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Islam sciita

La difficile condizione dei cristiani in Iran

Il rapporto 2023 della Commissione Usa sulla libertà religiosa evidenzia un netto peggioramento della situazione delle minoranze religiose

 

In Iran il regime sciita degli ayatollah sta intensificando la persecuzione delle minoranze religiose. Nel 2022 molte persone sono state arrestate, hanno subito abusi e violazioni dei loro diritti a causa del loro credo religioso, inclusi diversi cristiani. Risultano tuttora in carcere 167 esponenti delle minoranze religiose. Sempre più difficile è diventata in particolare la situazione dei musulmani convertiti al Cristianesimo che subiscono minacce per indurli ad abiurare e riconvertirsi all’Islam. Si ha notizia inoltre del fatto che dei capi delle Chiese armena e caldea abbiano subito forti pressioni affinché pubblicassero dichiarazioni di sostegno al governo, oggetto di estese proteste popolari, duramente represse, scatenate dalla morte della giovane curda Mahsa Amini, deceduta lo scorso settembre mentre era in custodia della polizia morale che l’aveva arrestata perche non indossava il velo  correttamente. A denunciare una crescente mancanza di libertà religiosa nel paese è il rapporto 2023 della Commissione Usa sulla libertà religiosa nel mondo che pertanto colloca l’Iran nell’elenco dei paesi, 17 in tutto, ai quali si richiede di dedicare speciale attenzione in considerazione delle “violazioni sistematiche, eclatanti e in corso della libertà religiosa”. Il rapporto conferma l’allarme lanciato dall’associazione Open Doors che nel suo elenco 2023 dei 50 stati in cui è più pericoloso e difficile essere Cristiani colloca l’Iran all’8° posto, dopo il Pakistan e prima dell’Afghanistan, tra i paesi in cui la persecuzione è classificata come “estrema”. Secondo Open Doors, i cristiani in Iran possono essere privati del diritto di andare a scuola e licenziati senza giusta causa. I musulmani che si convertono al Cristianesimo possono praticare la nuova fede solo di nascosto e frequentare chiese domestiche. Rischiano di essere arrestati con l’accusa di aver commesso “crimini contro la sicurezza nazionale”.