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IMMIGRAZIONE

La crisi migratoria "distruggerà New York". Anche i Dem si ribellano

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Il sindaco Eric Adams lancia l'allarme: New York non ha più risorse per accogliere immigrati. Dopo che stanno arrivando a decine di migliaia dagli Stati del Sud, arrivati a loro volta al collasso, è crisi conclamata. Ma adesso si è aperto il conflitto fra Adams e l'amministrazione Biden finora sua alleata.

Esteri 19_09_2023
New York, immigrati in fila al Roosevelt Hotel

La crisi migratoria «distruggerà New York». A dichiararlo non è Donald Trump, ma il sindaco democratico afroamericano della Grande Mela, Eric Adams. L’ex gangster (a quattordici anni affiliato ai 7-Crowns, lavora agli ordini di un boss locale e viene arrestato per furto) diventato poliziotto, la cui confusa carriera politica lo ha portato dal Partito Repubblicano fino ai Democratici - dopo essere stato vicino ai Nation of islam (setta islamica militante che sostiene la teoria dell’afroislamismo) prima di succedere a Bill de Blasio come sindaco di New York nel 2022, ha creato un certo clamore con le sue prese di posizione sull’immigrazione incontrollata. 

«Mai nella mia vita ho dovuto affrontare un problema di cui non vedo la fine», ha dichiarato durante una riunione di municipio nell’Upper West Side, pochi giorni fa. A febbraio scorso, si faceva riprendere mentre, in pieno stato di emergenza dato dalla crisi, dormiva in uno dei centri di accoglienza della città, come risposta alle critiche sulla gestione poco acuta degli immigrati. Adesso la realtà si è imposta su qualsiasi azione a favore di telecamera e il grido di aiuto, più che di allarme, arriva direttamente alla scrivania di Biden. 

In un anno e mezzo, nella megalopoli statunitense di 8,5 milioni di abitanti sono arrivati più di 110mila immigrati. E si prevede un buco nel bilancio comunale di oltre 12 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. I costi, infatti, sono insostenibili per il sindaco. La città spende 383 dollari al giorno per ogni famiglia. Con 57mila persone affidate alle cure, la spesa quotidiana ammonta ad oltre 9 milioni di dollari, mentre quella mensile tocca quota 300 milioni. «Se non riceveremo un supporto adeguato da parte del governo, quest’anno l’immigrazione ci costerà 4.7 miliardi. Una cifra che continuerà ad aumentare negli anni», puntualizza il Dem.

New York è la destinazione ideale. Gli immigrati possono beneficiare di tutti i servizi di accoglienza di una città-santuario, come si vantava fino a pochi mesi fa il sindaco. La città, e lo Stato di New York, hanno una legislazione unica negli Stati Uniti riguardo tutti coloro che non hanno una fissa dimora. La legge venne chiamata, “Diritto al riparo”, risalente a un decreto del 1981, impone alla città di “fornire vitto e alloggio a qualsiasi senzatetto che ne faccia richiesta”. La legislazione, ovviamente, non è stata pensata per far fronte al massiccio afflusso di immigrati che occupano le strade proprio della città che non dorme mai. Ma, oggi, tutti coloro che, senza un soldo, arrivano in autobus possono chiedere di essere ospitati e nutriti per un periodo di tempo, senza alcuna condizione di reddito o nazionalità. «Dobbiamo nutrirli, vestirli, dare loro una casa, istruire i bambini, lavare le loro lenzuola, dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno», ha detto Adams. «La compassione dei newyorkesi può essere illimitata, ma le nostre risorse non lo sono».

Lo stato dell’attuale flusso migratorio oltreoceano sta, quindi, mettendo alla prova le capacità di accoglienza della città. Eric Adams, dopo diverse lamentele masticate tra i denti a lungo, ha lanciato il primo vero, forte, allarme all’inizio dell’estate: «New York non ha più spazio e la situazione non migliorerà». Per poi bussare allo studio ovale con un’affermazione su cui la stampa statunitense non ha glissato e che ha mandato i Repubblicani in solluchero. «Dobbiamo controllare i nostri confini, [...] e dichiarare lo stato di emergenza per finanziare in modo significativo questa crisi nazionale».

Lo scorso maggio, Adams spediva gli immigrati nelle contee vicine di Rockland e Orange, con la quali la tensione è alle stelle. E con un’ordinanza revocava, di fatto, l’obbligo dell’amministrazione cittadina di trovare, per ogni richiedente asilo una sistemazione privata. Il sindaco ha difeso la decisione, sottolineando che la città si è presa cura di oltre 65mila richiedenti asilo solo dall’inizio del 2023 e non può fare altrimenti. Da diverse settimane sui social network circolano in modo virale le immagini degli immigrati abbandonati a se stessi per le strade della città. Si vedono decine di persone ammassate sui marciapiede, distese su scatoloni, nascoste in accampamenti improvvisati o in coda davanti al Roosevelt Hotel, principale centro di accoglienza della città, nel cuore di Manhattan, a due passi dalla sede della banca JP Morgan.

“Non abbiamo più spazio”, così ha fatto scrivere Adams, quest’estate, sul volantino distribuito al confine meridionale degli Stati Uniti e destinato agli immigrati intenzionati a varcare la frontiera. Non c’è garanzia che riceveranno aiuto se arriveranno fin lassù, li avverte Adams, sostenendo che la città non è in grado di gestire altri ingressi. “Per favore, scegliete un altro posto”, continua il depliant, argomentando che il costo del cibo e dei trasporti a New York è alto e che la città non può offrire alloggi e servizi sociali ai nuovi arrivati.

Con la decadenza alla mezzanotte dell’11 maggio del Titolo 42- la norma di legge voluta dall’amministrazione Trump che consente alle autorità di frontiera di effettuare più rapidamente i respingimenti -, dopo tre anni dalla sua introduzione, i governatori di diversi Stati del sud hanno inviato migliaia di immigrati nelle principali città democratiche della costa orientale degli Stati Uniti: New York, Washington e talvolta Chicago. È il caso in particolare di Greg Abbott, governatore repubblicano del Texas, Stato particolarmente esposto all’immigrazione clandestina proveniente dal Sud America.  Abbott, per rispondere al caos ammesso dallo stesso Biden, ha fatto trasportare gli immigrati arrivati in massa in autobus per trasferirli negli Stati democratici. La vigilia di Natale - quindi anche prima che decadesse il Titolo 42 - , due di questi autobus hanno addirittura lasciato i passeggeri davanti casa del vicepresidente Kamala Harris, a Washington. «Il vicepresidente Harris afferma che il nostro confine è ‘sicuro’ e nega che ci sia una crisi. Stiamo mandando immigrati nel suo cortile per sollecitare l’amministrazione Biden a fare il suo lavoro e a proteggere il confine», ha dichiarato il governatore del Texas.

E quest’estate, le autorità hanno arrestato un numero record di clandestini che cercavano di attraversare la frontiera dal Messico: 91mila solo nel mese di agosto, secondo dati ottenuti dal Washington Post. La polizia di frontiera stima che gli attraversamenti sono aumentati di oltre il 30% negli ultimi mesi.

La forte presa di posizione del sindaco di New York pone, però, un serio problema politico per Biden. Non solo la sua agenda sull’immigrazione dimostra di essere indiscutibilmente sempre più caotica e ingestibile, ma il fuoco in casa Dem, da una roccaforte liberal, è davvero deleterio a pochi mesi dall’inizio della campagna elettorale. Le dichiarazioni di Adams finora, infatti, hanno avuto il solo effetto di allontanarlo da Joe Biden. I due erano in sodalizio da tempo. Quando Eric Adams si candidò alle elezioni municipali, lo fece affermando di essere “il Biden di Brooklyn”. Il presidente americano lo ha ricevuto in pompa magna alla Casa Bianca durante la sua campagna per la carica di sindaco di New York. E durante le visite molto politiche di Joe Biden nella città più popolosa del Paese l’amicizia ha dato modo di essere manifesta ai più. Secondo Politico, Eric Adams figurava addirittura in una lista di consiglieri speciali che avrebbero dovuto aiutare il presidente a prepararsi per la sua campagna di rielezione nel 2024. Dopo i ripetuti attacchi alla scarsa politica migratoria della Casa Bianca, è stato rimosso. 

Starà forse emergendo il suo passato da poliziotto di strada nei quartieri difficili della città. Sta di fatto che in un partito dove la battaglia sul taglio dei fondi alla polizia resta un pallino per tanti, c’è sempre meno spazio per le imposizioni della realtà.