’Angelus della domenica 17 novembre 2013, il videomessaggio del 16 novembre ai partecipanti al pellegrinaggio al santuario messicano di Guadalupe organizzato dalla Pontificia Commissione per l’America Latina. Il messaggio riassume i temi centrali del Magistero di Francesco, e insiste su una «missionarietà generalizzata» che deve caratterizzare la vita cristiana: «l’uscita missionaria, più che un’attività tra altre è un paradigma». Ancora una volta il Papa ha ribadito che «è vitale per la Chiesa non chiudersi, non sentirsi già soddisfatta e sicura con quel che ha raggiunto. Se succede questo, la Chiesa si ammala, si ammala di abbondanza immaginaria, di abbondanza superflua, in certo modo “fa indigestione” e si debilita. Bisogna uscire dalla propria comunità e avere l’audacia di arrivare alle periferie esistenziali che hanno bisogno di sentire la vicinanza di Dio».
Secondo punto: il primo annuncio non può che essere positivo, e trasmettere «la gioia di essersi incontrati con Cristo. Non si tratta di andare come chi impone un nuovo obbligo, come chi si limita al rimprovero o al lamento dinanzi a quel che si considera imperfetto o insufficiente. Il compito evangelizzatore esige molta pazienza, molta pazienza; cura il grano e non perde la pace per la presenza della zizzania». Certo, il messaggio cristiano va presentato tutto, ma «in maniera serena e graduale, con il profumo del Vangelo, come faceva il Signore», partendo da quello che oggi può commuovere e scuotere anche i lontani: «la bellezza dell’amore di Dio» e l’annuncio della misericordia.
Sul tema della misericordia il Papa è tornato nell’Angelus del 17 novembre, quando ha proposto una «medicina speciale per concretizzare i frutti dell’Anno della Fede, che volge al termine». È «una “medicina spirituale” chiamata “Misericordina”. Una scatolina di 59 granelli intracordiali», cioè «una corona del Rosario, con la quale si può pregare anche la “coroncina della Misericordia”, aiuto spirituale per la nostra anima». Presentata in una scatola che ricorda quella delle medicine, la «Misericordina» – che viene dalla Polonia – è stata subito distribuita in Piazza San Pietro da volontari e fa riferimento alla «coroncina della Divina Misericordia», una forma di preghiera che deriva da una rivelazione del 1935 di Gesù a santa Faustina Kowalska (1905-1938). La devozione a questa suora polacca canonizzata nel 2000 è un filo rosso che unisce il beato Giovanni Paolo II (1920-2005), Benedetto XVI e Papa Francesco.
Terzo spunto del messaggio ai pellegrini di Guadalupe: la missione non è qualcosa che ciascuno s’inventa come vuole, in ogni diocesi la guida «il Vescovo e lo fa come il pastore che conosce per nome le sue pecore», in nome della Chiesa. Ma il vescovo dal canto suo non può limitarsi a gestire «meccanismi organizzativi» e un’astratta «pastorale distante dalla gente»: deve «discernere, senza spegnerlo, il soffio dello Spirito Santo che viene da dove vuole, per il bene della Chiesa e la sua missione nel mondo».
Quarto: anche i sacerdoti devono guardarsi dalla «tentazione del clericalismo, che tanto danno fa alla Chiesa» perché «implica un atteggiamento autoreferenziale» e invade il ruolo proprio del laicato. I preti hanno bisogno – ha detto il Papa – di «una formazione seria, bene organizzata. Ed io mi chiedo se abbiamo la capacità autocritica sufficiente per valutare i risultati di seminari molto piccoli, con carenza di personale formativo sufficiente».
Quinto: la richiesta accorata, dove c’è forse un accenno ai recenti scandali relativi ai Camilliani, «ai consacrati ed alle consacrate di essere fedeli al carisma ricevuto, che nel loro servizio alla Santa Madre Chiesa gerarchica, non lascino svanire quella grazia che lo Spirito Santo diede ai loro fondatori e che devono trasmettere in tutta la sua integrità».
Tutto il messaggio ha sullo sfondo la centralità di Gesù Cristo, unico Signore e Salvatore, ripresa anche nell’Angelus della domenica. «Anche oggi, infatti – ha detto il Pontefice – ci sono falsi “salvatori”, che tentano di sostituirsi a Gesù: leader di questo mondo, santoni, anche stregoni, personaggi che vogliono attirare a sé le menti e i cuori, specialmente dei giovani. Gesù ci mette in guardia: “Non andate dietro a loro!”». Dal Vangelo della domenica si ricavava il vero messaggio cristiano sui tempi ultimi, da non confondere con le «false visioni apocalittiche» oggi tanto diffuse.
In questo Vangelo «Gesù preannuncia prove dolorose e persecuzioni che i suoi discepoli dovranno patire, a causa sua». Spiritualmente, ha detto Papa Francesco, «e avversità che incontriamo per la nostra fede e la nostra adesione al Vangelo sono occasioni di testimonianza; non devono allontanarci dal Signore, ma spingerci ad abbandonarci ancora di più a Lui, alla forza del suo Spirito e della sua grazia».
Ma il Vangelo è stata anche occasione per chiedere a tutti – non è la prima volta – di pensare più spesso a «tanti fratelli e sorelle cristiani, che soffrono persecuzioni a causa della loro fede. Ce ne sono tanti. Forse molti di più dei primi secoli. Gesù è con loro. Anche noi siamo uniti a loro con la nostra preghiera e il nostro affetto. Anche abbiamo ammirazione per il loro coraggio e la loro testimonianza. Sono i nostri fratelli e sorelle, che in tante parti del mondo soffrono a causa dell’essere fedeli a Gesù Cristo. Li salutiamo di cuore e con affetto».
Il Signore ci richiama, ha concluso il Papa, «alla speranza e alla pazienza, al saper aspettare i frutti sicuri della salvezza, confidando nel senso profondo della vita e della storia: le prove e le difficoltà fanno parte di un disegno più grande; il Signore, padrone della storia, conduce tutto al suo compimento. Nonostante i disordini e le sciagure che turbano il mondo, il disegno di bontà e di misericordia di Dio si compirà!».